Il 26 giugno protesta sotto la Regione Lazio, per una sanità pubblica, gratuita, universale e umanizzata. La dedica di Zerocalcare
di Marina Zenobio
Il caos regna sovrano negli ambulatori delle Asl e degli ospedale del Lazio, ma non solo del Lazio. Ora si può avere accesso ai servizi solo con la dichiarazione d’urgenza sulla ricetta, e neanche così è scontato avere un appuntamento. I più fortunati sono costretti a fare spesso decine di chilometri per un esame clinico o una visita, gli altri se possono si rivolgono alla libera professione interna ad Asl e ospedali, la cosiddetta “intramoenia” o direttamente ad un medico privato.
Poi ci sono quelli che avevano preso appuntamento prima della pandemia e si sono visti rinviare a data da destinarsi ogni servizio, quelli che aspettano e sperano in una telefonata che chissà quando arriverà. Il Coordinamento Cittadino Sanità di Roma ha denunciato che sono oltre 600 mila le prestazioni e le visite “inevase” durante l’emergenza Covid 19.
La mercificazione della salute non è mai stata così evidente, e la pandemia non ha fatto altro che scoperchiare quel vaso di Pandora. Da quando gli squali, comitati d’affari della “imprenditoria sanitaria” hanno capito che la salute può essere fonte di profitto i malati sono diventati carne da macello un tanto al chilo. E se una patologia diventa fonte di profitto anche la prevenzione viene messa in discussione.
Le Unità Sanitarie Locale sono diventate Aziende Sanitarie Locali e, va ripetuto, Aziende che hanno portato all’esternalizzazione dei servizi, infermieri e operatori socio sanitari impiegati in ospedali pubblici ma al servizio di una cooperativa che non hanno gli stessi diritti dei loro colleghi lavoratori dipendenti. Persino il personale della servizio ARES 118 – quello della ambulanze che abbiamo visto correre e soccorre durante i giorni più bui del Covid 19, sfruttati, malpagati e ricattati – sono in buona parte esternalizzati, e la metà delle ambulanze che dovrebbero essere pubbliche sono in convenzione con privati.
Tanti validi motivi, e non sono i soli, che hanno portato una nutrita realtà di organizzazioni sociali e politiche romane e laziali ad organizzare una manifestazione di protesta per VENERDI’ 26 GIUGNO ore 15 sotto i palazzi della Regione Lazio, in Piazza Oderico da Pordenone.
Chi organizza:
Coordinamento Cittadino Sanità,
Movimento per i diritti all’abitare,
Casale Alba 2,
Coordinamento lavoratrici e lavoratori Spallanzani,
Coordinamento lavoratrici e lavoratori Policlinico,
Comitato di lotta Quadraro,
Centro sociale Ipò Marino,
Comitato contro l’inceneritore di Albano,
Coordinamento delle donne e libere soggettività dei consultori di Roma e Lazio,
Frazione Anticapitalista,
Comitato di difesa della Costituzione XII municipio,
Casa del popolo “G. Tanas”,
Reti di pace,
Attac Roma,
Lavoratrici e lavoratori appalti Pertini.
(mail di riferimento: coordinamentocittadinosanità@gmail.com)
Organizzazione, realtà sociali e politiche che d’impronta sembrerebbero non tutte avere come “mission” la difesa della salute. Ma stiamo parlando di un diritto che riguarda ogni aspetto della persona e della società. Pensiamo alle tante famiglie che vivono nelle occupazioni e che, in base al nefasto art. 5 del cosiddetto decreto Renzi-Lupi, non hanno diritto alla residenza di conseguenza non hanno diritto al medico di base. Pensiamo all’attacco ai consultori che i comitati d’affari sulla salute vorrebbero tutti chiusi perché, quale servizio completamente gratuito, non dà profitto.
Il diritto alla salute – una sanità pubblica, gratuita, universale e umanizzata -, marcia di pari passo col diritto di avere una casa, quartieri con servizi adeguati, scuole che non crollino sotto il peso dell’inerzia e dell’abbandono. Ed ultimo, ma non ultimo, i diritti di quanti lavorano nel settore, medici, infermieri, Oss, coloro che fanno le pulizie. Durante la pandemia, a ragione, sono stati definiti eroi, angeli in corsia, ma non è di questo che abbiamo bisogno perché in ospedale è meglio non arrivarci.
“Non abbiamo bisogno di eroi – scrive il Coordinamento cittadino Sanità di Roma -, abbiamo bisogno di più personale, qualificato addestrato e a tempo indeterminato. Quello che vogliamo è di non dover sacrificare la salute per un salario di merda o perché ci manca casa. La medicina che ci serve deve curare le persone sul territorio, ma se non vogliamo ammalarci anche noi dobbiamo prenderci cura del territorio”.
L’opera di Zerocalcare dedicata a chi lotta per una sanità pubblica