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Atene, Alba dorata è un’organizzazione criminale

Processo Alba dorata. Un ergastolo per l’omicidio di KillaP, la polizia carica antifascisti. Un libro di Deliolanes per capire i fili neri tra fascisti greci, Nato e Italia

«Ce l’hai fatta, ce l’hai fatta, ce l’hai fatta figlio mio…figlio mio». Magda Fyssas esce in lacrime dal tribunale di Atene: gli assassini di suo figlio Pavlos, rapper antifascista (in arte KillaP) ucciso nel 2013, sono stati riconosciuti: sono nazisti e criminali come ogni altro membro e capo di Alba dorata.

Il fondatore e leader di Alba Dorata, Nikolaos Michaloliakos, «è a capo di una organizzazione criminale», ha dichiarato dunque il Tribunale di Atene al processo che, per ora, ha condannato un membro del partito neonazista greco per l’omicidio di un rapper antifascista avvenuto nel 2013. Michaloliakos, 62 anni, negazionista della Shoah e ammiratore del nazionalsocialismo, è stato condannato con l’accusa di essere alla guida di una «organizzazione criminale». Alla lettura della sentenza, il pubblico in aula è esploso in applausi e urla di gioia, mentre all’esterno dell’edificio la polizia, profondamente infiltrata nel tempo da elementi fascisti, attaccava migliaia di manifestanti antifascisti con gas lacrimogeni e un cannone ad acqua. Oltre 15.000 persone, secondo le stime delle autorità, ma in realtà almeno centomila (e tantissime erano in piazza anche a Patrasso e Salonicco), hanno preso parte alla manifestazione. Michaloliakos è solo uno dei 68 imputati nel lungo processo – ignorato quasi dalle tv provate dell’oligarchia – al partito neonazista coinvolto in un omicidio e due tentativi di omicidio. Un altro membro del partito, Yorgos Roupakias, è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio del rapper ed attivista di sinistra Pavlos Fyssas, avvenuto nel 2013 poco lontano da Atene, alla presenza di 8 agenti di polizia del DIAS, che di fatto hanno facilitato gli autori e hanno arrestato gli amici della vittima. Alla lettura della sentenza la folla dentro e fuori dal Palazzo di Giustizia di Atene ha esultato. Fyssas, 34 anni, era stato ucciso a coltellate nella notte del 18 settembre 2013 davanti a un bar nel suo quartiere, Keratsini, alla periferia ovest di Atene. L’assassino, che ha ammesso l’omicidio, rischia l’ergastolo. Il processo è durato cinque anni e mezzo: tanto ci è voluto per giungere a un verdetto. Nelle scorse settimane c’è stata una forte mobilitazione in tutta la Grecia perché si arrivasse a una sentenza di condanna che riguardasse l’intero movimento.

[foto tratte da Atene Calling]

Tuttavia, il processo ha rivelato una tolleranza della polizia nei confronti di Alba Dorata se proprio la pubblica accusa ha avuto cura di “spazzare via” le responsabilità della polizia sposando le tesi della difesa: anche i dirigenti che hanno svolto un ruolo chiave non sono mai stati perseguiti, ad esempio nei due più importanti Dipartimenti di Polizia. La procura è stata timida anche nell’evidenziare le connessioni tra i criminali neonazi e il padronato, costruttori e armatori, soprattutto. Tuttavia, sono emerse prove sulla questione dell’attacco al sindacato PAME, dove il movente non era solo ideologico ma aveva anche a che fare con un servizio fornito da Alba dorata ai datori di lavoro e agli appaltatori della zona.

Magda Fyssas abbraccia i compagni e gli amici di suo figlio e tutti i suoi figli #ΚillahP

Era la fine del 2014 quando venne chiesto il rinvio a giudizio per l’intero gruppo parlamentare di Alba Dorata (presente e passato). Nikos Michaloliakos, duce del partito, in carcere dal settembre ‘14 con altri 8 deputati, è accusato di appartenere ad un’organizzazione criminale dedita alle estorsioni, ai tentati omicidi a sfondo razziale e ad un tentativo di colpo di Stato. La retata di nazi eccellenti avvenne all’indomani dell’omicidio di Pavlos Fyssas. Tra loro anche il numero due dei servizi segreti greci accusato di fare da sponda ad Alba Dorata. Come ogni sigla fascistoide, dai tempi del sansepolcrismo italiano, Alba dorata è un’organizzazione criminale, con finanziamenti occulti da parte dei padroni, travestita da partito politico, visto che i quadri dirigenti dell’organizzazione criminale coincidono con l’organigramma del partito esplicitamente nazista. Oltre ai 18 deputati, alcuni dei quali agli arresti dal settembre 2013, sono accusate altre 49 persone. 66 saranno processati dal Tribunale di Appello a composizione collegiale e una parlamentare, Nikitopoulou, dal Tribunale per i Minori. Ma in tutto sono 70 accusati: 67 per la loro appartenenza a un’organizzazione criminale e per altri reati e tre per atti di minor gravità. Tra loro anche alcuni poliziotti e questo spiega anche il contegno violentissimo degli agenti a guardia del tribunale alla lettura della sentenza.

E’ la prima volta che in uno Stato dell’Unione Europea si chiede un processo per un intero partito presente in un Parlamento.

la madre e il padre di Sehzad Luqman, assassinato da Alba Dorata mentre andava in bici a lavorare

Intanto, la repressione ha continuato nel tempo a scatenarsi contro i movimenti e la sinistra. Già nel 2014 il sindaco di Keratsini, Christos Vrettakos ha parlato di «fascisti in divisa» scatenati durante un corteo nell’anniversario dell’omicidio di Pavlos: «trenta agenti in borghese vestiti di nero hanno provocato danneggiamenti e hanno picchiato manifestanti. All’inizio i poliziotti li guardavano e, appena il corteo ha reagito, i MAT hanno attaccato la manifestazione».

Anche nell’omicidio di Pavlos, il ruolo della polizia quantomeno opaco se non complice. La prima versione ufficiale fece balenare la tesi di una lite da bar dove si trovava con la sua compagna e altri due amici dopo la partita di Champions League tra Olympiakos e Paris Saint Germain. Quando Fyssas ha lasciato il bar sarebbe stato aggredito da un gruppo di 15 persone: avrebbe cercato di scappare, ma mentre correva un’auto gli avrebbe bloccato la strada; chi guidava sarebbe sceso e avrebbe accoltellato Fyssas tre volte al petto. Secondo i testimoni gli aggressori erano militanti di estrema destra e appartenevano al partito Alba Dorata, vestiti con felpe nere e pantaloni mimetici. Pavlos, portato in ospedale, è morto poco dopo. Prima di perdere conoscenza avrebbe però detto alla polizia il nome del suo principale aggressore, che avrebbe riconosciuto, un sostenitore di Alba Dorata e che ha confessato il crimine. Ma Petros Constantinou, portavoce di ANTARSYA, la coalizione della sinistra radicale di cui Pavols era militante, ha dato una versione differente dei fatti: non c’era stata alcuna lite ma un gruppo di antifascisti è stato attaccato per motivi politici da circa 40 membri di Alba Dorata davanti al bar. Constantinou ha detto anche che l’aggressione è avvenuta in presenza della polizia. Durante la notte circa 200 militanti di sinistra si sono radunati sul luogo dove è avvenuto l’omicidio e ci sono state riunioni anche nel centro di Atene e di Salonicco. Era un periodo molto teso in Grecia: quel giorno era il terzo giorno di scioperi e manifestazioni dei dipendenti del settore pubblico contro i tagli decisi dal governo.

Fino all’irruzione sulla vita dei greci delle politiche di austerità, imposte dalla Troika, Alba Dorata era una piccola organizzazione nazional-socialista con alcune centinaia di membri e con una percentuale dello 0,2% alle elezioni. Il 17 giugno 2012 la Grecia scopre che è il quinto partito del paese con il 6,97% dei voti, ed entra in Parlamento con 18 deputati su 300. Squadracce travestite da “cittadini indignati”, prima e dopo le elezioni si sono distinte per violenze contro lavoratori in sciopero, militanti della sinistra e, dalla fine del 2000 si resero protagoniste anche dei primi pogrom contro i migranti. L’organizzazione gode del sostegno di settori del mondo imprenditoriale e di una fortissima presenza all’interno della polizia, come ha documentato in Alba Dorata. La Grecia nazista minaccia l’Europa pubblicato in Italia nel 2014 da Fandango, Dimitri Deliolanes.

Coloro che tacciono sono dei fascisti “asintomatici”

E gli arresti non hanno impedito per un lungo periodo l’ascesa di Alba dorata – fino al terzo posto tra i partiti ellenici – anche se ora è in caduta libera, sparita dal parlamento greco (e i due europarlamentari si sono autonomizzati e uno di loro ha aderito al gruppo di cui fa parte Fiore e Forza Nuova) grazie anche all’emorragia di voto utile per Nuova democrazia, il partito della destra storica che ha compiuto nei confronti dei nazi una vera e propria “operazione simpatia”, e scavalcata nella gara alla destra estrema da Soluzione greca, partito neo-fascista e filo-Putin al 3,7%.

«Coloro che tacciono sono dei fascisti “asintomatici”», si legge in un cartello per le strade di Atene mentre sfila imponente il corteo antifascista. In Grecia potrebbe essere un’occasione storica per ripulire il panorama politico da ogni tipo di fascista, così si augurano i movimenti antifascisti più lucidi e radicali. Ma non sarà una passeggiata: in Italia potrebbe essere utilissima la lettura di un recente volume di Deliolanes, già corrispondente a Roma per la tv pubblica greca, pubblicato da Fandango. Si intitola Colonnelli. Il regime militare greco e la strategia del terrore in Italia ma il titolo – italianizzato perché è uscito a ridosso del cinquantennale di Piazza Fontana – non tragga in inganno, si tratta di una storia in profondità del fascismo in Grecia capace di individuare le radici di Alba dorata ma, soprattutto, i legami dei vari gruppi fascisti con il padronato, la Nato, le forze armate e la polizia greca. Assalti squadristici, brogli elettorali, assassini politici e stragismo sono nel dna di qualsiasi formazione nazifascista e in Grecia più che mai. Un passato che si riverbera non solo sulla persistenza di squadristi nel torbido mondo delle divise ma anche nel ruolo degli Usa e della Nato nella regione, nelle tensioni ancora fortissime con la Turchia, nell’uso del nazionalismo e del terrorismo contro le rivendicazioni sociali. Per avere un’idea del legame tra nazifascisti e istituzioni basti pensare che i gruppi di provocatori, infiltrati e le società più o meno segrete all’interno dei corpi di sicurezza e di intelligence vengono definite “fascisti parastatali” fin dagli anni 50 e 60, ancora prima del colpo di Stato dei Colonnelli. Deliolanes spiega con dovizia di particolari e di fonti questa storia e i fili neri che legano le pratiche e gli uomini in nero di Atene alle stagioni più oscure della storia italiana, quelle della strategia della tensione e dello squadrismo fascista degli anni 70. Le barbe finte di Atene (il KYP che era stato formato e addestrato dalla CIA mentre questa educava anche il SIFAR italiano) dovettero spiegare agli Usa che i “parastatali” erano «la principale garanzia per la permanenza del paese nel blocco occidentale».

Anche allora l’area estremista era «dominata da personaggi di scarsissimo spessore culturale, bassissima moralità e nessuna autonomia politica. Un’ammucchiata di criminali di guerra, avanzi di galera e fanatici picchiatori», racconta Deliolanes, assetati di fondi governativi, padronali e americani. Alba dorata si iscrive a pieno titolo in questa storia ingloriosa dei fascisti greci ed europei con la variante che le politiche di austerità, gestite anche ad Atene, in modo bipartizan, ne hanno gonfiato il bottino elettorale e le velleità. Entrambi i volumi di Deliolanes sono utili per prevedere come la Grecia governata dalla destra riuscirà a digerire anche questa sentenza se un movimento di massa, organizzato e finalmente capace di non delegare la propria salvezza a un qualsiasi Tsipras, non spazzerà via i fascisti e chi li paga.

 

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