Il sistema presidenziale statunitense è stato fondato ai tempi della schiavitù, nel XVIII secolo; si basa sul suffragio indiretto, aggirato poi in tutti i modi possibili, incancrenito da fiumi di denaro… Tutto questo, naturalmente, non conta: per tutti i media è bastato che alcuni pericolosi apprendisti fascisti prendessero d’assalto il Campidoglio perché gli Stati Uniti tornassero magicamente ad essere “la grande democrazia per eccellenza“.
Vertiginose disuguaglianze sociali, razzismo strutturale, sessismo violento, mancanza di sicurezza sociale, fanatiche sette religiose, gruppi armati nazisti e suprematisti, repressione dei migranti, attacchi omofobi e… sostegno imperialista ai dittatori di tutto il mondo… Improvvisamente, Trump è designato come la causa principale, se non addirittura l’unica, di tutti questi mali. Eppure, tutto questo non è cominciato ieri. Basterebbe ricordare, solo a titolo esemplificativo, che è stato Clinton a iniziare la costruzione del Muro sul confine messicano…
Più grande è, meglio è…
Dopo l’assalto fascista al Campidoglio, i leader politici e i media mainstream hanno cominciato a ripetere, in modo quasi generalizzato, lo stesso ritornello moralizzatore: “La polarizzazione e la radicalizzazione fanno il gioco degli ‘estremisti’ che mettono in pericolo la Democrazia; uniamoci per difenderla, mettiamo da parte i nostri disaccordi, amiamoci gli con gli altri…”
Tradotto in termini politici e sociali, tutto ciò significa: “Lavorate bene, accettate con pazienza i sacrifici e le ingiustizie con, obbedite alla polizia e rispettate i vostri governi“. Altrimenti, i malvagi estremisti (“di destra o di sinistra“, ha aggiunto per inciso qualcuno) metteranno in pericolo le sacre Istituzioni della Democrazia“.
Per mettere le cose ulteriormente in chiaro, alcuni osservatori hanno osato accomunare le bande fasciste lanciate da Trump per attaccare il Campidoglio e il movimento francese dei Gilets Jaunes lanciato da una base sociale decisa a combattere la politica di austerità e securitaria del presidente francese Emmanuel Macron! L’amalgama, più grande è, meglio è…
Da una bugia all’altra
Sebbene sia più sottile e pretenda di ispirarsi ai “valori democratici”, questo discorso dominante non è, in fin dei conti, meno ingannevole di quello di Trump. Si limita semplicemente a sostituire le “verità alternative” con il pensiero unico (la Verità rivelata dagli “opinionisti“) e i discorsi fondati sull’odio con dichiarazioni d’amore e di armonia sociale (che trasudano ipocrisia).
La minaccia di un tentativo di colpo di stato trumpista era evidente da mesi. Perché i politici e i loro media non ci hanno messi in guardia? Come avrebbero reagito se Trump fosse riuscito ad utilizzare la Corte Suprema degli Stati Uniti per ribaltare il risultato del voto – come chiaramente intendeva fare? Molto probabilmente si sarebbero limitati a un commento di disapprovazione, pur sottolineando le stranezze del sistema americano… In nessun caso avrebbero concorso a seminare dubbi sulla “più grande democrazia del mondo“!
Il rivelatore assalto fascista
Allora perché tutto questo trambusto adesso? Perché quello che è successo al Campidoglio sta cambiando l’opinione pubblica. Improvvisamente, masse di persone constatano con preoccupazione che la disoccupazione massiccia, la disuguaglianza, le leggi del mercato, la guerra di tutti contro tutti e il suprematismo imperialista stanno facendo rinascere la barbarie fascista e razzista, proprio come negli anni Trenta. Notano anche che, come negli anni Trenta, i tentativi di aprire la strada del potere a questa barbarie non vengono solo dal basso (dagli “QAnon” e da altri “Proud Boys”) ma spesso dall’alto, a volte anche dall’alto di quegli Stati che vengono qualificati come “democratici”. È necessario ricordare che fu il re Vittorio Emanuele III a spianare la strada a Mussolini in Italia? O che Leopoldo III e Hendrik De Man, qui dan noi, hanno favorito l’”Ordre Nouveau”?
Quello che è successo il 6 gennaio a Washington funziona come un rivelatore. Lo choc nazionale e internazionale è enorme, paragonabile a quello dell’11 settembre, a un altro livello. Per questo i leader politici del capitalismo e i loro media si stanno affrettando. Per cosa? Per porre fine alla disoccupazione di massa, alle disuguaglianze, alle leggi del mercato, alla guerra di tutti contro tutti, al suprematismo imperialista? No, al contrario: si affrettano a salvare le loro politiche ingiuste, a salvare le istituzioni attraverso le quali attuano queste politiche, e a salvare quell’ideologia ipocrita che fa apparire queste istituzioni come difensori democratici dell’”interesse generale”, mentre esse in realtà sono al servizio degli interessi particolari dei potenti. Poiché, senza la morsa di questa ideologia, l’intero sistema crollerebbe come un castello di carte.
Cortine fumogene pseudodemocratiche
La direzione della manovra è molto chiara negli Stati Uniti, dove lo stupore creato dal colpo di stato di Trump viene utilizzato per cercare di consolidare la fragile posizione di Joe Biden, per giustificare il suo riavvicinamento ai repubblicani “anti-Trump” (tra virgolette), e quindi l’eliminazione di tutto ciò che il programma del futuro presidente potrebbe ancora comportare in termini di concessioni fatte a Bernie Sanders e alla sinistra del Partito Democratico… Difesa della democrazia, occhio mio! La manovra non porterà a un’alternativa democratica, sociale ed ecologica al trumpismo, ma a una riformulazione del tipo di politica che ha reso possibile il trumpismo, e quindi al suo rafforzamento.
Lo stesso tipo di manovra è in corso in Europa. In un discorso di circostanza, Emmanuel Macron ha avuto il coraggio di presentarsi come il difensore dei diritti democratici proprio mentre sta tentando di seppellirli. L’intervista compiacente di Charles Michel (presidente del Consiglio europeo e già primo ministro belga NdT) su RTBF di qualche giorno fa è stata un altro esempio notevole (1). Charles Michel, l’ex capo del governo belga più antisociale del dopoguerra; Charles Michel, l’uomo nel cui governo siedeva un ministro per l’asilo fascisteggiante (Theo Francken NdT) ed esplicito ammiratore di Trump; Charles Michel, l’uomo che non perde certo il sonno sapendo che un bambino su quattro vive in un condizione di povertà; Charles Michel, l’uomo che ha considerato come una scelta “democratica” imporre la pensione a 67 (!) quando questo provvedimento criminale non figurava nemmeno nel programma dei partiti che formavano la sua coalizione… Charles Michel, il presidente di un Consiglio europeo non eletto, è venuto a sollecitarci a difendere La Democrazia.
Una risposta necessaria, un’alterativa urgente
Questa pseudo-democratica cortina fumogena si sta diffondendo in tutti i paesi. Con in più un reale rischio di successo dato che la pandemia favorisce allo stesso tempo i discorsi di unità nazionale che spesso fanno dimenticare le divisioni sociali, gli abusi della polizia e le inclinazioni autoritarie. In tutti i paesi, come negli Stati Uniti, il risultato sarà il rafforzamento dell’estrema destra e dell’estrema destra populista, razzista, cospirazionista e sessista. Il pericolo che tutto ciò rappresenta non può essere contrastato attraverso la “sacra unione di tutti i democratici” – una sacra unione all’insegna della regressione sociale neoliberale e produttivista. Essa può essere combattuta solo con la mobilitazione di massa degli sfruttati e degli oppressi contro ogni forma di dominio, in difesa dei diritti democratici e, quindi, sociali, in difesa del diritto delle generazioni future a un ambiente di qualità.
In questa mobilitazione, c’è da sperare che i sostenitori dell’ecosocialismo si riuniscano attorno a un’alternativa degna di questo nome, poiché il sistema capitalista non potrà portare ad altro che la regressione sociale, la distruzione ecologica e il dispotismo politico.
*militante ecosocialista, membro della Gauche anticapitaliste (Belgio), autore di È troppo tardi per essere pessimisti (Edizioni Alegre 2020) e di L’Impossibile capitalismo verde (Edizioni Alegre, 2011). Questo testo è apparso sul sito di Gauche anticapitaliste il 10 gennaio 2021. La traduzione è stata curata dal segretariato MPS.
1. RTBF, “Jeudi en prime”, 7 gennaio 2021