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Fratello di padrino, amico dei servizi: il pedigree di uno sbirro violento

Il poliziotto ripreso a colpire violentemente un manifestante a Parigi è Paul-Antoine Tomi, il fratello del “padrino dei padrini” corso Michel Tomi

 

Legato a doppio filo con la mafia corsa e l’intelligence francese: il poliziotto ripreso sabato 30 gennaio mentre colpiva violentemente un manifestante a Parigi – il video è diventato virale sui social – non è altri che il sovrintendente di divisione Paul-Antoine Tomi, un ufficiale con un curriculum già sulfureo per i suoi legami con il fratello, il “padrino dei padrini” corso Michel Tomi, il tutto sotto la protezione dell’ex capo dei servizi segreti interni Bernard Squarcini. Un ritratto sconcertante perfino in Italia per un poliziotto e spiega perché quel galantuomo di Macron vorrebbe proibire per legge – quella contro cui si manifestava – di filmare sbirri del genere nel compimento del loro dovere.

L’identità del commissario, attualmente a capo della Divisione Motociclistica Regionale (DRM) presso la sede della polizia di Parigi, è stata rivelata lunedì 1 febbraio dal sito di notizie StreetPress che indica che il poliziotto è anche sospettato di aver usato “metodi muscolari” in diverse occasioni negli ultimi mesi per contenere la protesta sociale e politica in strada. Interrogata da Mediapart, un sito di inchiesta che consultiamo spesso, la prefettura di polizia di Parigi non ha fatto alcun commento ufficiale, ma fonti interne confermano che si tratta effettivamente di Paul-Antoine Tomi, così come il nome del suo avvocato, Olivier Bluche.

Il commissario Tomi è stato filmato sabato scorso verso le 17 da un giornalista del media online Brut, Rémy Buisine, mentre la manifestazione parigina contro la loi de sécurité globale si concludeva in Place de la République, nel centro della capitale. Il video, che è stato visto quasi un milione di volte in 48 ore, mostra il commissario, coadiuvato da altri due complici, pardon, si dice colleghi, che prende a manganellate un manifestante seduto a terra, ovviamente disarmato e senza che il manifestante sembri essere in arresto.

La diffusione di queste immagini – e l’indignazione che hanno immediatamente suscitato – ha portato all’apertura di un’inchiesta amministrativa su richiesta del prefetto della polizia di Parigi, Didier Lallement anch’egli figura particolarmente controversa per la gestione criminale dell’ordine pubblico nella capitale. Secondo l’avvocato del commissario Tomi, che dice di basarsi su altri video ottenuti “da fonti aperte”, l’uomo che è stato colpito con un manganello telescopico non era un manifestante pacifico, ma un “black bloc che, incappucciato e vestito di nero pochi istanti prima, ha preso a calci il poliziotto. “Il mio cliente ha quindi fatto un uso legittimo della forza durante l’evacuazione della manifestazione”, ha detto Bluche, che però ammette di ignorare se poi davvero il manifestante in questione sia stato poi arrestato.

Il Tomi sbirro è quello a sinistra

L’identità del poliziotto colpito è stata tenuta riservata per diversi giorni fino alle rivelazioni di StreetPress, che negli ultimi mesi si è fatta un nome con inchieste che denunciano diversi episodi di violenza della polizia in Francia. Nel suo articolo, il sito di notizie ricorda che il commissario Tomi è in particolare il responsabile diretto delle unità BRAV-M della prefettura di polizia (delle brigate motorizzare per la repressione di azioni violente, Brav-M, ci siamo occupati anche noi) i cui metodi di intervento sono regolarmente messi in discussione da specialisti e osservatori delle forze dell’ordine in Francia. È stato anche uno dei poliziotti decorati nel 2019 con la medaglia della sicurezza interna dopo le manifestazioni dei “gilet gialli”. Nello stesso anno, ha partecipato all’elaborazione dello schema nazionale per il mantenimento dell’ordine pubblico.

Ma con lo svelamento del nome di Paul-Antoine Tomi, riemerge un curriculum vitae già fonte di polemiche. Perché Paul-Antoine Tomi non è esattamente uno qualunque, almeno non un poliziotto qualunque, come Mediapart ha potuto documentare dal 2015.

e questo è il Tomi padrino

Paul-Antoine Tomi è stato a lungo assegnato alla Direzione Centrale dell’Intelligence Interna (DCRI, ora DGSI), uno dei principali servizi segreti francesi, agli ordini del suo direttore Bernard Squarcini, di cui è uno stretto collaboratore. Allo stesso tempo, la mescolanza di geni con suo fratello Michel, soprannominato il “padrino dei padrini”, una figura dell’ambiente corso che per decenni ha suscitato la curiosità della giustizia negli affari finanziari dal sapore mafioso legati alla politica, al crimine organizzato e al continente africano, poteva sembrare totale.

Infatti, Paul-Antoine Tomi non è solo il fratello di Michel – non ci si sceglie la famiglia -, ma mantiene con lui dei legami che, nella gerarchia della polizia e in diversi tribunali francesi, hanno più volte suscitato l’incomprensione di funzionari esperti. “Tutto quello che posso dirvi è che il commissario Tomi non si è mai curato della sua filiazione, né da vicino né da lontano”, dice il suo avvocato, Olivier Bluche. Tuttavia uno degli scagnozzi del padrino corso ha dichiarato qualche anno fa alla polizia giudiziaria di aver consegnato regolarmente grosse somme di denaro a Paul-Antoine Tomi, allora commissario della DCRI, per conto di suo fratello.
Interrogato nel giugno 2014 a casa sua nell’ambito di un’inchiesta sul sistema Tomi, Valentin R., sia chaffeur che corriere di denaro contante per il clan, è stato particolarmente loquace di fronte agli inquirenti, presi alla sprovvista da tutte le allusioni nelle intercettazioni telefoniche tra lui e il commissario Tomi.
In un’intercettazione del settembre del 2013, per esempio, si sente un Paul-Antoine che insisteva con il luogotenente di suo fratello: “Dimmi quando possiamo incontrarci? »
Dopo 24 ore di custodia della polizia, Valentin R. non nasconde lo scopo dei suoi incontri con il poliziotto: “Paul-Antoine chiede di incontrarmi per sapere se suo fratello ha del denaro da dargli. “Gli dà circa 20.000-25.000 euro all’anno in contanti, suddivisi ogni tre mesi circa. »
Alla domanda se queste donazioni di denaro fossero una possibile contropartita per la trasmissione di informazioni riservate, Valentin R. è stato categorico: “Niente affatto. »
Nella stessa inchiesta, la polizia era anche riuscita ad intercettare una conversazione tra lo stesso Michel Tomi e suo fratello, il commissario, datata 9 ottobre 2013, particolarmente rivelatrice delle precauzioni prese dai due uomini per parlarsi al sicuro da orecchie estranee.

Secondo il giornalista Pierre Péan, autore di un libro sulla mafia corsa, Compromissions (Ed. Fayard), Paul-Antoine Tomi non avrebbe mai dovuto ottenere il suo livello di abilitazione per via della sua vulnerabilità, legata al suo ambiente familiare. Secondo Péan, il suo dossier di abilitazione non menziona il suo legame con Michel Tomi.
Il fatto è che Michel il padrino non solo dà soldi a Paul-Antoine il commissario, ma si occupa anche personalmente della sua carriera in polizia.
Nella serie “Le Squale, opération secrètes”, basata sulle intercettazioni di Bernard Squarcini e trasmessa la scorsa estate, Mediapart ha riportato una scena sorprendente del marzo 2013.
Mentre era al DCRI, Paul-Antoine Tomi era alla ricerca di un nuovo incarico, ed era suo fratello Michel che si occupava delle risorse umane a Place Beauvau (il Viminale transalpino). Come rivelano le intercettazioni telefoniche, il padrino corso chiama Bernard Squarcini, soprannominato “le Squale”, per convincerlo a scuotere le sue reti di polizia a beneficio di suo fratello Paul-Antoine. L’obiettivo: che quest’ultimo ottenga con sua moglie (anche lei poliziotta) un posto alla Brigata di Ricerca e Intervento (BRI) a Montpellier.
“Ni une ni deux”, detto fatto, Squarcini acconsente e chiama il numero 2 della Direction Centrale de la Police Judiciaire (DCPJ) per sostenere la richiesta del padrino, che lui chiama affettuosamente “mio zio”. L’alto ufficiale in linea con lo Squalo sembra essere a conoscenza dei legami di Paul-Antoine Tomi con l’ambiente corso attraverso suo fratello. Arrivò persino a suggerire a Le Squale che, per massimizzare le sue possibilità di ottenere il posto a Montpellier, Paul-Antoine Tomi mettesse “nel cesto della sposa” la resa di Jean-Luc Germani, un bandito corso che era allora l’uomo più ricercato del paese.
L’alto ufficiale che ha proposto questo incredibile accordo – che non si è realizzato – non era altri che Frédéric Veaux, l’attuale direttore generale della polizia nazionale. È l’attuale ufficiale più alto in grado di Paul-Antoine Tomi.

 

 

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