L’assemblea nazionale di Sinistra Italiana vota per la sfiducia al nuovo governo ma solo Fratoianni voterà contro. De Petris e Palazzotto disobbediranno
Sinistra Italiana ha scelto di non votare la fiducia al governo Draghi ma due eletti su tre lo faranno comunque. Un’autonomia degli eletti che odora di autoreferenzialità, uno schiaffo a una comunità politica che tuttavia ha scelto di insistere sulla consueta politica di alleanze e ha già nostalgia del governo Conte. Pallottoliere al lavoro in vista del voto di fiducia al governo Draghi, dopo il no all’esecutivo deciso dall’Assemblea nazionale di Sinistra italiana, che ha approvato la relazione di Nicola Fratoianni. Quello di Fratoianni, deputato alla Camera, sarà l’unico no di Sinistra Italiana a Draghi in Parlamento, visto che gli altri due esponenti di Si, la senatrice Loredana De Petris e l’altro deputato Erasmo Palazzotto, hanno fatto sapere che voteranno in dissenso, dando via libera al governo Draghi, con il loro sì alla fiducia. Per quanto riguarda la Camera dei deputati, il no di Fratoianni, rappresenterà, inoltre, l’unico voto contrario a Draghi, tra i 12 membri del gruppo di Liberi e Uguali.
Ma vediamo i due dissidenti come spiegano l’apertura di credito al banchiere che ha massacrato la Grecia, tanto per dirne una. «Quella che sostiene questo governo non è e non potrà mai essere una maggioranza politica. Dunque è all’interno di questa anomalia, nel tentativo di rinsaldare un fronte progressista e non scegliendo la via dell’autosufficienza, che bisogna lottare per affermare un proprio punto di vista», fanno sapere con un’acrobazia retorica degna di Vendola, padre nobile di questa tendenza politica, De Petris, presidente del gruppo Misto al Senato, e il deputato Palazzotto. «Al termine di un dibattito molto articolato e sofferto l’Assemblea nazionale di Sinistra italiana ha deciso di esprimersi contro la fiducia al governo Draghi. E’ una scelta che rispettiamo ma che riteniamo sbagliata e controproducente per la sinistra e per le fasce sociali messe più a rischio dalla crisi – dichiarano De Petris e Palazzotto – vediamo tutte le contraddizioni e i problemi che una maggioranza di questo tipo porta con sé, ma sappiamo che in un momento difficile come questo serve assumersi la responsabilità di dare risposte al Paese difendendo quanto era stato fatto fino a qui dal Governo Conte a partire dalle scelte fatte sulla sanità anche grazie alla continuità di Roberto Speranza alla guida del Ministero della Salute».
Per i due parlamentari di Sinistra italiana, è «necessario invece confermare e rinsaldare l’asse strategico costituito dall’alleanza tra Pd, M5S e LeU, che hanno sostenuto con lealtà e sino all’ultimo l’esperienza positiva del governo Conte-bis, anche a partire dalle prossime elezioni amministrative. Quella coalizione va ora ribadita e perseguita con determinazione, come ci ha indicato con chiarezza Giuseppe Conte con la proposta di un’Alleanza per lo sviluppo Sostenibile».
«Ci aspettavamo di meglio di un ‘governo dei migliori’ con così tanta destra, con la sinistra stretta ai margini seppur rappresentata da persone che stimiamo. Per questo ho proposto a Sinistra Italiana di non accordare la fiducia a questo governo», scrive su fb il segretario nazionale di SI, Nicola Fratoianni, spiegando di attendere «le decisioni dei compagni e delle compagne dell’assemblea» del partito. «Non è il governo dei migliori. Non è quello giusto per il futuro del Paese. La genesi di questo governo, con la manovra di Renzi per fermare le politiche redistributive, purtroppo pesa anche sulla sua composizione – spiega Fratoianni nel suo post – avevamo tracciato un percorso di sperimentazione politica con Giuseppe Conte: un dialogo tra sud e nord, un confronto non facile tra forze produttive e mondo del lavoro, un incontro tra chi ha bisogno di protezione e chi può offrirla durante questa crisi durissima, cioè le istituzioni e la politica intesa come servizio. Hanno voluto fermare questa sperimentazione per riavvolgere il nastro, riproporre alcuni dogmi, alcuni tecnici tra quelli più lontani dalla transizione ecologica di cui abbiamo bisogno, accompagnati dai campioni della diseguaglianza e della discriminazione». Il segretario di SI chiarisce che quella di proporre all’assemblea di non votare la fiducia al governo Draghi è «una scelta nel merito, non pregiudiziale, che guarda al dopo Draghi. Il fronte progressista deve imparare in Italia a dialogare tra diversi, dandosi l’opportunità di ricostruire un progetto politico che riprenda il cammino interrotto. A cominciare dalle città che andranno al voto molto presto. Ma soprattutto – conclude Fratoianni – da un lavoro comune nella società, intorno alle tante battaglie che possiamo fare insieme, per la giustizia ecologica e sociale: noi ci siamo e ci saremo per tutto questo».
«Ci fa piacere – scrive Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione – che l’assemblea nazionale di Sinistra Italiana abbia deciso per il voto contrario sulla fiducia al governo Conte. È bene che in parlamento non ci sia un monopolio dell’opposizione da parte della destra di Giorgia Meloni. Non ci convince però la reiterazione dell’alleanza strategica col Pd e la scelta di confermarla nelle elezioni locali. A nostro parere bisogna prendere atto che il Pd non può che dire sì a Draghi come ieri a Monti perché il suo impianto programmatico rimane neoliberista e di identificazione con la governance europea. Il governo Draghi non è una parentesi ma il disvelamento della condivisione delle scelte strategiche da parte di centrodestra e centrosinistra. A Sinistra Italiana rivolgiamo l’invito a una riflessione più di fondo e la scelta di dare un contributo a ricostruire la sinistra in Italia in autonomia e in alternativa rispetto ai poli esistenti. Se non ora quando?».
Acerbo, controcorrente rispetto alla pletora di giornalisti e addetti ai lavori adoratori di Draghi, prova a dire anche che il greeenwashing del banchiere centrale gradito da Berlusconi a Goldman Sachs è del tipo più scadente. «Le prima parole di Draghi che annunciano che il suo sarà un governo ambientalista sono una presa in giro. Questo è un governo senza ambientalisti e alla guida della bufala del ministero della transizione ecologica hanno messo uno scienziato che è a favore dell’energia nucleare e delle fonti fossili, che era alla Leopolda mentre Renzi faceva lo Sblocca Italia e che viene dalla più grande azienda produttrice di armi del nostro paese. Draghi col nuovo ministero imita Macron che lo ha istituito nel 2017 per darsi un look green ma che poi ha perseguito interessi delle grandi imprese, come sancito da un tribunale che ha condannato il governo francese lo scorso 3 febbraio. Quello di Draghi sarà il governo con cui le grandi imprese e le lobby si spartiranno i miliardi del recovery plan e proseguiranno il saccheggio dei beni comuni. Un governo ambientalista perlomeno avrebbe nominato un ambientalista al ministero competente. Questa schifezza di governo merita solo il pernacchio di eduardiana memoria».
Oppure meriterebbe una opposizione di massa e popolare. Vale la pena ricordare la recente dichiarazione del Prc secondo cui «Il governo del banchiere Draghi è una schifezza inguardabile. E non solo per i ministri politici su cui è impossibile non ironizzare, ma ancor di più per il profilo di quelli tecnici, espressione del mondo delle grandi imprese, della ricerca e delle università private e di Comunione e Liberazione. Questo governo non è il male minore ma il peggio che avanza. Contro questo governo neoliberista l’unica scelta di sinistra è l’opposizione sociale e politica. Rifondazione Comunista propone a tutte le soggettività della sinistra sociale e politica di lavorare insieme per la costruzione di un’alternativa».
la direzione nazionale di Rifondazione Comunista ha approvato all’unanimità un documento in cui si conferma l’opposizione al governo Draghi e si propone a tutte le voci che si pongono fuori dal coro di ritrovarsi per costruire un’alternativa politica di sinistra nel nostro paese. In parlamento ci sono ormai i partiti dell’arco incostituzionale che hanno come riferimento la governance neoliberista europea non la Costituzione del 1948. Ci rivolgiamo alle formazioni della sinistra sociale e politica, ai movimenti, all’ambientalismo, agli intellettuali non conformisti”.
“Bisogna lavorare per la più larga mobilitazione unitaria di tutta la sinistra antiliberista e anticapitalista sociale e politica – aveva deciso la direzione nazionale del Prc – proprio i valori dell’antifascismo e i principi della Costituzione del 1948 impongono il rifiuto della logica del partito trasversale delle banche e delle grandi imprese. Ma quanto sta accadendo dimostra per l’ennesima volta che in Italia si pone la necessità di costruire l’alternativa di sinistra, antiliberista, ambientalista, civica. Rifondazione Comunista propone quindi a tutte le soggettività che condividono tale urgenza di lavorare insieme alla costruzione di un percorso aperto e plurale per l’alternativa sociale, culturale e politica ai poli e agli schieramenti politici esistenti”.
Dovrebbero essere le due forze più consistenti, a sinistra della sinistra “asintomatica del Pd” a lanciare un segnale come osserva Franco Turigliatto in un’editoriale appena pubblicato sul sito della sua organizzazione, Sinistra Anticapitalista: «Per il movimento delle lavoratrici e dei lavoratori, per le forze della sinistra, del sindacalismo di classe e dei movimenti sociali non c’è molto da interrogarsi su che cosa si deve fare. Bisogna mobilitarsi: le forze della sinistra autentica devono impegnarsi unitariamente fino in fondo per contrastare questo governo, devono lavorare per attivare le resistenze sociali, per costruire i movimenti più ampi possibili. Nel paese le/i militanti politiche/i, anche se dispersi, sono ancora presenti in numero considerevoli; ci sono stati e ci sono movimenti sociali di resistenza, ambientalisti, sul lavoro, democratici, antirazzisti e antifascisti di fronte alle forze dell’estrema destra nazionalista e razzista che rialzano sempre più la testa sostenuti anche sul piano istituzionale. Deve esserci la volontà unitaria di costruire un vasto movimento sociale e politico di opposizione, un movimento rivendicativo su contenuti concreti di lotta contro i vari aspetti delle politiche liberiste, sul salario, sull’occupazione, contro l’autonomia differenziata, per un rilancio della scuola e della sanità pubbliche. Ci deve esser una scelta non solo affermata ma reale di unità delle direzioni delle forze politiche della sinistra antagonista (una azione ed iniziativa concreta ed immediata deve venire dalla due forze maggiori PRC e Potere al Popolo); si devono coinvolgere i movimenti sociali, le cui direzioni devono essere consapevoli che non possono chiudersi nel loro stretto ambito, che devono operare anche politicamente costruendo un rapporto con le forze politiche della sinistra di classe; se a queste ultime va chiesto una piena coerenza politica, ai gruppi dirigenti dei movimenti sociali va chiesto l’abbandono di fallimentari scelte lobbiste verso questo o quel rappresentante del governo. Al nuovo governo capitalista, deve corrispondere una stagione nuova di lotta e movimento, senza se e senza ma».
Anche Potere al Popolo, quel che resta della coalizione che prese parte alle politiche del 2018 e venne sconfitta soprattutto dalla tendenza al voto utile per paura di Salvini, ad esempio, o di Renzi, sembra intenzionata a uscire dall’autoisolamento scelto quando vennero centrifugate alcune delle culture politiche che avevano reso possibile quel cartello per marciare verso un partitino, l’ennesimo, più monolitico. Tuttavia, una dichiarazione sul suo profilo fb recita che «Oggi pesa come non mai la mutilazione del sistema politico italiano, dal quale da tempo è esclusa la rappresentanza degli interessi sociali popolari e la critica al dominio del mercato e degli affari. In questo momento di svolta per il paese sentiamo la necessità e l’urgenza di ricostruire questa rappresentanza e di unire tutte le forze sociali e politiche intenzionate a lottare contro il governo Draghi e tutto ciò che rappresenta. Nei prossimi giorni saremo impegnati in ogni iniziativa di mobilitazione che faccia sentire un NO popolare al governo Draghi. Per arrivare a costruire una opposizione e un’alternativa in grado di cambiare davvero le cose».