La denuncia di 165 ong palestinesi: discriminati sia i palestinesi che vivono in territorio israeliano, sia quelli di Gaza e Cisgiordania
Diritto internazionale violato. La campagna vaccinale di Israele è “discriminatoria, illecita e razzista”. A denunciarlo è un gruppo di 165 ong palestinesi, che hanno messo sotto i riflettori l’azione che ha consentito al paese di diventare lo stato con il maggior numero di vaccinati al mondo in proporzione alla popolazione. La notizia è stata diffusa dall’agenzia Redattore sociale che ha ripreso un testo apparso su Osservatorio Diritti di Stefania Iacuzzi, Giulia Petrilli e Roberto Renino (Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Master in Diritti umani e gestione dei conflitti), “Vaccini Israele: violato il diritto alla salute dei palestinesi”.
La discriminazione ha colpito sia i palestinesi che vivono in territorio israeliano, sia quelli che abitano a Gaza e Cisgiordania.
Israele continua a favorire, anche attraverso espropri e occupazioni, la crescita di colonie nei territori palestinesi, soprattutto in Cisgiordania, violando così gli accordi di Oslo del 1993. Da un punto di vista legale, inoltre, Israele è uno stato occupante, obbligato dunque a rispettare il diritto umanitario: aver concesso dosi di vaccino solo a una piccola porzione degli operatori sanitari in Cisgiordania, vìola gli obblighi previsti dalla IV Convenzione di Ginevra. Nello specifico, gli articoli 55 e 56 prevedono l’obbligo per l’occupante di assicurare cibo e medicinali.
Oltre alla violazione del diritto umanitario, Israele si è resa responsabile di infrangere anche quello alla salute. Per Human Rights Watch, le autorità non hanno rispettato la convenzione sui diritti economici, sociali e culturali (Icescr) e quella sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (Icerd), sebbene siano state sottoscritte da Israele: sono stati violati il diritto alla salute e altri diritti garantiti da questi documenti. L’Icerd, per esempio, garantisce il “diritto a sanità, cure mediche, previdenza sociale e servizi sociali”, che non possono essere negati per “razza, colore od origine nazionale o etnica”. Secondo il Comitato per i diritti economici e sociali, non riconosciuto però da Israele, i paesi devono agire con misure “volte a prevenire, gestire e controllare la diffusione di malattie epidemiche e infettive”.
Israele avrebbe ostacolato anche l’arrivo di vaccini Sputnik V regalati dalla Russia, che servivano a vaccinare 5mila palestinesi. Ora l’Autorità palestinese aspetta altre 50mila dosi dal programma Covax dell’Organizzazione mondiale della sanità: non potendo procurarsi i vaccini da sola, non ha altra alternativa.
Intanto lo stato israeliano ha appena annunciato che non riconoscerà la giurisdizione della Corte penale internazionale dell’Aja che, invece, ha deciso di indagare su Israele per suoi crimini di guerra durante il conflitto del 2014 con Gaza. La Procuratrice capo della Corte, Fatou Bensouda, lo scorso 3 marzo ha annunciato che avrebbe indagato sia Israele sia Hamas per eventuali crimini di guerra commessi a partire da giugno 2014 in Cisgiordania, a Gaza e a Gerusalemme est. Dopo la prima decisione, il 9 marzo, Bensouda ha inviato a Israele e all’Autorità nazionale palestinese (Anp) formale avviso dell’indagine avvisando che avrebbero avuto tempo fino al 9 aprile per chiedere un rinvio, a patto di avviare proprie indagine sulle accuse contestate dalla Corte stessa. Ora Israele si appresta a ribadire, come fatto già in passato, che non riconosce la giurisdizione della Corte. La decisione – secondo i media – è stata presa oggi in un incontro tra il premier Benyamin Netanyahu, il ministro della Difesa Benny Gantz, il Consigliere per la Sicurezza nazionale Meir Ben Shabbat, l’Avvocato dello stato Avichai Mandelblit ed altri.
«Un’istituzione creata per proteggere i diritti umani che diventa un apparato ostile a protezione di chi calpesta i diritti umani», sono le parole di quel galantuomo di premier Benyamin Netanyahu.