Aggiornamenti da San Didero. Il movimento No Tav, intanto, diffonde video sull’usanza poliziesca di lanciare lacrimogeni ad altezza d’uomo
San Didero, aggiornamenti: “compagne/i resistenti, ormai privi di acqua e cibo e nell’impossibilità di riceverne dato l’assedio da parte delle forze di polizia, si sono incatenati sul tetto del presidio di San Didero, nel quale resistono ormai da una settimana – fa sapere Nicoletta Dosio – hanno chiesto la presenza di un medico e di un avvocato. Chiedono di poter ricevere alimenti ed assistenza. Non accetteranno di essere sgomberati con la forza. Fate girare». Le “Notizie dalla Valle NO TAV che continua a resistere” si susseguono dai canali social. Dopo 7 giorni di resistenza sul tetto i compagni e le compagne sono rimaste senza cibo e acqua. La pagina del Presidio ex-autoporto di San Didero spiega una situazione drammatica: “dopo che due compagne sono riuscite ad eludere le guardie e filo spinato, per dare un cambio e portare viveri, la polizia ha ormai circondato con torri faro l’ex autoporto e abbattuto gli alberi che potevano essere un rifugio sicuro per eventuali sortite notturne. Ora la situazione è critica. In segno di protesta, all’impossibilità di ricevere rifornimenti, due compagni si sono incatenati ad una struttura di ferro sul tetto da cui non è prevista la possibilità di liberarsi autonomamente. Non lasciamoli soli! Teniamo alta l’attenzione, appuntamento alle 18 al piazzale dell’acciaieria di San Didero!
Qui il video https://fb.watch/4ZhAtqTGsQ/
Qui l’articolo di Popoff sulle ragioni del presidio No Tav a San Didero
Ed è ancora Dosio che avvertiva, in mattinata, che “stamattina i giornali di regime parlano attraverso le veline della polizia, per smentire il lancio di lacrimogeni ad altezza uomo, sistematicamente usati in questi giorni per colpire le persone ed avvelenare la terra. E’ una tecnica utilizzata fin dalla prima notte dell’occupazione militare sui terreni di San Didero, messa ostentatamente in pratica davanti ai nostri occhi, quando un gruppetto di noi, isolato ai margini della zona in via d’occupazione, ebbe modo di assistere ad un vero e proprio fuoco di fucileria di lacrimogeni direttamente addosso a chi cercava di mettersi in salvo nel bosco o di avvicinarsi al presidio. Questo è il metodo portato avanti anche nei giorni successivi.
Ora Giovanna giace in ospedale, gravemente ferita in volto da uno di quei lacrimogeni sparati per uccidere. Le sue condizioni critiche non sono state sufficienti ad impedire ai poliziotti di entrare nella sua camera d’ospedale, prima a Rivoli e poi alle Molinette di Torino, per cercare di interrogarla.
Con questi metodi cercano di fermare una lotta giusta, bella e solidale. Poveri illusi! La loro prepotenza rende la nostra resistenza più che mai viva e necessaria. Un grandissimo abbraccio a Giovanna, nostra compagna e sorella».
La questura ripete che le ferite di Giovanna non sarebbero compatibili con l’impatto con un candelotto lacrimogeno e, in risposta alla contrarietà dei sindaci per l’ingombrante e violenta presenza delle truppe in Valle, giura che non sarebbe un’occupazione militare: «Non si è trattata di un’invasione militare come sostengono i No Tav – spiegano dalla Questura – ma un’operazione finalizzata a garantire la sicurezza agli operai. Un obiettivo non facile da conseguire: ci sono stati casi di vetture danneggiate e un lavoratore è stato colpito da un sasso». Ancora, secondo le ricostruzioni dei giornali la questura avrebbe affermato che le alte recinzioni installate nell’area cantierizzata impedirebbero lanci ad altezza uomo e che dunque sarebbero state rispettate le procedure con lanci a parabola. Anche qui, secondo i commenti degli attivisti e dei testimoni, nei video forniti dalla stessa questura ai giornali si può notare come la polizia fosse posizionata al di fuori dall’area dove sono state installate le recinzioni.
Sui siti del movimento, intanto, sono usciti dei video che mostrano l’evidenza della pratica illegale anche dal punto di vista borghese di sparare lacrimogeni ad altezza d’uomo. Secondo chi si oppone all’occupazione militare della valle da parte di centinaia di carabinieri, soldati e poliziotti si tratta di una sorta di “licenza di mutilare”.
Questo video è stato ripreso durante la notte dello sgombero, il 12 aprile: si vedono chiaramente gli agenti di polizia sparare lacrimogeni ad altezza uomo.
Nella serata di sabato dove èrimasta seriamente ferita da un candelotto l’attivista No Tav Giovanna, erano presenti sul posto numerosi reparti della polizia e un drappello della guardia di finanza.
«La questura si sta inventando fantasiose ricostruzioni su fantomatici oggetti contundenti pur di allontanare le proprie evidenti ed innegabili responsabilità. Lo sparare ad altezza uomo è un modus operandi usuale specialmente nelle ore notturne da parte di tutte le forze dell’ordine». Che poi, come dimostra quest’altra clip con protagonisti i carabinieri, si vantano del gesto criminoso.