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Novara, un omicidio insanguina lo sciopero della logistica

Un padroncino travolge un sindacalista Si Cobas a Biandrate nel giorno dello sciopero della logistica

“Successo una cosa gravissima, il nostro coordinatore Adil di Novara è stato ucciso da un camionista davanti a Esselunga di Biandrate passandoci sopra con le ruote. Aspettiamo di conoscere i fatti”.  Italiano, di origine marocchina, Adil Belakhdim era padre di due figli, 15 e 17 anni, abitava a Vizzolo Predabissi, nell’area metropolitana di Milano. Da alcuni anni svolgeva attività sindacale ed era coordinatore interregionale dei SiCobas. Il messaggio whatsapp passa di inoltro in inoltro, di prima mattina, su migliaia di cellulari di attivisti e lavoratori della logistica. Un omicidio filopadronale insanguina lo sciopero indetto da SiCobas, Adl, Usb, di oggi, 18 giugno, dei lavoratori della logistica contro i licenziamenti alla Fedex di Piacenza, contro l’uso delle squadracce padronali e la repressione delle forze di polizia, contro il sistema degli appalti, contro lo sblocco dei licenziamenti e per il pieno riconoscimento dei diritti sindacali.  

La conferma dalle agenzie pochi minuti dopo le 9 mentre arriva notizia delle prime mobilitazioni. Alla Piaggio di Pontedera e alla Gkn di Firenze, si incrociano le braccia per due ore. In Same, a Bergamo si sciopera lunedì. Questo il dispaccio: Incidente mortale questa mattina a Biandrate, nel novarese, nei pressi del polo logistico della Lidl, dove era in corso una manifestazione. Un camion in manovra ha investito un 37enne che dalle prime informazioni sarebbe un sindacalista e poi si è allontanato. Inutili i soccorsi dei sanitari del 118, l’uomo è deceduto. L’automezzo è stato bloccato poco dopo dai carabinieri in un’area di servizio. La dinamica dell’accaduto è al vaglio delle forze dell’ordine.

E’ un’altro episodio di violenza del capitale, di settori di lavoratori uno contro l’altro in un sistema che ha reintrodotto logiche ottocentesche. Tutto ciò a poche ore dall’aggressione, filmata dai lavoratori, avvenuta a Prato dove i vertici della TexPrint, forti legami con esponenti della camorra (così denuncia il SiCobas), hanno colpito gli operai in sciopero. Nel pomeriggio di ieri un gruppo di cinesi ha assalito gli operai impegnati nel picchetto di protesta che si trova di fronte alla stamperia tessile Texprint dove manifestano da circa quattro mesi. Sono operai pakistani licenziati dalla ditta, che è a proprietà cinese, dopo aver denunciato una situazione di sfruttamento in fabbrica. Gli aggressori, spiega Luca Toscano coordinatore di SiCobas, «hanno smantellato il picchetto, malmenato tre degli operai pakistani che presidiavano la zona in quel momento». Uno di loro, appartenenti al sindacato Sì Cobas, ha videoripreso alcuni momenti dell’attacco. «Si tratta di un’aggressione squadrista a lavoratori in sciopero», denuncia Sì Cobas. Il sindacato inoltre informa che «per tre operai feriti è stato necessario l’intervento di ambulanze». Altri due sono stati curati dal 118 sul posto. «L’aggressione – afferma sempre Luca Toscano coordinatore provinciale del sindacato – è stata improvvisa ed è stato letteralmente distrutto il presidio e sono stati rubati striscioni e altri oggetti». Per il sindacalista è stato riconosciuto tra gli aggressori uno dei responsabili dell’azienda.

E a pochi giorni dalla spedizione squadristica di vigilantes privati, Pinkerton del XXI secolo, che hanno attaccato i facchini della Fedex a Piacenza. Scrive AdlCobas: «Così come durante il famoso Homestead Strike, i padroni dell’acciaio della Pennsylvania usarono gli scagnozzi dell’Agenzia Pinkerton contro gli operai in sciopero, e, poi di seguito, negli anni a venire vennero reclutati contro le insorgenze operaie lungo le strade ferrate del lontano West. 
Così come i mazzieri fascisti furono usati contro gli operai/e in sciopero durante il biennio rosso e poi per attaccare le sedi sindacali, così il presidio dei lavoratori Fedex di Piacenza è stato aggredito a colpi di bastoni, frammenti di bancali, sassi e bottiglie da una cinquantina di bodyguard e lavoratori assoldati dai padroni alla Zampieri di Tavazzano nel lodigiano. 
La squadraccia guidata dai capiclan di Zampieri, mimentizzata tra i lavoratori e col sostegno di qualche crumiro, ha attaccato il presidio, composto da circa 40 lavoratori inermi del SI Cobas, e per circa 10 minuti è stata lasciata agire indisturbata dalla polizia che era a pochi passi e non ha mosso un dito.
Il risultato è un lavoratore di Piacenza con una frattura facciale, mentre altri 8 lavoratori hanno riportato – per fortuna – ferite più lievi. Il tutto si è svolto sotto lo sguardo complice e compiaciuto della polizia che era presente in forze, senza muovere un dito.
 E’ oramai evidente la reale identità di Zampieri: un’organizzazione mafiosa che agisce col sostegno di Fedex e col beneplacito delle forze dell’ordine».

Anche Abdesselem El Danaf fu ucciso il 15 settembre 2016 mentre scioperava per la stabilizzazione del posto di lavoro. Travolto da un camionista aizzato da un addetto dell’azienda di Piacenza, la Gls, che stava picchettando coi suoi compagni. E’ successo poco prima della mezzanotte sotto gli occhi della polizia che ha sottratto l’omicida alla rabbia dei compagni dell’operaio di 53 anni, dieci in più del suo assassino. Abdesselem El Danaf da 13 anni lavorava a Piacenza per crescere i suoi cinque figli. Usb, il sindacato di quei facchini della Seam, ditta in appalto della Gls, aveva indetto un’assemblea per discutere il mancato rispetto degli accordi sottoscritti sulle assunzioni dei precari a tempo determinato. Di fronte al comportamento dell’azienda i lavoratori, che erano rimasti in presidio davanti ai cancelli, hanno iniziato lo sciopero immediato.

«Io non conosco la dinamica – spiega a Popoffquotidiano Eliana Como, dell’area Riconquistiamo Tutto, l’opposizione di sinistra in Cgil – ma non stento a immaginarla. È da mesi che sta montando un clima inaccettabile di repressione e odio delle lotte. Oggi un uomo è stato assassinato!
Per quanto mi riguarda, la Cgil ha una sola cosa da fare: dichiarare sciopero. Nel frattempo, ovunque siamo, ovunque abbiamo la possibilità, facciamolo noi. SCIOPERO SUBITO!».
Intanto il Si Cobas ha aperto una raccolta fondi per la famiglia di Adil Belakhdim: «Tutti coloro che intendono dare un contributo per sostenere i familiari e le spese legali del nostro compagno Adil Belakhdim » possono farlo, si legge su Facebook assieme al come fare intestando bonifico o versamento su postepay «intestato in entrambi i casi a Raffaella Crippa. Causale: “per Adil Belakhdim, assassinato durante uno sciopero”». La Procura indaga per chiarire la consapevolezza del rischio della manovra compiuta dal camionista dopo l’arresto di Alessio Spasiano, 26 anni, residente a Baia e Latina (Caserta), accusato di omicidio stradale, omissione di soccorso e resistenza a pubblico ufficiale. Si è appreso che subito dopo l’omicidio, il camionista che lavora per un’azienda di Castellamare di Stabia che trasporta cibi surgelati, ha telefonato al suo padrino di cresima, un sovrintendente della Polizia di Stato. Gli ha raccontato «è successo un casino», mentre si allontanava. Il poliziotto l’ha invitato a «tornare indietro» per evitare «guai peggiori». Spasiano si è poi costituito ai carabinieri. Nell’investimento un altro sindacalista è rimasto lievemente ferito e un terzo ha dovuto ricorrere alle cure mediche per lo stato di choc. Il camionista, che ha due figli, ogni settimana lavora al nord per le consegne nei vari punti vendita e torna a casa nel weekend.  In molti si stracciano le vesti per la sorte di Adil anche nel torbido mondo del Pd, il partito che ha guidato in questo Paese quel degrado del senso comune e dei diritti umani e del lavoro che chiamiamo neoliberismo.

 

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