La congiura del Fiesco a Genova di Friedrich Schiller in Piazza San Lorenzo, fino al 4 luglio. Allestimento site specific di Carlo Sciaccaluga
Shakespeare in salsa al pesto, su ricetta tedesca, cucinato da uno chef genovese doc. Questo, se fosse un piatto.
Rivolte e tradimenti, grandi passioni e duelli cappa e spada, l’eterna battaglia senza esclusione di colpi per il potere: gli ingradienti ci sono tutti. Insomma, c’è del marcio nella Repubblica di Genova dell’anno 1547. E non è necessariamente la spazzatura dei suoi caruggi.
Tutto questo nella nuova produzione del Teatro Nazionale di Genova che, nell’ambito dei festeggiamenti per i 70 anni di storia dalla fondazione del Teatro Stabile, presenta in prima nazionale LA CONGIURA DEL FIESCO A GENOVA di Friedrich Schiller in Piazza San Lorenzo, nella piazza della cattedrale, fino al 4 luglio. Un allestimento site specific con la regia di Carlo Sciaccaluga – che firma anche una nuova traduzione del testo – per l’opera del drammaturgo tedesco, ispirata a una vicenda storica realmente accaduta quasi cinquecento anni fa all’ombra della Lanterna.
«Il celebre drammaturgo tedesco ha scritto La congiura del Fiesco a Genova ispirandosi a una vicenda storica che ci appartiene, ambientata nei luoghi che ci sono così familiari. Paradossalmente, però, quest’opera è molto più nota altrove che a Genova. È una delle responsabilità del Teatro Nazionale di Genova consegnare al proprio pubblico i grandi testi della letteratura teatrale» afferma Davide Livermore, direttore del Teatro Nazionale di Genova, che con questa produzione porta a realizzazione quello che era stato un desiderio anche dello stesso Ivo Chiesa. «Nei 70 anni di storia del Teatro Stabile, oggi Teatro Nazionale, La congiura del Fiesco di Schiller – prosegue – non era mai stata messa in scena. Siamo particolarmente felici di poterlo fare adesso in un contesto altamente spettacolare e popolare come quello di Piazza San Lorenzo».
La vicenda narrata da Schiller, basandosi su precise fonti storiche, si apre all’alba dell’anno 1547: Andrea Doria ha ottant’anni e, nonostante non mantenga nessuna carica ufficiale, domina la scena politica della città. Il nipote Giannettino aspetta con ansia il proprio momento: vorrebbe rovesciare la Repubblica, farsi Duca di Genova e governare da solo. Le speranze degli oppositori, però – preoccupati che un’unica famiglia accentri il potere e che le antiche libertà della Repubblica siano a rischio – sono riposte in una sola persona, il giovane Conte di Lavagna, Gianluigi Fieschi, che nella notte tra il 2 e il 3 gennaio metterà in atto una sanguinosa congiura.
Nel 1783, quando Schiller scrisse La congiura del Fiesco a Genova, la città era ancora una repubblica, l’unica insieme a Venezia a essere rimasta politicamente indipendente sin dal Medioevo, resistendo a re e imperatori. Un fatto che certamente colpiva la sensibilità del ventiquattrenne autore, esponente dello Sturm und Drang: al centro della sua versione, peraltro in gran parte aderente ai fatti realmente accaduti, si trova il conflitto tra potere e libertà e un eroe combattuto tra le rivendicazioni democratiche e la propria ambizione.
La produzione del Teatro Nazionale di Genova coinvolge oltre 25 maestranze tecnico-artistiche e un cast composto da 12 attori, selezionati attraverso una call e in parte formatisi alla Scuola di Recitazione dello stesso teatro – Simone Toni, Aldo Ottobrino, Barbara Giordano, Roberto Serpi, Irene Villa, Andrea Nicolini, Francesco Sferrazza Papa, Silvia Biancalana, Maurizio Bousso, Marco Grossi, Melania Genna, Chiara Vitiello – per riportare in vita personaggi immortalati nella storia e nella toponomastica della città. La scenografia ideata da Anna Varaldo, caratterizzata da una lunga passerella metallica che permette agli attori una recitazione a 360 gradi, dialoga con le diverse architetture di Piazza San Lorenzo. La facciata della cattedrale si animerà di video proiezioni, curate da Davide Riccardi: immagini che si rifanno ai quadri di Bosch per dare corpo ai demoni dei personaggi. Le luci di Aldo Mantovani contribuiranno a regalare agli spettatori una prospettiva inedita della piazza.
I costumi, infine, firmati dalla stessa Varaldo e creati a partire dallo studio della ritrattistica cinquecentesca italiana con commistione contemporanee, sono stati interamente realizzati dalla sartoria del Teatro.
INFO www.teatronazionalegenova.it