Il 28 luglio, per la millesima volta, un gruppo di pacifiste/i si riunirà sui gradini di Palazzo Ducale. Stavolta la dedica è alle Veglie contro le morti in mare
L’ora in silenzio per la pace di Genova raggiunge mercoledì 28 luglio 2021 la sua millesima ora. Questa esperienza, ormai consolidatasi a Genova, è uno spazio di riflessione unitaria e comunitaria, di persone con esperienze culturali diverse, ma accomunate dal profondo sentimento di rifiuto delle guerre, del terrorismo e dell’ingiustizia.
«Esponiamo striscioni e, distribuiamo volantini ai passanti. Mentre gli striscioni sono quasi sempre gli stessi, il contenuto dei volantini è sempre diverso e di volta in volta, fornisce informazioni su guerre in atto, su violenze verso persone o interi popoli, su questioni inerenti la pace e la giustizia. Notizie che giornali e TV forniscono in maniera distorta o non forniscono affatto», spiegano i promotori.
“L’ora in silenzio” nasce in Francia nel 1982, su iniziativa del collettivo “Artisans de paix”, contro la guerre e gli armamenti nucleari. Dopo l’installazione dei missili degli USA in Europa (1982-83) questa iniziativa si rafforza sempre di più. In Italia nasce a Genova nel 1983 in concomitanza con la “Mostra navale bellica” che si teneva ogni due anni presso la Fiera del Mare; venne promossa dal “Gruppo amici dell’Arca” di Genova (legato alla Comunità Gandhiana Internazionale dell’Arca). La pratica dell’ora in silenzio ha origine dal bisogno di superare le differenze e di unire su un obiettivo comune: le parole spesso dividono; il silenzio crea un’atmosfera di rispetto e di intesa che accomuna e ci fa solidali gli uni con gli altri. Silenzio che si fa riflessione ma anche espressione di denuncia efficace.
«Non volevamo entrare nel Guinnes dei primati: volevamo “solo” far cessare le guerre e le ingiustizie – scrivono i promotori dell’iniziativa – abbiamo cominciato ad occupare ogni mercoledì i gradini del palazzo ducale nel 2001, pochi giorni dopo l’attentato alle torri gemelle, quando è diventato chiaro che quel terribile avvenimento sarebbe stato il pretesto per un’ennesima guerra degli Stati Uniti: e che l’Italia, alleato fedele, li avrebbe seguiti nonostante l’esplicito divieto della Costituzione.
Abbiamo visto passare la guerra in Afghanistan e quella in Iraq; le stragi dei palestinesi e dei migranti; le vergognose spese militari e le infiltrazioni militariste, razziste e colonialiste nella vita quotidiana e nel pensiero comune; l’invio di soldati italiani nel Sahel ed il finanziamento agli assassini della guardia costiera libica, una delle ultime vergogne del governo e del parlamento italiano. Abbiamo chiesto la riconversione nel civile delle spese militari. Ai molti/e che ci facevano osservare che le industrie militari “danno lavoro” abbiamo risposto che anche scuole, ospedali, cultura e cura dell’ambiente “danno lavoro”. Certo, non danno altrettanto profitto; ma almeno chiamiamo le cose con il loro nome…
La nostra presenza sui gradini del Palazzo ducale, saliti vent’anni fa dagli otto pre-potenti è sicuramente servita a poco; ma peggio sarebbe stato veder accadere queste cose dal divano di casa.
Sottolineare la “cifra tonda” di mille ore per la pace rischia però di diventare un’attività da reduci: da antimilitaristi e antimilitariste rifiutiamo decisamente di sentirci tali. Perciò vogliamo dedicare la millesima ora ad un’iniziativa che sta assumendo carattere nazionale, e che ci ha coinvolti/e da subito: invece di piangere DOPO le morti in mare proviamo ad attivarci MENTRE le cose avvengono. Per questo abbiamo aderito convintamente a questo appello:
Siamo donne e uomini che rifiutano di chiudere occhi, orecchie e cuore quando esseri umani vengono lasciati morire in mare, o riconsegnati agli aguzzini da cui tentano di fuggire.
Come stabilisce un principio di umanità, recepito da tutte le leggi umane, qualunque naufrago va salvato; qualunque persona in pericolo deve essere soccorsa.
Ma troppo spesso, di fronte agli appelli dei migranti in pericolo in mare, assistiamo al rifiuto di prestare i dovuti soccorsi da parte di chi ne avrebbe il preciso dovere.
Per questo ci proponiamo di costituire, in tutti i luoghi dove sarà possibile, gruppi di persone che siano disponibili a mobilitarsi immediatamente di fronte ad eventuali richieste di soccorso inascoltate che ci venissero comunicate da Alarm phone o dalle navi e aerei ONG di soccorso presenti nel Mediterraneo.
Queste persone si impegneranno a raggiungere il più presto possibile le piazze di fronte alle rispettive prefetture , o altre piazza idoee individuate città per città; e ad occuparle fino a che il dovuto soccorso non venga prestato da chi è preposto a farlo .
Tanto maggiore sarà il numero e la capacità comunicativa delle persone che si impegneranno a partecipare alle “veglie”, tanto più significativa potrà essere l’azione.
Sei interessato/a? Allora compila e restituiscici questo foglietto; oppure invia a norma.b@libero.it o al tel 3473204042 (ora in silenzio perla pace)
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se Alarmphone, una nave ong di soccorso o altri mezzi di informazione segnaleranno un’imbarcazione di migranti in difficoltà
desidero essere contattato/a A questo numero…………………………
O a questa mail ..………………………. Il mio nome è ………………..
In questo caso cercherò di raggiungere ( per Genova; ogni città indicherà un luogo adatto)) il più presto possibile la piazza della prefettura, largo Eros Lanfranco per partecipare ad un sit in, per tutto il tempo che potrò FINO A CHE L’IMBARCAZIONE NON SARA’ SOCCORSA E NON LE VERRA’ ASSEGNATO UN PORTO SICURO
Mi impegno anche a diffondere questo appello alle persone ed alle organizzazioni che conosco come sensibili a questi temi, per allargare il più possibile il numero dei partecipanti; e ad avvisare tempestivamente il maggior numero possibile di persone