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Puigdemont è stato rilasciato, bagno di folla ad Alghero

Sventato un nuovo caso Ocalan. Gabrielli difende la sua polizia ma niente estradizione per Puigdemont

Bagno di folla per Carles Puigdemont, accolto da applausi, abbracci e inneggiamenti per le strade di Alghero, invasa da migliaia di turisti catalani in occasione del festival del folklore organizzato da Adifolk. L’ex presidente della Generalitat ha fatto la sua prima apparizione pubblica nella piazza di Porta Terra, davanti alla sede del Comune di Alghero. Da lì ha raggiunto a piedi il porto, destinazione finale della sfilata in costumi tipici delle diverse città della Catalogna. Assediato dai giornalisti, Puigdemont ha tagliato corto, dicendo solo poche parole alla stampa catalana per assicurare la sua amicizia con l’Italia e la Sardegna e rinviare ogni considerazione a una conferenza stampa che dovrebbe tenersi nel pomeriggio di oggi. Poi l’abbraccio con la sua gente e la commozione quando qualcuno ha intonato l’inno catalano.

«L’arresto di #Puigdemont in Italia ci dice cosa siamo diventati, da chi siamo governati, quale idea di democrazia domini il Paese. #Puigdemont deve essere rilasciato: per la dignità del Parlamento europeo e per il minimo rispetto dei valori della nostra Costituzione», ha twittato Tomaso Montanari in sintonia con l’opinione della sinistra radicale e libertaria di questo paese.

Puigdemont è stato rilasciato venerdì sera, senza cauzione o altre misure cautelari, solo con l’obbligo di tornare in tribunale il 4 ottobre per presentare eventuali argomenti sulla richiesta di estradizione spagnola. Può lasciare l’Italia prima di quella data.

Un’ovazione e un’acclamazione dei suoi sostenitori lo ha accolto fuori dal carcere di Sassari, dopo la decisione della Corte d’Appello, a 20 ore dall’arresto. Alghero, l’unica città italiana di lingua e cultura catalana, per tre giorni è affollata non solo di turisti che si godono gli ultimi scampoli d’estate, ma anche di tante persone giunte dalla Catalogna e indipendentisti arrivati da ogni parte della Sardegna per Adifolk, la festa internazionale della cultura popolare catalana. Attendevano tutti la visita dell’ex presidente catalano, rimasto però in una cella del carcere di Bancali, alla periferia di Sassari, fino alla liberazione, avvenuta nel tardo pomeriggio. Poi il viaggio in auto con il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, e il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, sino ad Alghero appunto. Il ritardo della nave partita da Barcellona e diretta a Porto Torres ha fatto sì che il migliaio di catalani attesi ad Alghero non siano andati a Sassari per unirsi agli indipendentisti sardi, accorsi numerosi davanti al tribunale prima ancora davanti al carcere, per protestare contro l’arresto dell’europarlamentare catalano.

L’arresto di Puigdemont aveva suscitato l’indignazione degli indipendentisti di iRS, ProgReS e Torra che ne hanno chiesto l’immediata liberazione. Attivisti di quel mondo si sono radunati fin dalle prime ore del mattino davanti alla Corte d’Appello di Sassari per un sit-in di protesta e di solidarietà al quale hanno partecipato anche associazioni culturali come Omnium cultural de L’Alguer, e i ragazzi di Fridays for future: «Lo Stato italiano – ha detto un portavoce degli indipendentisti sardi – non può assumersi la responsabilità di consegnare un esiliato politico non violento allo stato spagnolo, che ha già dimostrato il suo spirito vendicativo e la sua attitudine violenta e repressiva nei confronti di pacifiche espressioni democratiche. Belgio e Germania hanno rigettato come illegittima ogni richiesta di estradizione da parte della Spagna. Solo in Italia poteva essere arrestato. In un’Italia così poco europea. In una Sardegna che purtroppo è ancora Italia».

La Corte d’appello di Sassari doveva decidere tra la liberazione o l’estradizione in Spagna, dove la Corte suprema ha sollecitato il suo arresto sulla base del mandato d’arresto europeo emesso nel 2019. Puigdemont è stato arrestato giovedì sera presto, appena sceso dall’aereo.

Le proteste convocate nelle piazze da movimenti dell’indipendentismo catalano dopo l’arresto in Sardegna si sono trasformate in atti di sostegno e celebrazione per la sua scarcerazione, decretata da una giudice italiana. Lo riportano i media iberici. A Barcellona, dove alcuni dei principali leader sociali del secessionismo hanno invitato a continuare la lotta politica per ottenere l’indipendenza, i simpatizzanti dell’indipendentismo si sono riuniti nella piazza Sant Jaume. Sono stati scanditi cori contrari al tavolo dei negoziati politici con Madrid. Ci sono state manifestazioni anche in altre località della Catalogna, in particolare in roccaforti dell’indipendentismo come Vic o Girona.

Il magistrato della Corte Suprema Pablo Llarena continua a fare pressione sui sostenitori dell’indipendenza catalana, ignorando la sentenza del 30 luglio della Corte Europea che fa decadere i mandati di arresto europei contro gli attivisti catalani pro-indipendenza esiliati in Europa. “Il procedimento giudiziario da cui deriva il mandato d’arresto europeo è attivo e in attesa della cattura degli imputati in contumacia”, ha detto la Corte suprema in un comunicato.

Eppure quella della Corte di giustizia dell’Unione europea del 30 luglio dovrebbe essere una sentenza vincolante. Tuttavia la polizia italiana lo aspettava all’aeroporto e Carles Puigdemont è stato arrestato appena sceso dall’aereo. Il sottosegretario Franco Gabrielli, ex capo della polizia, ha spiegato che l’Italia non poteva sottrarsi dall’eseguire un mandato di arresto europeo, pur ammettendo come fosse «ovvio» che si tratti di «situazioni che tutto sommato non preferiremmo mai trattare».

Il 30 luglio, l’immunità parlamentare richiesta da Carles Puigdemont, Toni Comín e Clara Ponsatí è decaduta. La Corte europea ha poi considerato che non c’era rischio di arresto perché non c’era un mandato d’arresto europeo in vigore. Tuttavia, la Corte Suprema sembra considerare che il mandato d’arresto europeo che ha emesso prima di questa sentenza non è mai decaduto. La Corte Suprema continua a interpretare il conflitto catalano a modo suo, nonostante le molteplici battute d’arresto che la giustizia spagnola ha ricevuto dagli stati membri dell’UE, come Germania, Scozia e Belgio, e dalla stessa corte europea. Puigdemont è in esilio in Belgio dal 2017 e si muove liberamente per l’Europa godendo della sua immunità parlamentare, che è scaduta il 30 luglio.

La Corte Suprema è lo stesso organo che ha assicurato nel dicembre 2020 che riprocesserà Arnaldo Otegi dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha considerato ingiusta la condanna per la quale il leader indipendentista basco ha passato sei anni in prigione.

Il rinnovo del Consiglio Generale della Magistratura è stato ritardato per tre anni, a causa del costante blocco del Partito Popolare e dell’ala conservatrice, che ha una larga maggioranza nell’organo che gestisce la magistratura in Spagna.

Il 23 giugno, il BOE ha pubblicato la grazia per i nove prigionieri politici catalani condannati nel cosiddetto caso Procés. “Per amore della concordia”, e forse a causa delle pressioni europee, il Consiglio dei ministri ha approvato la grazia, che significava anche allentare la pressione sui politici in esilio in Europa accusati degli stessi crimini dei loro colleghi.

Tutti loro hanno sottolineato la stessa cosa all’uscita dal carcere: sono nove persone graziate su più di 3.300 repressi. Il loro impegno per la costruzione di una repubblica catalana, dicono, rimane più forte dopo il loro tempo in prigione, e sono più che mai solidali con le migliaia di persone sotto processo.

Il Consiglio d’Europa ha adottato pochi giorni prima un duro rapporto che mette in discussione la libertà d’espressione in Spagna per la condanna dei dirigenti del Procés e che equipara la Spagna alla Turchia. Il Consiglio ha chiesto la grazia per coloro che sono stati condannati dalla Corte Suprema e ha descritto i crimini di ribellione e sedizione come “obsoleti”. Dello stato spagnolo, solo Unidas Podemos, ERC e PNV hanno votato a favore della relazione, mentre il Partido Popular, Vox e PSOE hanno votato in linea con la destra più estrema in Europa. La relazione ha ricevuto 70 voti a favore, 28 contrari e 12 astensioni. La sua pubblicazione ha probabilmente accelerato la pubblicazione degli indulti nel BOE.

La grazia dovrebbe aprire la porta al tavolo delle trattative politiche tra il governo catalano e quello spagnolo. Il PSOE non ha dato alcun indizio di essere favorevole a un referendum sull’autodeterminazione come soluzione di un conflitto politico. Tuttavia, l’ultimo sondaggio sul contesto politico in Catalogna (maggio 2021), condotto dal Centre d’Estudis d’Opinió, ha indicato che il 20% degli elettori del PSC è “molto d’accordo” con il diritto all’autodeterminazione tramite referendum, mentre il 33% è “un po’ d’accordo”. In Catalogna, solo gli elettori di Vox, Ciudadanos e Partido Popular sono irremovibili sul fatto che la popolazione non debba essere consultata sul suo futuro. Nel frattempo, il 57% degli elettori di En Comú Podem è molto d’accordo e il 29% molto d’accordo.

In un interessante articolo di Marco Santopadre alcuni retroscena: Per domenica il Consell per la República (Consiglio per la Repubblica) ed altre entità politiche e sociali catalane hanno convocato una manifestazione nel centro di Barcellona che si prevede molto partecipata. Il presidente attuale della Generalitat, Pere Aragonès, in tarda mattinata ha riunito d’urgenza tutti i componenti del Govern per fare il punto sull’arresto e in una conferenza stampa ha annunciato che si recherà domani ad Alghero.

Mentre il presidente del governo spagnolo, Pedro Sànchez, in una dichiarazione ha insistito sul fatto che Puigdemont e gli altri “latitanti” devono comparire davanti ai tribunali spagnoli perché “nessuno è al di sopra della legge”, in un breve comunicato il Ministero della Giustizia italiano ha assicurato di non aver avuto “alcun ruolo” nell’arresto di Puigdemont e che la vicenda è “interamente” nelle mani dei tribunali. Il sottosegretario alla presidenza del Governo Draghi ha comunque sottolineato che in presenza di un ordine di cattura europeo le autorità del nostro paese non potevano fare a meno di eseguirlo. Però anche sull’europarlamentare Clara Ponsatì pende lo stesso ordine di cattura europeo, ed anche a lei l’Eurocamera e poi il Tribunale di Giustizia dell’UE hanno revocato l’immunità; però Ponsatì si è recata ad Alghero alcuni giorni fa senza alcuna conseguenza.

In risposta a chi fa notare che le autorità francesi nei mesi scorsi hanno deciso di non arrestare l’ex presidente catalano che era entrato nel territorio di Parigi per partecipare ad atti politici pubblici, Franco Gabrielli ha affermato che «I francesi sono francesi, e noi siamo italiani. C’è stato un controllo alla frontiera e Puigdemont è stato messo a disposizione dell’autorità giudiziaria. Viviamo in uno stato di diritto».

«Dopo lo shock di giovedì sera, il governo spagnolo e Erc, i due alleati chiave nel processo di dialogo avviato per cercare una soluzione al conflitto in Catalogna, venerdì hanno respirato un pò più di sollievo», scrive El Pais all’indomani della scarcerazione di Puigdemont, sottolineando che Madrid e Barcellona puntano tenere in piedi il confronto riallacciato faticosamente 10 giorni fa. «I primi contatti discreti e alcune dichiarazioni pubbliche dei leader», gli indipendentisti Pere Aragones e Oriol Junquera, ed il premier Pedro Sanchez, «chiariscono che tutti stanno cercando di proteggere il dialogo sul futuro della Catalogna ed il negoziato sul bilancio ed isolarli dalla crisi scatenata dall’arresto di Puigdemont. “Qual è l’alternativa?”, ripetono in privato i vertici di Erc, e lo stesso Junqueras in pubblico», spiega El Pais. «Nessuno degli interpellati, né in Esecutivo né in ERC, nega che la situazione sia molto delicata e che quest’ultima crisi dovuta all’arresto di Puigdemont in Sardegna complichi ancora di più le cose, ma la decisione di consolidare la legislatura e puntare sul tavolo del dialogo è strategico e non può cambiare per quanti incidenti ci siano lungo il cammino, sottolineano». La situazione, si osserva, diventerebbe «esplosiva e difficile da prevedere» nel caso che Puigdemont venisse estradato in Spagna (dove è accusato di eversione per il referendum sull’indipendenza del primo ottobre 2017), ma tale scenario risulta «ormai improbabile». Il catalano Vanguardia tuttavia registra che «l’arresto di Puigdemont ha seminato scetticismo al tavolo di dialogo», e a Barcellona c’è chi legge quanto accaduto come una prova della «limitata volontà dell’Esecutivo centrale di cercare una soluzione al conflitto politico». E si registra una qualche frizione tra Erc, che rappresenta l’ala moderata della coalizione di governo catalano, e la formazione di Puigdemont, Junts.

 

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