E’ morto Paolo Pietrangeli, l’autore di “Contessa”. Anche in una recente intervista si era definito comunista [Stefano Arrighetti]
Lo ricorderemo per le molte canzoni con cui ha testimoniato il suo impegno politico attraversando le stagioni del canto e del disincanto dei movimenti sociali e della sinistra radicale. «Compagni dai campi e dalle officine prendete la falce, portate il martello, scendete giù in piazza, picchiate con quello, scendete giù in piazza affossate il sistema». È il ritornello di «Contessa», uno degli inni del ’68, senza dubbio il brano più famoso del repertorio di Paolo Pietrangeli, morto oggi a 76 anni a causa di una lunga malattia che già gli aveva impedito quest’anno di ritirare il premio Tenco, giusto riconoscimento alla sua opera di cantautore molto più ricca di «Contessa» o «Valle Giulia». Pietrangeli è stato un personaggio sicuramente insolito: figlio del regista Antonio e di Margherita Ferrone, negli anni ’60 comincia a dedicarsi alla canzone popolare ed entra nel Nuovo Canzoniere Italiano: si ritrova così a pubblicare per I Dischi del Sole, a diretto contatto con Giovanna Marini (che sarà la seconda voce di «Contessa»), Ivan Della Mea, Michele Straniero, Fausto Amodei. La sua caratteristica, al di là delle regole della canzone d’autore d’origine popolare, soprattutto dal vivo era la travolgente ironia e la capacità affabulatrice: l’apice dei suoi concerti, era la composizione istantanea di testi elaborati attorno a una parola chiesta al pubblico. Prima di dedicarsi alla regia televisiva aveva fatto una gavetta d’alto livello come aiuto di Visconti in «Morte a Venezia» e Fellini in «Roma» e poi di Paul Morrissey in due film ispirati ad Andy Warhol, «Flesh for Frankstein» e «Blood for Dracula». Come regista ha firmato «Bianco e nero» nel 1974, un documentario sul neo fascismo e le sue collusioni con i Servizi deviati e nel 1977 «Porci con le ali», adattamento del best seller di Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice, ripudiato dagli autori del libro ma comunque colpito dall’implacabile censura del tempo. Insieme a Wilma Labate e Roberto Giannarelli nel 2001 ha diretto «Genova. Per noi», documentario sulle violenze legate alle manifestazioni nelle giornate del G8. Il suo ultimo disco, registrato insieme a Rita Marcotulli, è del 2015. Militante del Pci, prima, di Rifondazione poi (nel 2001 gli mancarono appena 658 voti per venire eletto in un collegio romano), era stato attirato da Sel nel 2009 ma alle politiche del 2018 s’era candidato nelle liste di Potere al popolo prima che quella coalizione si rattrappisse centrifugando buona parte dei soggetti che gli avevano dato vita. Scrive oggi Paolo Berdini: «Del resto il suo amore per Roma e per una sinistra vera è testimoniato anche dalla sua candidatura al consiglio comunale in un’impresa che sapevamo difficilissima. Roma perde un grande artista, un intellettuale da sempre impegnato nella sinistra, un amico delle periferie». In una recente intervista si era definito comunista (lo deve ammettere perfino il dispaccio dell’Ansa) e aveva dichiarato di essere ben felice di venire ricordato per «Contessa» aggiungendo con un certo orgoglio di averla sentita cantare dai giovanissimi in piazza. Popoff lo ricorda con le parole di Stefano Arrighetti, presidente dell’Istituto Ernesto de Martino.
Fabrizio Borsella da Recanati mi scrive: “Se non avessi conosciuto Paolo la mia vita sarebbe stata molto diversa e molto più triste”. Parole che faccio mie perchè Paolo Pietrangeli non è solo l’autore di “Contessa” e di “Valle Giulia”, inni del ’68 italiano, non è solo una colonna del Nuovo Canzoniere Italiano e dei Dischi del Sole; è stato una presenza costante nella vita di questa nostra piccola comunità che si chiama Istituto Ernesto de Martino, vicino a tutti noi, vecchi e giovani, tanto che ognuno ha un suo personale ricordo.
Per me Paolo, come tanti di noi, sarà sempre quel personaggio un po’ goffo e sfortunato al quale tocca stare nel Cavallo di Troia, forse perchè sempre sceglie di stare dentro quel cavallo, cioè dentro quei grandi fatti nel nostro tentativo di dare l’assalto al cielo.
In quella canzone c’è tutta la nostra storia, sconfitte e vittorie, c’è la nostra e la sua volontà di non cedere, di non arrendersi. Paolo l’ha messa in pratica con le tantissime canzoni; con la sua attività di regista cinematografico sia nei suoi film (“Bianco e Nero” e “I giorni cantati” tra gli altri) che nelle regie collettive che hanno raccontato momenti importanti della storia di questo nostro paese, dai funerali di Berlinguer ai giorni di Genova del 2001 e del Social Forum fiorentino dell’anno successivo; con i suoi libri, compresi gli ultimi “gialli” con quell’improbabile investigatore che tanto gli assomiglia.
Ora restano tristezza e dolore, ma se ci fosse una qualche dimensione altrove mi piacerebbe pensarlo col suo vocione a cantare a squarciagola tutte le nostre canzoni, magari in una session infinita insieme al Mea e al Ciarchi.
Hasta sempre, Paolo.
A Gioia, a Giordano e a tutti i suoi familiari l’abbraccio di tutti noi dell’Istituto Ernesto de Martino.
I funerali si terranno Mercoledì 24 Novembre a Roma, presso la Casa del Cinema in Largo Marcello Mastroianni, a Villa Borghese