Comune di Roma: verso un Bilancio non partecipato? Associazioni e terzo settore preoccupate dal silenzio di Gualtieri
Inaugura presepi, consegna nuovi bus ibridi, invita Totti al Campidoglio, pregusta il Giubileo, trova imprudente un Capodanno in piazza e giura che Roma tornerà «grandiosamente normale» e sicuramente avrà una vita frenetica e un mucchio di cose più serie da fare. Ma non trova il tempo di incontrare quel mondo del terzo settore e dell’associazionismo che tanto s’è indaffarato per far tornare un sindaco del Pd in Campidoglio. Perdipiù non trova il tempo per discutere con loro di bilancio. Si parla di Gualtieri, il sindaco. Così quel mondo ha saputo dai giornali che il primo Bilancio di previsione della nuova amministrazione capitolina avrà tempi di approvazione così ristretti che non si riuscirà neanche ad interloquire con i cittadini; perciò, alla faccia di almeno tre articoli dello Statuto, 38, 7 e 12 per gli amanti della ruota di Roma, tutti quei soggetti saranno esclusi dal confronto su uno dei principali strumenti di gestione di Roma. Per certi versi è grandiosamente normale che un sindaco del Pd, proprio come i suoi predecessori di altri poli, se ne freghi di statuti e partecipazione, il contrario non è mai accaduto. E ora quelle sigle che si sono prodigate con uomini e mezzi per fargli salire la scalinata del Campidoglio provano a lamentarsi con un comunicato che «pur comprendendo come sia trascorso poco tempo fra l’insediamento formale e l’elaborazione della proposta di Bilancio», tenta di «sottolineare come il tema della partecipazione di cittadini, organizzati e non, rappresenti un elemento imprescindibile in qualsiasi azione amministrativa che vuole coniugare cambiamento e innovazione. Se Roma deve diventare una Città coesa, come il programma elettorale del Sindaco si proponeva, non si può prescindere dal coinvolgimento diretto dei cittadini a partire dalla definizione dell’impiego delle risorse disponibili».
Continuiamo a leggere la nota, firmata da Agcisolidarietà Lazio – Confcooperative Federsolidarietà Lazio – CSV Lazio – Legacoopsociali Lazio – Forum Disuguaglianze e Diversità – Forum Terzo Settore Lazio – Rete dei Numeri Pari: «Non va dimenticato che un Bilancio partecipato rappresenta un essenziale strumento di miglioramento dell’efficacia delle politiche perché è solo attraverso l’ascolto e il confronto con i cittadini che è possibile conoscere le loro reali necessità e le problematiche locali, ed è anche possibile indirizzare le scelte dell’amministrazione sugli interventi pubblici da realizzare o i servizi da implementare o migliorare, utilizzando le conoscenze e i saperi maturati dalle organizzazioni del civismo attivo nelle esperienze e nelle pratiche realizzate.
Inoltre, è anche uno strumento di rendicontazione sociale perché attraverso momenti dedicati e la disponibilità di materiale informativo non solo sugli investimenti fatti ma anche sugli interventi previsti, consente una valutazione consapevole dell’operato dell’Ente.
Pensiamo che Roma Capitale deve tornare ad avere un ruolo di regia nella governance degli interventi sui territori, anche alla luce della sentenza della Corte Costituzionale n.131/2020, che riafferma la centralità dell’Art.55 del Codice del Terzo Settore – D.lgs. 3 Luglio 2017, n.117, che pone tre assi nella relazione tra P.A. ed enti di Terzo Settore: co-programmazione, co-progettazione e accreditamento.
Oggi, sul territorio cittadino, si muove un potenziale enorme, fatto di enti, operatori sociali e cittadinanza attiva, costretto a rincorrere continue emergenze, nell’impossibilità di programmare progettualità di ampio respiro. Un potenziale le cui conoscenze e competenze, in assenza di un effettivo coinvolgimento nelle scelte, sono poco o nulla valorizzate.
Per poter effettivamente ottimizzare tutte le risorse in campo, appare evidente, ormai da decenni, la necessità di creare uno stretto collegamento tra le realtà che operano in città, attraverso un lavoro di co-programmazione, co-progettazione e coordinamento generale. C’è un modello di governance da disegnare, che trova i suoi presupposti nel quadro normativo già in essere, a partire dalla Legge n.328/2000.
E’ perciò necessario che, anche se in tempi strettissimi, avvenga un confronto con le nostre reti contando sul fatto che solo le contingenze impreviste, prima ricordate, lo abbiano impedito fino a oggi. Altrimenti non sarebbe giustificabile l’assenza di una concertazione su un ambito così importante, in cui ci aspettiamo un aumento della spesa sociale, invertendo il trend dei tagli che si sono succeduti nel corso degli ultimi anni, a fronte di un costante aumento di povertà e bisogni.
Ricordiamo ancora una volta come le realtà sociali diffuse in tutta Roma e le nostre reti associative costituiscono una componente fondamentale della partecipazione dei cittadini strategicamente essenziale nella ricostruzione delle comunità locali, e la loro azione si dispiega non solo nell’ambito tradizionale delle politiche sociali ma investe tutti gli ambiti della vita collettiva dove sviluppano da sempre una presenza attiva e preziosa.
Chiediamo comunque la possibilità di intervenire nel dibattito pubblico che si svilupperà nei prossimi giorni attraverso un’interlocuzione diretta con la Giunta e il Consiglio Comunale affinché i dettami dello Statuto prima ricordati possono essere onorati appieno».
Anche il sopravvalutato Marino (almeno in certi ambiti) aveva preso a pesci in faccia un bel pezzo della città che lo aveva votato, lasciando in eredità ai suoi successori robe come la famigerata delibera 140 che mette a rischio la sopravvivenza stessa degli spazi sociali e culturali in nome della messa a valore del patrimonio, oppure come la mancata attuazione del dettato referendario in tema di ripubblicizzazione dell’acqua e dei servizi. Paradossalmente l’unico microrisultato dell’epoca Raggi, la reinternalizzazione di parte degli ex assistenti educativi ora Oepa (operatori educativi per l’autonomia delle persone con disalbilità), è potuto avvenire forse proprio grazie all’odio di Raggi per i corpi intermedi. Nessun rimpianto, da queste colonne, per la stagione grillina in Campidoglio che ha illuso e disilluso la città con una velocità e una ruvidezza mai vista prima. Anche la luna di miele di Gualtieri con la città è stata rapida e insipida.
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