Quattro deputate espulse dal M5s formano una componente parlamentare sotto i simboli di Rifondazione e PaP
Nasce alla Camera ManifestA, una nuova componente formata da quattro deputate ex M5s, Simona Suriano, Doriana Sarli, Yana Ehm e Silvia Benedetti. A loro hanno concesso il loro simbolo il Partito della Rifondazione Comunista e Potere al Popolo «avendo lavorato spesso insieme», si legge in una nota. «La nostra vuole essere un’aggregazione di movimenti, partiti e sindacati che si riconoscono in una sinistra alternativa, perché nostro avviso la sinistra non è più presente in Parlamento. Vogliamo dare voce a chi non ha voce nelle istituzioni a quanti intendono alzare la testa e a manifestare il loro disagio per queste politiche eccessivamente neo-liberiste», ha spiegato Simona Suriano, tra le deputate espulse dal M5s per non aver votato la fiducia al governo Draghi. «Siamo la prima componente tutta al femminile, e per noi questo è motivo di orgoglio», ha aggiunto Yana Ehm nel corso della presentazione della nuova componente insieme a Maurizio Acerbo, segretario Prc e ad Elena Mazzoni e, tra gli altri, a Marta Collot e Giuliano Granato di Potere al Popolo. Un primo segno concreto di disgelo tra i gruppi dirigenti della sinistra radicale tre anni dopo la deflagrazione del progetto originario di Pap quando, anziché proseguire la fase di coagulo della sinistra sociale e politica, si scelse la strada della condensazione identitaria. Ora la componente parlamentare, che potrebbe replicarsi anche al Senato (dove già Matteo Mantero ha aderito a Pap, inoltre alla conferenza stampa di presentazione c’era anche la senatrice Paola Nugnes), è l’unica opposizione di sinistra al governo Draghi.
Per ora, precisano le quattro deputate, non è in vista la costituzione in partito né la presentazione alle prossime amministrative: «non vogliamo diventare un gruppo politico ma un aggregatore di movimenti, cittadini e sindacati: vogliamo dare vita ad uno spazio che porti alla nascita di una piattaforma trasversale e dia voce a chi voce non ce l’ha».
Già dal nome ManifestA, un appello alla lotta declinato in chiave femminista, la componente si ripromette di essere utile a chi decide di “alzare la testa” per rivendicare diritti in una fase di svolta autoritaria della governance liberista. E già oggi le deputate ospiteranno nella stessa sala stampa esponenti del movimento studentesco in lotta contro il Miur dopo gli omicidi sul lavoro di due studenti e contro la riorganizzazione degli esami di maturità.
Il comunicato distribuito in sala stampa alla Camera è piuttosto esplicito sul carattere «di sinistra, ambientalista» del «percorso unitario» e nell’elenco di rivendicazioni, dalla redistribuzione della ricchezza attraverso la tassazione dei grandi patrimoni all’intervento pubblico nell’economia, dal ripudio della guerra al taglio delle spese militari, dal contrasto al razzismo all’uguaglianza di genere e ai diritti sociali e civili.
Quanto sarà «uno spazio aperto a tutti coloro che intendano contribuire alla costruzione di un progetto collettivo – così conclude la nota – aperto alla partecipazione dal basso», non è ancora noto.
«Sarà probabilmente con la denominazione ‘ManifestA’ che questo pezzo di sinistra si proporrà alle elezioni del prossimo anno, in piena opposizione al governo di Mario Draghi – le quattro deputate uscirono dal Movimento dopo l’appoggio al suo esecutivo – ma pure al fronte progressista, nella convinzione che non ci siano margini di dialogo con il Pd. L’ex due volte sindaco di Napoli [De Magistris, ndr] sarà con ogni probabilità il volto trainante del progetto anti-sistema e che punta a raccogliere consensi non solo nell’area di sinistra-sinistra e dei movimenti ma anche in quella dei delusi dai 5 Stelle», scrive su Repubblica Matteo Pucciarelli, buon conoscitore delle dinamiche della sinistra. Molto dipenderà dalla nuova legge elettorale ma intanto l’articolista riporta la voce secondo cui «c’è addirittura chi sogna un coinvolgimento di Alessandro Di Battista nel progetto, per adesso è fantapolitica ma un domani chissà».