I paradossi del decreto riaperture: niente smart working nella pubblica amministrazione e altri disastri [Gianni Carravetta*]
Il Governo Draghi, tra un impegno e l’altro sui nuovi fronti del marketing politico, il 24 marzo ha emanato (quello che potrebbe essere) l’ultimo decreto del periodo di emergenza sanitaria. Visti i precedenti, non poteva che essere un’ulteriore dimostrazione di opacità e sciatteria legislativa, tale da suscitare solo dubbi e poche certezze circa la sua applicazione.
Per ciò che concerne i rapporti di lavoro, è possibile ricavarne solo una certezza: pur permanendo l’obbligo di vaccinazione, viene meno l’obbligo di possedere ed esibire il green pass rafforzato per accedere nei luoghi di lavoro, in quanto, ad eccezione del personale sanitario, per tutti i lavoratori (inclusi gli ultracinquantenni) fino al 30 aprile sarà sufficiente il green pass base, cioè da vaccinazione, guarigione o tampone negativo.
Per il resto rimangono solo incertezze, alcune persino paradossali: viene prorogata la sorveglianza sanitaria eccezionale per i lavoratori maggiormente esposti al rischio di contagio, ma non sono state prorogate le misure a tutela dei lavoratori fragili; viene prorogato lo smart working in forma semplificata, ma solo per lavoratori del settore privato; l’atto di accertamento dell’inadempimento all’obbligo vaccinale in ambito scolastico, non comporterà più la sospensione del rapporto di lavoro, ma imporrà comunque al dirigente di utilizzare il docente inadempiente in attività di supporto alla istituzione scolastica, così determinando i costi della sua sostituzione.
Insomma, si poteva fare peggio di così? Che senso può avere avuto introdurre un obbligo vaccinale esteso ad un’amplissima fascia di popolazione (gli over 50), quando si era già deciso di chiudere l’emergenza sanitaria dopo appena un mese e mezzo, con la conseguenza di dover smantellare le misure ad essa collegata? Si può, in una fase ulteriore e imprevista (dalle stesse fonti governative) di aumento dei contagi, eliminare le tutele per i lavoratori fragili e non prolungare lo smart working in forma semplificata nella PA, a fronte dei ritardi storici delle pubbliche amministrazioni e delle chiusure quotidiane delle strutture lavorative per i crescenti casi di positività?
Le domande potrebbero essere tante, troppe per rappresentare lo stupore, la rabbia e il malcontento indotti dalle decisioni governative e dalle corti sindacali a supporto dell’attuale sistema di governance. La risposta da dare però è solo una: rompiamo gli equilibri di potere che irretiscono i lavoratori cambiando la composizione e la qualità della rappresentanza. Dipende da noi, non c’è alternativa alla presa di coscienza.
*Gianni Carravetta è una RSU dei COBAS al Comune di Roma
Per il rinnovo delle RSU si voterà i prossimi 5, 6, 7 aprile