Il Ddl Concorrenza stravolge gli enti locali, da fornitori di servizi pubblici per la comunità a strumento del mercato [Armando Morgia*]
Era il 5 Agosto 2011 quando Mario Draghi e Jean-Claude Trichet scrivevano per conto del Consiglio Direttivo della Banca Centrale al Governo italiano, affermando che era necessaria “una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala”.
Serve ricordare che solo due mesi prima, in particolare il 12 e 13 giugno, si era votato per il referendum, per la tutela dell’acqua pubblica e per sottrarre i servizi pubblici al mercato.
Si scontrano due filosofie del ruolo dell’ente locale, da un lato quello della centralità del profitto come motore dell’erogazione del servizio pubblico attraverso il mercato e dall’altra quella di un servizio pubblico che sulla base di un principio di solidarietà ha al centro la qualità del servizio come diritto universalistico.
La storia ci ricorda che non è bastata la straordinaria vittoria dei referendum per impedire la tracotanza della Banca Centrale che imponeva al Governo Italiano di andare contro la volontà popolare, tracotanza espressa proprio da parte di coloro che oggi parlano di autodeterminazione dei popoli e di democrazia.
Oggi il Governo, con a capo Draghi, stesso autore della lettera, rilancia con il DDL Concorrenza un nuovo processo di privatizzazioni e uno stravolgimento del ruolo dei comuni.
Il nuovo ddl concorrenza è uno degli strumenti del PNRR del Governo Draghi, che all’articolo 6 stabilisce una inversione netta di tendenza, dove l’ente locale si deve fare autore diretto della privatizzazione del servizio pubblico, stravolgendo la sua funzione pubblica e sociale, facendo del mercato la modalità di gestione ordinaria.
L’esito è quello di consegnare all’accumulazione finanziaria beni e servizi primari, diritti vitali per la dignità delle persone, giustificando il tutto con una lode alla concorrenza, quando è evidente si tratti di monopoli con profitti garantiti.
In questo modo si stravolge anche il ruolo di ogni lavoratore e lavoratrice degli enti locali, che vede la sua missione, garantire alla propria comunità un accesso solidale e pubblico ai servizi, trasformata in strumento della privatizzazione, facendo quindi venir meno quel ruolo di civil servant della propria comunità, mutandolo in suddito del mercato.
Per questo ritengo necessario che la prossima Rappresentanza Unitaria Sindacale (RSU)di Roma Capitale, che si andrà ad eleggere il prossimo 5, 6 e 7 aprile, e per la quale sono candidato con la CGIL, aderisca all’appello, lanciato il 22 marzo scorso, (link) contro il DDL Concorrenza, per difendere acqua, beni comuni, diritti e democrazia.
*Armando Morgia, candidato Cgil, RSU Roma Capitale
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