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Roma Capitale, come sono andate le elezioni delle Rsu

Il malcontento dei dipendenti non si tramuta in dissenso ma in disillusione  [Gianni Carravetta*]

Il raffronto tra le due ultime tornate delle elezioni RSU presso Roma Capitale evidenzia due dati principali: una riduzione nella partecipazione al voto e la perdita secca di consensi da parte di due liste, una delle quali, la CSE, nata dall’unione di due organizzazioni preesistenti (USB e DICCAP).

La flessione dell’elettorato attivo si spiega con l’ingiustificabile scelta di non rinviare le elezioni RSU, decisione (presa dalle organizzazioni sindacali maggioritarie) che ha determinato l’effetto di circoscrivere la contesa all’interno di un periodo in cui i casi di contagio, l’alternanza tra lavoro agile e in presenza, le fragilità e le quarantene hanno tenuto lontani i lavoratori, mentalmente e fisicamente, dal rituale delle elezioni. Ciononostante, la percentuali di votanti a Roma Capitale (61%) si è attestata su un livello abbastanza alto e mediamente superiore a quello di altre grandi città metropolitane.

La perdita secca e consistente di voti da parte delle due/tre liste sopra citate rimane (CSE e CSA), invece, un fatto poco interpretabile, poiché, in termini assoluti, nessuna delle altre liste ha beneficiato di un incremento di voti proporzionale a quelli scomparsi (quasi 1.700). Si può dire, al contrario, che sei liste su nove perdono consensi, e le uniche tre che ne guadagnano, CGIL, COBAS e FISI (ma quest’ultima si presentava per la prima volta), intercettano solo una minima parte dei voti dispersi.

RSU 2022 ELEZIONI RSU 2018
LISTE VOTI SEGGI % DIF. VOTI 2022/2018 LISTE VOTI SEGGI %
CISL 6224 68 40,6 -95,0 CISL 6319 62 37,1
UIL 3259 36 21,3 -50,0 UIL 3309 33 19,4
CGIL 3221 36 21,0 94,0 CGIL 3127 31 18,4
CSA 1056 12 6,9 -337,0 USB 1785 18 10,5
CSE* 786 9 5,1 -1317,0 CSA 1393 14 8,2
SGB 348 4 2,3 -79,0 SGB 427 5 2,5
COBAS 242 3 1,6 15,0 DICCAP 318 3 1,9
FISI** 104 2 0,7 / COBAS 227 3 1,3
UGL 89 1 0,6 -37,0 UGL 126 2 0,7
TOTALE 15329 171 100,0 TOTALE 17031 171 100
BIANCHE 73 BIANCHE 67
NULLE 245 NULLE 339
TOTALE 15647 TOTALE 17437
TOT. AVENTI DIRITTO 25613 24809
*lista nata dall’unione di USB e DICCAP – **lista non presente nel 2018
DIFFERENZA VOTANTI -1790
% elettori 61 70,3

 

In assenza di dati disaggregati, essenziali per decodificare i flussi elettorali, possiamo interpretare questo fenomeno solo come una forma di astensionismo, che si somma al dato (fisiologico) generale della ridotta partecipazione al voto. D’altra parte, se si guarda all’esito del voto in termini percentuali, emerge un’ulteriore e schiacciante evidenza obiettiva: le tre grandi confederazioni (CGIL, CISL e UIL) guadagnano ben 8 punti, arrivando alla soglia dell’83% degli eletti nella futura assemblea della RSU. Spicca in questo rassemblement  maggioritario la supremazia incontrastata della CISL, capace ancora una volta (quasi) di doppiare i secondi.

A breve commento del risultato complessivo, si può osservare che il mondo capitolino sembra essersi cristallizzato nel tempo. Gli individualismi e i particolarismi, che connotano il contesto lavorativo, producono una struttura di senso fondata sugli equilibri di potere esistenti e sul falso universalismo dei canoni predominanti nel regime di relazioni sindacali. Dunque, il fortissimo malcontento che serpeggia tra i dipendenti capitolini non si tramuta ancora in dissenso, si trasforma in disillusione e si incanala nei solidi margini della conservazione.

In definitiva, il risultato delle elezioni RSU nel Comune di Roma non dovrebbe sorprenderci più di tanto, perché è perfettamente coerente con lo stato di inerzia di un Ente da troppi anni segregato nel limbo delle politiche di rientro dal debito, e tuttavia too big to fail e, quindi, condannato ad un lento riscatto morale e finanziario. I proclami per il PNRR, l’Expò o il Giubileo rappresentano una momentanea forma di distrazione dallo stato di fallimento che incombe su una città ostaggio di una classe dirigente incapace e intenta a coltivare solo interessi corporativi di breve periodo. La difesa dell’esistente sembra dunque profilarsi come un esito naturale, una reazione passiva che parte dai vertici e arriva fino alla base dei lavoratori capitolini, schiacciati verso la trincea di una guerra sociale latente in cui pochi combattono per una giusta causa di emancipazione.

Tra quei pochi si colloca la nostra Organizzazione, che ha confermato un trend in crescita da ormai un decennio (dal 2012 in poi). Invero, si tratta di un avanzamento piuttosto lento, un cammino che avremmo voluto accelerare (di più) in occasione della tornata elettorale appena conclusasi. Tuttavia non ci tireremo indietro, nella convinzione di perseguire, partendo da un’analisi critica della realtà, obiettivi concreti a tutela dell’interesse collettivo, sempre connessi ad una visione ideale e alternativa del modello di azione sindacale.

*delegato Rsu per la Confederazione Cobas

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