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Il fascismo discreto: Giorgia Meloni spiegata ai francesi

Come Giorgia Meloni cerca di far dimenticare le sue radici fasciste e spera di diventare la prima donna premier in Italia [Ludovic Lamant]

Roma (Italia) – L’ufficio di Francisco Giubilei si trova a cinque minuti a piedi da una piramide monumentale costruita in tempi antichi, che dà il nome a questo quartiere centrale di Roma, Piramide. È anche a pochi passi da un elegante cimitero, risparmiato dal flusso turistico, dove è possibile visitare le tombe del poeta Keats o del filosofo comunista Gramsci, quando la guardia si degna di aprire la porta.

Una rapida occhiata all’imponente biblioteca del trentenne Giubilei non lascia spazio a dubbi: Gramsci non è tra i suoi autori preferiti. Un’opera completa dello scrittore Giovanni Papini, sostenitore di Mussolini, si trova su uno degli scaffali più alti. Un crocifisso è inchiodato alla parete tra le due finestre del cortile. La casa editrice che dirige sta traducendo l’ultimo libro di Eric Zemmour, mentre due suoi saggi sono già apparsi in ungherese. Dice di “bere qualcosa” con Erik Tegnér, fondatore dell’organo di informazione di estrema destra Livre noir, che ha incontrato durante una visita a Budapest.

Giubilei è anche a capo di un think tank ancora riservato, Nazione Futura, un “hub culturale” che immagina sul modello dell’Istituto di scienze sociali, economiche e politiche fondato da Marion Maréchal a Lione. Cita anche gli stretti legami con Disenso, il contenitore di idee del partito neofranchista Vox in Spagna. Se questo amico di Vincenzo Sofo, europarlamentare italiano sposato con Marion Maréchal, ci riceve con affabilità, è perché si compiace dell’interesse della stampa internazionale per l’ennesima riconfigurazione in corso della destra italiana.

In pochi mesi, il trentenne si è affermato come figura del “melonismo”, dal nome di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, partito da tempo riservato, nato dalle ceneri di un movimento post-fascista, il Movimento Sociale Italiano (MSI).

Così Giubilei riassume il momento politico del suo Paese: “Stiamo assistendo a una battaglia tra due partiti, Fratelli da una parte, la Lega di Matteo Salvini dall’altra, per conquistare la leadership della coalizione di centrodestra. In effetti, i loro elettorati si sovrappongono in parte. Quello che molti italiani chiamano “centro-destra” corrisponde a un arco tracciato approssimativamente dalla Democrazia Cristiana all’estrema destra.

Lo scontro tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini è salito di tono l’ultimo giorno di aprile. La quarantacinquenne romana stava tenendo il suo congresso a Milano, la capitale economica del nord, sul suolo del suo rivale. Questa è la nascita del partito dei conservatori”, ha detto, insistendo: “È arrivato il momento delle donne”. Senza mai citare Matteo Salvini, ha azzardato una metafora marina: “Ci sono politici che fanno surf, che si lasciano portare dall’onda, che non dominano gli eventi. Noi siamo i marinai, che lavorano”.

“Si descrivono come conservatori, ma sono molto più radicali”, avverte Daniele Albertazzi, politologo dell’Università del Surrey nel Regno Unito. Ma la loro destra non è paragonabile a gruppi neofascisti come CasaPound o Forza Nuova. I voti dei parlamentari di Fratelli d’Italia delineano i confini di quella che chiamiamo destra radicale”.

Principale opposizione al governo Draghi

Le posizioni di Fratelli, formazione nata nel 2012, sono ben identificate: patriottismo a gloria dell’Italia, discorso anti-migranti – il partito era arrivato a deplorare nel 2017 l’eccessivo numero di stranieri nel campionato di calcio italiano per spiegarne la mancata qualificazione ai Mondiali -, difesa dei valori della famiglia tradizionale (Fratelli ha appena presentato una proposta di legge che rende la maternità surrogata un reato punibile con il carcere), opposizione all’aborto… ” A Bruxelles hanno sempre sostenuto la Polonia nel suo braccio di ferro con la Commissione sullo Stato di diritto, il che è particolarmente preoccupante”, aggiunge Fabio Massimo Castaldo, eurodeputato del Movimento Cinque Stelle (M5S) e referente del suo partito per la politica estera.

Sulla guerra in Ucraina, Meloni, che in passato ha elogiato la Russia cristiana di Vladimir Putin, assume ora un inequivocabile atlantismo. Si tratta di una posizione molto lontana da quella meno netta di Salvini, che propone di porre fine alle forniture di armi a Kiev per preparare il terreno ai negoziati di pace.

In materia economica, Fratelli difende le ricette neoliberiste: “Non difendono il tradizionale programma fascista di uno Stato forte che si appropria di parti dell’economia. Sostengono uno “Stato modesto”. Sono rivolti alla classe media e alla piccola borghesia”, afferma Daniele Albertazzi.

Quando Mediapart chiede a Guido Crosetto, cofondatore del partito, quale sia la ragione principale dello slancio della Meloni, visto che è in testa ai sondaggi – sondaggi fragili, visto che non si conosce nemmeno la data delle elezioni politiche – risponde senza esitazione: “la coerenza”. Dall’insediamento del governo di unità nazionale attorno all’ex banchiere centrale Mario Draghi nel febbraio 2021, Fratelli d’Italia ha incarnato quasi da solo l’opposizione.

Il messaggio è chiaro: se Salvini, a capo della Lega, è una banderuola, la Meloni è seria e pronta a governare. Il leader della Lega è stato a sua volta oppositore e poi difensore dell’euro, fervente sostenitore di Putin prima di fare un’inversione di rotta, concorrente e poi alleato del Movimento Cinque Stelle o di Mario Draghi…”. Meloni è molto semplice da capire: nazionalista, patriota, in opposizione al governo Draghi”, osserva David Allegranti, autore di un libro di interviste sull'”antipolitica” (2021, Luiss University Press).

Il saggista prosegue: “Quando Salvini pubblica le foto dei piatti di pasta che mangia sul suo account Instagram, la Meloni è diventata molto più attenta al messaggio che manda. Sta dicendo: “Sono un conservatore serio, non un clown”. Secondo lui, Meloni va addirittura controcorrente rispetto alle tendenze “antipolitiche”, dal Movimento Cinque Stelle alla Lega versione Salvini, che hanno dominato la politica italiana negli ultimi anni. Secondo lui si tratterebbe addirittura di una “iperpolitica”.

Con Meloni non c’è un discorso contro l’establishment o contro le istituzioni. I tempi in cui Beppe Grillo voleva “rottamare” la classe politica sembrano ormai lontani. Come le strutture molto classiche del partito che ha costruito dal 2012, Meloni è quasi un politico d’altri tempi, che fatica a dimenticare le sue radici politiche sulfuree.

“Vogliamo costruire un partito noioso”, ripeteva Guido Crosetto. Oltre a Crosetto, l’arrivo di altri pesi massimi del partito di Forza Italia di Berlusconi – Rafaelle Fitto o Daniela Santanché – ha rafforzato questa dinamica. La strategia sembra funzionare, soprattutto nel sud del Paese, proprio dove Salvini sperava di estendere la sua presa.

La Meloni sta facendo l’opposto di ciò che il Movimento Cinque Stelle ha cercato di fare”, afferma Pietro Castelli Gattinara, professore alla Libera Università di Bruxelles (Cevipol) e ricercatore a Sciences Po. Il M5S è nato in risposta a una forte richiesta di cambiamento nella politica. Hanno inventato una struttura per rispondere ad essa. La Meloni, invece, ha fondato un partito per sottrarre elettori ai partiti già esistenti.

Ministra di Berlusconi a 31 anni

Meloni è nata nel quartiere popolare della Garbatella, a sud di Roma, quello che Nanni Moretti attraversa in Vespa nel suo Diario (1993). La capitale italiana è diventata la sua roccaforte, come confermano le elezioni comunali del 2021. Anche se il sindaco è sfuggito al candidato di destra, Fratelli d’Italia ha ricevuto al primo turno cinque volte più voti di Forza Italia di Berlusconi, ma anche tre volte più della Lega di Salvini.

Non dimentica mai di esaltare le sue origini popolari e non esita, come la destra italiana ha spesso fatto in passato, a deliziare figure emblematiche della sinistra, da Hannah Arendt a Pier Paolo Pasolini.

Ai deputati del Partito Democratico (centro-sinistra) che l’hanno criticata per aver citato il drammaturgo tedesco Brecht, emblema della resistenza al nazismo, ha detto, riferendosi al governo Draghi: “So che avreste preferito citare voi stessi Brecht. Ma probabilmente non troverete nell’opera di Brecht un passaggio in cui egli elogia un governo guidato da un banchiere, che fa una croce sulla legittimità popolare.

Fratelli d’Italia prende il nome dall’incipit dell’inno italiano, composto nel 1847 da un patriota in lotta contro le forze francesi. Tuttavia, il partito della Meloni ha due riferimenti storici più minacciosi: il Movimento Sociale Italiano, fondato nel 1947 da nostalgici di Mussolini, e Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini.

All’età di 15 anni, Meloni entra a far parte del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del MSI. È il periodo in cui l’Italia è stata scossa dall’assassinio dei giudici anticorruzione Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – morti di cui ricorre in questi giorni il 30° anniversario e che, secondo il racconto ufficiale della Meloni, hanno rappresentato per lei un punto di svolta.

Nel 1995, la Romana aderì ad Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini, nata dalle ceneri dell’MSI. Eletta deputata all’età di 29 anni, due anni dopo, nel 2008, è diventata la più giovane ministra della storia della Repubblica italiana, con il portafoglio della Gioventù, in un periodo in cui Berlusconi governava in coalizione con Alleanza Nazionale e Lega Nord. All’epoca, il “Cavaliere” la soprannominò “la trottola”, senza suscitare particolare scalpore.

Nel 2010, l’Alleanza di Fini si è dissolta, fagocitata dalla coalizione inventata da Berlusconi, il Popolo della Libertà. Ma mentre questa piattaforma di destra sostiene nel 2011 l’istituzione di un “governo di esperti” nel bel mezzo della crisi del debito sovrano, sotto la guida di Mario Monti, un nucleo di ex membri di AN si stacca e crea Fratelli d’Italia, inizialmente per opporsi a Monti e ai “tecnocrati”.

Per molto tempo, i punteggi della formazione sono rimasti riservati (meno del 2% nelle elezioni legislative del 2013, circa il 4% nelle elezioni del 2018). Nel 2016, Giorgia Meloni ha fatto campagna elettorale, incinta, per il sindaco di Roma. Ancora una volta, è stata oggetto di commenti sessisti da parte di Berlusconi, che riteneva che la maternità non fosse compatibile con la carica di sindaco. La Meloni si è classificata terza.

Due anni dopo, è scoppiata in lacrime su un set televisivo quando ha descritto il sacrificio personale che la sua carriera politica ha comportato e ha notato che vedeva troppo poco sua figlia. Mentre Fratelli appartiene allo stesso gruppo del Parlamento europeo di Vox, un partito spagnolo particolarmente ostile al discorso femminista, Meloni gioca la carta del femminismo – anche se in modo relativo – ogni volta che può.

È una delle prime donne a capo di un partito in Italia e sa come politicizzare le questioni di genere, come ha fatto Marine Le Pen in Francia”, descrive Pietro Castelli Gattinara. Soprattutto, usa la questione della parità come elemento discorsivo per colpire le minoranze musulmane, per presentare l’Islam come una religione intrinsecamente misogina e per difendere, in cambio, la famiglia tradizionale”.

“Io sono Giorgia”

Nel 2019 è stata raggiunta una pietra miliare. Un giorno di ottobre, è intervenuta a un incontro a Roma per denunciare la formazione del secondo governo di Giuseppe Conte (Movimento Cinque Stelle). In piazza San Giovanni, un luogo solitamente associato a raduni di sinistra a Roma, ha lanciato una diatriba contro le coppie omosessuali che crescono figli: “Io sono Giorgia. Sono una donna, una madre, italiana, cristiana. Non me lo porterete via.

Questo sfogo è diventato il suo marchio di fabbrica. Il giorno dopo, i DJ, dapprima per deridere, hanno colto la palla al balzo. Sui social network sono fioriti laboriosi remix del discorso. Meloni è persino apparsa sui set televisivi, ballando goffamente su questi successi effimeri, con la complicità dei giornalisti. Nella sua biografia, pubblicata nel maggio 2021 e opportunamente intitolata Io sono Giorgia, afferma che questi DJ hanno fatto sì che il suo “sogno più segreto” di diventare una cantante si realizzasse.

Questo testo è diventato un bestseller. Tra autocelebrazione (il padre comunista assente, i problemi di peso…), ode alla cultura pop (con citazioni di Michael Jackson, Adele o successi del varietà italiano) e frammenti di un manifesto conservatore in divenire (con molte citazioni di un filosofo conservatore britannico, Roger Scruton), il libro ha indubbiamente contribuito alla “de-demonizzazione” del personaggio. Basterà a liberare Fratelli d’Italia dal peso soffocante della sua storia?

Su questo punto cruciale, Meloni scrive nel suo libro: “So che sto entrando in un campo minato. Ma non ho paura di ripetere per l’ennesima volta che non adoro il fascismo. D’altra parte, conosco i nomi e le storie dei giovani sacrificati negli anni Settanta sull’altare dell’antifascismo. Si riferisce, in particolare, all’attentato alla sezione del MSI di via Acca-Larentia a Roma nel 1978, che costò la vita a tre attivisti, nel pieno degli anni di buio.

Intervistata dal quotidiano spagnolo El País nel 2020, ha dichiarato: “Non abbiamo alcun rapporto con il fascismo, che è finito 70 anni fa, e io sono nata nel 1977. È Fratelli d’Italia che oggi conduce le battaglie per la democrazia”. Francisco Giubilei è d’accordo: “Dire che le persone nate negli anni ’70 sono legate al fascismo è ridicolo”.

Spesso si sostiene che la Meloni appartiene alla generazione successiva, quella dei leader di destra nati negli anni Settanta. A volte viene chiamata “generazione Atreju”, in riferimento al nome di questo festival che riunisce i sostenitori della Meloni – Marion Maréchal ha partecipato all’ultima edizione, lo scorso dicembre, intitolata “Natale conservatore”.

“Marine Le Pen ha provato a sdemonizzarsi, ma rimane una forza isolata in Francia. Quando era ministro sotto Berlusconi, la Meloni ha giurato sulla Costituzione del 1948, che è una Costituzione antifascista. Probabilmente nel suo partito ci sono ancora dei nostalgici, ma Fratelli si è integrato perfettamente nel gioco politico italiano e nella logica dell’alternanza”, ritiene Alessandro Giuli, giornalista di Libero. Secondo questa sostenitrice della Meloni, non fa altro che aggiornare il progetto di Gianfranco Fini di un “patriottismo costituzionale” pienamente compatibile con le istituzioni.

Nonostante queste energiche smentite, le ambiguità persistono. Al di là dei riferimenti alla “serietà” e alla “coerenza”, al di là della retorica che prepara il passaggio dal “sovranismo” a un “conservatorismo” più consensuale in Italia, i Fratelli eccellono nel coltivare i riferimenti a Mussolini con l’aria di non toccarlo. Persino Steve Bannon, quando nel 2018 ha intrapreso un tour in Europa per conto di Donald Trump, si è preoccupato di una formazione “forse un po’ troppo di destra” per lui. All’epoca aveva definito la Meloni “fascista, neofascista”.

“La loro condanna del fascismo è ambigua. Il partito non ha mai preso esplicitamente le distanze, nonostante gli scandali degli ultimi anni”, giudica il deputato M5S Fabio Massimo Castaldo. Alle elezioni comunali del 2021, è stata Rachele Mussolini, nipote del Duce, a ottenere il maggior numero di voti al primo turno, per conto di Fratelli. Alle elezioni europee del 2019, un certo Caio Giulio Cesare Mussolini, pronipote del Duce, si è candidato anche per Fratelli, posando per il video della sua campagna davanti al Palazzo della Civiltà, il culmine dell’architettura fascista a Roma.

Alcuni simboli del partito sono ancora controversi: “La fiamma tricolore del loro logo è il simbolo originale del MSI, che rappresentava la rinascita dello spirito fascista dei reduci della Repubblica Sociale Italiana [1943-1945 – ndr]”. Quanto a Ignazio La Russa, passato per il Msi e Alleanza Nazionale prima di co-fondare Fratelli, ha postato, prima di scusarsi, un messaggio pseudo-ironico su Twitter, nel bel mezzo della pandemia di Covid. All’epoca, consigliava di non stringere la mano, ma di praticare il “saluto romano, antivirus e antimicrobico”. Questo saluto, recuperato dai fascisti, è in teoria condannato dalla legge italiana.

Nell’ottobre 2021, il sito web italiano di notizie Fanpage ha pubblicato un video, realizzato con una telecamera nascosta, in cui si vede Carlo Fidanza, capo della delegazione di Fratelli, partecipare a una cena a Milano per raccogliere fondi per finanziare il partito. In un contesto di commenti sessisti e razzisti, Carlo Fidanza ha suggerito l’esistenza di una tesoreria non ufficiale del partito, alimentata da donatori vicini a ideologie neofasciste o neonaziste. La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta per sospetto riciclaggio di denaro. “È solo un po’ di folklore”, dice Alessandro Giuli, quando gli si chiede della gravità delle accuse.

La polemica sul 25 aprile

Un altro episodio movimentato: Giorgia Meloni si è recata lo scorso aprile ai funerali di Assunta Almirante, la vedova di Giorgio, che aveva combattuto a fianco di Mussolini ed era il principale esponente del MSI. Daniele Albertazzi analizza: “Quando partecipa ai funerali, si guarda bene dal fare l’inchino. Allo stesso modo, non farebbe mai l’errore di fare un discorso sui contributi benefici di Mussolini, per esempio. Ma mantiene, in modo più sottile, una zona grigia, parlando di nazione, onore o lealtà, che le permette di inviare un messaggio a un elettorato più radicale.

A un giornalista che le ricorda che Almirante ha partecipato alla “Repubblica di Salò” durante la seconda guerra mondiale, risponde: “Come tanti italiani di allora. L’Italia è stata interamente fascista fino al 1945. La Meloni è anche criticata dalla sinistra per essersi rifiutata di celebrare il 25 aprile, la “Festa della Liberazione”, che corrisponde alla fine del regime di Mussolini e dell’occupazione nazista in Italia. Preferisce la data del 4 novembre, associata alla fine della Prima Guerra Mondiale.

I dirigenti di Fratelli che sono nei municipi o nelle regioni partecipano alle commemorazioni del 25 aprile”, sostiene Guido Crosetto. Ma ci sono stati anni in cui in Italia non ci è stato permesso nemmeno di partecipare. “Il 25 aprile è stato confiscato dalla sinistra”, aggiunge Francisco Giubilei, secondo il quale “non è il giorno di tutti gli italiani”.

Se andasse al potere, la Meloni non sarebbe la prima a non commemorare il 25 aprile”, osserva Pietro Castelli Gattinara. Berlusconi parlava già di una celebrazione divisiva. Più in generale, Berlusconi, che non è mai stato un sostenitore dell’estrema destra, è stato un attore chiave nella de-demonizzazione delle formazioni di estrema destra. Ha integrato nel governo l’Alleanza Nazionale e la Lega Nord e non ha mai partecipato alle celebrazioni del 25 aprile.

Le prossime elezioni generali sono previste al più tardi per l’inizio del 2023. Potrebbero arrivare prima, se le battaglie politiche continueranno a paralizzare l’esecutivo di Mario Draghi. Alcuni, come il saggista David Allegranti, ritengono che dovrà prendere le distanze in modo più deciso dal passato oscuro dell’Italia: “Finora è rimasta in questa zona grigia, e i sondaggi sembrano darle ragione. Ma probabilmente dovrà spiegare in modo più deciso che non sono più fascisti, al momento delle elezioni”. Fino ad allora, la battaglia tra Meloni e Salvini è destinata a intensificarsi, con Berlusconi, 85 anni, nel ruolo di imprevedibile arbitro.

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