L’inchiesta sulla violenta perquisizione degli agenti nella casa del disabile poi precipitato dal balcone [Maria D’Amico*]
Ufficialmente avrebbe dovuto essere un intervento finalizzato alla identificazione degli inquilini. Invece è stato un blitz non autorizzato, violento, eseguito da agenti in borghese senza nessuna autorizzazione,
Ecco cosa è successo all’interno dell’appartamento della famiglia Omerovic dove Hasib, 36 anni, disabile e sordomuto, lo scorso 25 luglio, è volato da una finestra durante una perquisizione da parte di quattro poliziotti senza divisa e senza mandato di perquisizione.
“A forzare la mano – così come dicono gli inquirenti – in particolare uno dei poliziotti componenti del gruppo, trasferito dalla squadra Mobile al Commissariato di Primavalle. La sua posizione e quella dei suoi colleghi sono al centro delle indagini da parte della Procura che indaga per tentato omicidio e falso, anche in considerazione del fatto che l’intervento era stato derubricato dagli agenti che lo hanno eseguito come un “tentativo di suicidio” .
Al commissariato di Primavalle è arrivato in tutta corsa un nuovo dirigente trasferito da Viterbo. Il del commissariato al momento dei fatti e la sua vice sono stati sollevati dall’incarico. Conferma – anche se la questura non lo ammette ufficialmente – che la sostituzione sia legata all’indagine della procura, che qualcosa non abbia funzionato nella catena di comando. Chi ha dato l’ordine della perquisizione? Chi avrebbe dovuto controllarne l’esito? In partenza, dunque, l’attuale dirigente Andrea Sarbari e la vice dirigente Laura Buia, mentre arriva dalla questura di Viterbo Roberto Riccardi. Appare chiaro, anche se la Questura non conferma, che la sostituzione sia legata all’indagine coordinata dalla procura di Roma sulla vicenda di Hasib Omerovic. In base a quanto si apprende la misura organizzativa si sarebbe resa necessaria per consentire una riorganizzazione delle attività del Distretto, anche «al fine di ristabilire un clima adeguato al suo interno».
La drammatica testimonianza di quanto di quanto accaduto all’interno dell’appartamento è tutta nelle parole semplici della sorella di Habib, una ragazza, disabile anche lei, presente al momento dell’arrivo della squadra.
“Quel pomeriggio – ha testimoniato la ragazza – hanno suonato alla porta, quando ho aperto hanno chiesto i documenti, hanno cominciato a picchiare Hasib, che si è impaurito, è sordomuto, disabile è fuggito nella sua stanza, lì lo hanno inseguito, picchiato brutalmente fino a quando lo hanno gettato giù dalla finestra». A supportare questo racconto le prove prove rilevate dagli inquirenti: la porta sfondata nella stanza di Hasib, le lenzuola sporche di sangue, il bastone che sarebbe stato usato per picchiarlo. Tutti oggetti sequestrati dagli inquirenti.
Riassumendo: le posizioni di otto persone sono al vaglio della procura, le indagini dovranno accertare se Omerovic sia caduto dalla finestra o sia stato lanciato durante la violenta perquisizione. Un vertice tra inquirenti e investigatori ha visto la partecipazione, la scorsa settimana, del procuratore Francesco Lo Voi, il procuratore aggiunto Michele Prestipino, il pubblico ministero Stefano Luciani e il capo della squadra mobile di Roma, Francesco Rattà. Tra le otto posizioni al vaglio della procura, ci sarebbero tre agenti e una funzionaria, responsabili dell’accesso nella casa di Omerovic in via Gerolamo Aleandri. Non è chiaro se risultino già indagati formalmente per il reato di tentato omicidio e altri reati, come il falso, contestabili in quanto esponenti delle forze dell’ordine.
Quanto accaduto nell’abitazione di Primavalle è rimasto a lungo nascosto. E a oggi sono diversi gli interrogativi. Innanzitutto il tempo intercorso tra i fatti e la loro denuncia: il 25 luglio, per motivi da accertare, quattro agenti di polizia ispezionano casa Omerovic. Il disabile finisce giù dalla finestra e viene trasportato in codice rosso in ospedale, resta oltre un mese in rianimazione al Gemelli e ora si trova in coma vigile. I fatti vengono denunciati dalla famiglia del disabile alla procura il 10 agosto, ma soltanto l’8 settembre successivo diventano di dominio pubblico attraverso una conferenza stampa alla Camera dei deputati organizzata dal radicale Riccardo Magi e Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio. I primi testimoni, a quanto appreso finora, vengono ascoltati soltanto quando il caso ha ormai scosso l’opinione pubblica.
Come accaduto in altri casi di malapolizia (Cucchi, Aldrovandi, solo per citare), è soltanto a quel punto che sembra partire l’inchiesta. In pochi giorni emerge che i quattro agenti che hanno fatto irruzione in casa Omerovic non avevano mandato o comunque non avevano avvertito i superiori in questura. L’ispezione appare come un controllo preventivo a seguito di un messaggio pubblicato sui social network, e poi sparito, in cui Omerovic era additato come una persona che molestava le ragazze. Da chi sia stato pubblicato il messaggio, e se esista davvero non è chiaro. Nell’appartamento di Omerovic, e lo si viene a sapere quando il caso monta sulla stampa, sono stati rinvenuti un bastone spezzato e un lenzuolo insanguinato. L’unica testimone, perché si trovava in quei minuti in casa, sembra essere la sorella di Hasib.
*Maria D’Amico è la corrispondente, a Roma, di Radio Popolare