Il Diario dal Fronte di Livio Senigalliesi in mostra a Milano
nella foto in evidenza: La Città Vecchia di Gerusalemme, compresa la Cupola della Roccia e vari campanili, vista attraverso le spire del filo spinato, che illustra la storia di divisione e conflitto della Terra Santa. [Foto Livio Senigalliesi]
“Quando guardi a lungo dentro l’abisso, l’abisso guarda dentro di te”. Succede, a chi ha avuto in sorte il destino di una biografia che ha attraversato, da testimone niente affatto distaccato, gli ultimi trenta anni di conflitti in giro per il mondo. Una citazione di Friedrich Nietzsche che sembra particolarmente indicata come viatico alla mostra Diario dal fronte che il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ha ospitato fino all’8 gennaio. Una retrospettiva che ripercorre l’intera carriera di Livio Senigalliesi, fotoreporter tra i più apprezzati a livello internazionale. E che, in circa 30 anni di lavoro, ha raccontato 25 conflitti in tutto il mondo. La rassegna, curata da Barbara Silbe, presenta una selezione di 50 fotografie in bianco e nero e a colori, raccolte in numerosi scenari di guerra, dal Medio-Oriente al Kurdistan, dal Kuwait all’Unione Sovietica, all’Africa a molti altri. Sua, fra i tanti scatti, anche l’ immagine più iconica della guerra civile nella ex Jugoslavia: quel commovente, inutile, tentativo di spegnere un incendio di un appartamento con una secchiata d’acqua dalla finestra accanto.
Cifra simbolica immediata di tutte le tante invocazioni di pace in quello, come in tanti altri conflitti. Un approfondimento particolare è poi dedicato al Vietnam dove, ripercorrendo il ‘sentiero di Ho Chi Minh’, ha riportato gli effetti sulle popolazioni locali dell’Agent Orange, il defoliante alla diossina nebulizzato dall’aeronautica statunitense sulle zone di foresta dove si annidavano i Vietcong. Attraverso il suo sguardo attento e partecipe, Senigalliesi ha costruito negli anni un archivio che si rivela oggi una preziosa testimonianza storica dei territori e delle popolazioni colpite dai conflitti, interessandosi particolarmente a fornire documentazione degli effetti “collaterali” che questi lasciano dietro di sé, soprattutto sui civili.
La mostra conduce a una ulteriore riflessione sui temi della pace, ripresi più volte anche da papa Francesco che ha parlato in varie occasioni di “una guerra mondiale a pezzi” e che ricorda quanto la pace sia “anche una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno. La pace è una conversione del cuore e dell’anima” (messaggio per la LII giornata della Pace, 1° gennaio 2019) e “azione di costruzione di una nuova umanità” (Enciclica Fratelli tutti, 2020).
Livio Senigalliesi (Milano, 1956) inizia la carriera di fotogiornalista nei primi anni ’80 dedicandosi ai grandi temi della realtà italiana, le lotte operaie e studentesche, l’immigrazione, l’emarginazione, i problemi del sud, la lotta alla mafia. Alla fine degli anni ’80 amplia il raggio delle collaborazioni e rivolge sempre di più la sua attenzione all’attualità internazionale pubblicando ampi reportage sulle maggiori testate nazionali ed estere. La passione per la fotografia intesa come testimonianza e l’attenzione ai fatti storici di questi ultimi decenni l’hanno portato su fronti caldi come il Medio-Oriente e il Kurdistan durante la guerra del Golfo, nella Berlino della divisione e della riunificazione, a Mosca durante i giorni del golpe che sancirono la fine dell’Unione Sovietica, a Sarajevo, dove ha vissuto tra la popolazione l’assedio più lungo della Storia. Ha seguito tutte le fasi del conflitto nell’ex-Yugoslavia e documentato le atroci conseguenze di guerre e genocidi in Africa e sud-est asiatico. Negli ultimi anni ha focalizzato il suo impegno su due grandi temi: le vittime civili dei conflitti e la condizione umana degli immigrati in Italia. Oltre alle mostre e ai libri, realizza progetti didattici per gli studenti delle scuole affinché la sua testimonianza diretta avvicini i giovani ai temi della pace e della guerra ed alla comprensione delle migrazioni forzate.