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GKN, «decidiamo noi o decidono loro quando è finita?»

La truffa di Qf, che aveva rilevato la fabbrica un anno fa. Il collettivo di fabbrica dà appuntamento a stasera in piazza

GKN messa in liquidazione ad opera di Qf, che l’aveva rilevata dal fondo Melrose dopo il clamoroso licenziamento via mail del luglio 2021, in barba anche stavolta ad ogni preavviso sindacale e ai tavoli istituzionali dove da un anno e due mesi si attende invano uno straccio di piano di rilancio. Dopo un inseguirsi di voci l’annuncio in tarda serata di martedì con un comunicato con cui Qf rimbalza sui lavoratori della fabbrica simbolo dell’insorgenza, l’accusa di illegalità.

La società di Francesco Borgomeo, «ha ritenuto non più differibile l’adozione della delibera di messa in liquidazione» e ha nominato, quindi, il commissario liquidatore: Salvatore Sarcone, già ordinario di economia aziendale. Qf conferma «l’impegno già assunto della messa a disposizione della Regione Toscana del sito».

Solo pochi giorni prima di fronte al fatto che Qf non paga, non consegna i cedolini busta paga, non si mette in regola con i contributi, sfugge dai tavoli dove si discute di cassa, più di 280 lavoratori hanno messo in mora QF e oltre 180 stanno procedendo con gli avvocati per il recupero degli stipendi.

Una visura camerale ha rivelato stamattina, 23 febbraio, che la data dell’atto di liquidazione è il 9 febbraio. «Uno degli effetti dell’operazione Borgomeo è trasformare la nostra vertenza da storia a cronaca ingarbugliata, da opera a operetta. Anche solo lunga da raccontare».

Ma un riepilogo è utile: a ottobre 2022 i lavoratori firmano la messa a disposizione. Novembre: 280 lavoratori circa firmano la messa in mora degli stipendi. «L’azienda blatera di minoranze eversive».

7 novembre, l’Aps Soms Insorgiamo regolarizza la forma associativa delle attività dei lavoratori Gkn, depositando regolare Statuto, affiliandosi all’Arci, nel solco dell’Articolo 11 dello Statuto dei Lavoratori. A dicembre 17.000 persone partecipano alla consultazione popolare esprimendosi a favore dell’intervento pubblico e a favore di un ammortizzatore sociale legato a scouting pubblico e a piani industriali presentati nel comitato di proposta e verifica. Il 20 dicembre: al comitato di proposta e verifica il comitato tecnico scientifico del Collettivo presenta un documento di opportunità e proposte industriali. Rsu e sindacati si dichiarano disponibili a discutere da subito di un ammortizzatore legato a quel percorso. L’azienda è assente, ferma e senza attività produttiva, ma il giorno successivo blocca le ferie. Non paga nemmeno quelle già autorizzate.

Finalmente l’Inps, alla fine dell’anno, chiarisce che non concede la cassa integrazione ordinaria da gennaio 2022 a ottobre 2022. Non concede nemmeno quella firmata da Rsu e organizzazioni sindacali. Il tema della “firma” quindi non esiste. Nè tecnicamente nè sindacalmente. La colpa della mancata erogazione della cassa? Dell’azienda e della documentazione che ha presentato.

Il 12 gennaio Qf scrive ai dipendenti in un messaggio Telegram: “le complessità riscontrate in particolare negli ultimi tre mesi stanno comportando un ritardo nella corresponsione degli stipendi del mese di dicembre 2022, l’AZIENDA RISOLVERA’ LA PROBLEMATICA IN TEMPI STRETTISSIMI.

E si arriva al 20 gennaio, dopo approfondimenti tecnici tra Rsu, Fiom e Unità di crisi della Regione Toscana, Qf apre una procedura per cassa integrazione per riorganizzazione. La procedura scade il 13 febbraio. Il 21 gennaio l’azienda dichiara 10 giorni di ferie collettive senza passare da nessun esame congiunto. Così, il 26 gennaio Rsu, organizzazione sindacale di riferimento, azienda e Unità di crisi concordano un calendario di incontri serrati per discutere di collegare alla cassa di riorganizzazione degli accordi di messa a disposizione dello stabilimento allo scouting pubblico e alla progettualità operaia. Gli incontri devono tenersi in modo serrato e concludersi con un Comitato di proposta e di verifica tra l’8 e il 10 febbraio. Al primo incontro online concordato, Borgomeo non si presenta. L’azienda si ritira di fatto dal tavolo e non risponde nemmeno alle sollecitazioni alla presenza al comitato di proposta e di verifica. La sera dell’8 febbraio alle 18.57, quando l’incontro doveva tenersi di fatto il 9 febbraiom manda queste righe: “a seguito di impegni precedentemente fissati, non riusciamo a partecipare nelle date indicate”.

Il 9 febbraio: l’atto di scioglimento e di liquidazione di Qf. Non lo sapevano, il 10 febbraio, i lavoratori Gkn scesi in presidio a Cassino ma «Avevamo già capito tutto. Arriviamo a Cassino alle 15. Alle 15.38 riceviamo una mail dall’azienda, di cui le forze dell’ordine presenti al presidio sanno già… Nella mail l’azienda scrive: “Vi informiamo che la nostra disponibilità, per l’esame congiunto relativo alla riorganizzazione industriale, sarà A PARTIRE DA 21 febbraio 2023″»,

La liquidazione è incompatibile con la cassa di riorganizzazione. La mail quindi è un vero e proprio raggiro.

Mentre si aspetta una risposta chiara alle voci di liquidazione, l’azienda «la butta in caciara e straparla del movimento politico Insorgiamo».

In tutto questo, Nardella, sindaco di Firenze, invita gli operai che non ricevono lo stipendio da 5 mesi, che scivolano nella morosità incolpevole e che non sanno come fare la spesa, a “RISTABILIRE UN CLIMA DI SERENITA'”.

E’ il 21 febbraio, verso sera, e con un tavolo ministeriale fissato il 24, quando Borgomeo annuncia la liquidazione. Aveva preso nel dicembre 2021 Gkn in liquidazione e ora la rimette in liquidazione. Era advisor di Gkn che voleva liquidare e oggi liquida da proprietario di Gkn stessa. Quanto abbia pagato lo stabilimento e la società, non è dato saperlo.

«Borgomeo ha gettato la maschera, ha messo in liquidazione EX GKN e dato un pugno in faccia a un intero territorio», scrive Eliana Como, prima firmataria del documento alternativo al Congresso Cgil che sta per concludersi con l’assise nazionale dove sarà interessante capire come verrà accolta questa vertenza dalla maggioranza landiniana.

Una nota della Rsu di fabbrica era uscita nella tarda serata di martedì grasso per annunciare la svolta drammatica: “Credendo di sorprendere qualcuno e uscendo come spesso fa, in tarda serata, con l’unico intento ed obiettivo di avere l’ultima parola sulla stampa, Qf annuncia la liquidazione e dà uno schiaffo a un intero territorio, alla Regione Toscana, a 300 famiglie, a migliaia di persone che si sono mobilitate in questi mesi. Più che gettare la spugna, Borgomeo ha probabilmente gettato la maschera. Tutto quanto abbiamo sostenuto si è realizzato. Temiamo che come sempre la risposta delle istituzioni sarà debole o addirittura nulla. E la nostra? Noi sappiamo di avere dalla nostra un serbatoio di orgoglio e dignità senza fine. Commissariare Qf subito. Intervento pubblico ora. Avanti. Non è ancora finita. Tutte e tutti in fabbrica giovedì sera h 20.30”.

Il Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze, dunque, non arretra di un passo, «come d’altra parte – continua Eliana Como – non aveva mai creduto alla favola del salvatore sul cavallo bianco, eroe quasi messianico, che aveva, fin dall’inizio il solo obiettivo di sfiancare gli operai nel tempo.

La rana bollita, che non salta fuori dalla pentola perché quando se ne accorge non ha più forza, stavolta non siamo noi!».

“Fine del rischio licenziamenti. L’azienda ritira la messa in liquidazione. Viene ritirata l’impugnazione contro il ricorso vinto dai sindacati sulla vecchia procedura di licenziamento”, aveva annunciato trionfalmente, accompagnato dai peana della stampa più servile e padronale, Francesco Borgomeo, controversa figura di imprenditore molto attento a costruirsi una reputazione (cattolico, colto, salvatore di posti di lavoro) e meno – evidentemente – a tener fede agli annunci.

«E’ un metodo, non un caso», spiega il Collettivo di fabbrica intervenendo sulla dinamica: «Se il licenziamento fa troppa notizia, il sistema si attiva non per impedirlo ma semplicemente per scadenzarlo, rimandarlo, diluirlo fino a renderne difficilmente comunicabile anche la notizia. Forse potevamo avere l’illusione che questa volta fosse diverso: “troppo conosciuta la vertenza Gkn, rischiano di perderci la faccia”. Non si può perdere qualcosa che non si ha, evidentemente».

In effetti, l’entrata in scena del presunto padrone filantropo avvenica a vertenza nel pieno della sua forza. «Dopo un anno siamo al punto di partenza, licenziati di fatto e in liquidazione. Ma ovviamente con molta più stanchezza e difficoltà sulle spalle. E’un dato di fatto: Borgomeo ci ha rimesso al punto di partenza, dopo averci fatto bollire un anno. Quali siano gli accordi intercorsi tra lui e Melrose rimane riservato. Era consigliere di Melrose durante la liquidazione e oggi mette in liquidazione Gkn». Un gioco cinico che i lavoratori avevano previsto ma «Tra capirlo e poterlo schivare ce ne passa. Loro hanno dalla parte il tempo e giocano cinicamente con il tempo della nostra vita. La chiarezza viene fatta oggi sulla pelle di una assemblea permanente lunga 20 mesi e famiglie da cinque mesi senza stipendio».

«Gkn è una vertenza sociale ed è una storia collettiva – adoperiamo ancora le parole del collettivo – anche solo dal punto di vista industriale. Borgomeo ha preso in ostaggio 300 famiglie e un territorio. Gkn va liberata da questo assedio: commissariare subito, amministrazione straordinaria, intervento pubblico ora».

La messa in liquidazione fa saltare la possibilità di agganciare la cassa integrazione per riorganizzazione. «Questa è la storia di questi mesi. L’azienda non aggancia l’ammortizzatore sociale ma non paga nemmeno gli stipendi. Non fornisce la busta paga e quindi nemmeno permessi, allattamento, ferie, contributi. A questo sommiamo lo stato di pericoloso abbandono del sito: mancanza di pulizie, estintori scaduti. Sì, lo stabilimento vive nell’illegalità ma non quella di cui parla Borgomeo. Viviamo nell’illegalità aziendale».

Quello che chiedono da mesi lavoratori e solidali è un intervento pubblico mentre, in parallelo, l’assemblea permanente ha lavorato per un piano di reindustrializzazione dal basso che è in marcia, si tratta di una Soms, una società di mutuo soccorso per gestire una fabbrica pubblica e integrata. «Avremo bisogno di tutto il vostro sostegno».

Da parte sua Qf  parla di stabilimento non agibile ma sono mesi che tiene in ostaggio delle sue chiacchiere un intero territorio. Il 24 ci sarà il tavolo ministeriale. Se non si commissaria, se non interviene il capitale pubblico tutto il resto è la narrazione tossica del capitalismo. «Firenze, non senti il raggiro e lo scippo di un pezzo della tua storia? In migliaia abbiamo riempito le strade per scrivere un futuro diverso. Ritorna invece lo stesso identico presente. Noi oggi siamo fragili e stanchi, ma questa merda, se la lasciamo piovere, domani la calpesteremo tutte e tutti. E continuerà a fare danni. Ci vediamo presso il presidio in via Fratelli Cervi 1, Campi Bisenzio, giovedì alle 20.30. Ve lo ripetiamo da mesi. Non c’è alternativa a insorgere».

Intanto chi avesse voglia di contattare la Soms Insorgiamo e avere chiarimenti sul progetto di Soms nei luoghi di lavoro può scrivere a: insorgiamosoms@gmail.com.

C’è amarezza, nelle parole che Dario Salvetti, Rsu di GKN e animatore del collettivo di fabbrica, consegna ai social, ma non c’è rassegnazione:

Da tempo ci pervade la sensazione di essere agli sgoccioli. Di essere partiti per l’ultimo viaggio, quello più esaltante di tutti o forse quello che conduce alla resa finale. Abbiamo anche chiaro di essere le uniche e gli unici che possono trasformare questo senso di fine in un nuovo inizio collettivo.

L’altro giorno un compagno, amico, collega, fratello (questi termini ormai si sono fusi) diceva al presidio di sentirsi come un pugile, sempre con la guardia alzata, a parare colpi da tutte le parti. Così è. Così ci sentiamo. Questo sistema ci ha scaricato addosso di tutto: i licenziamenti in tronco, le finte vittorie, i ricatti, la paura, la miseria, la finta vita da cassaintegrati, le compulsioni, le psicosi, le ossessioni, gli individualismi, i suoi canoni comunicativi. Non possiamo lamentarci. Così è la vita, così è la lotta: la merda, se la lasci a giro, finisci per calpestarla. Se lasciamo che questa merda piova su Gkn, la calpesteremo tutte e tutti.

L’ultimo ostacolo che ci si para davanti è un impasto tossico della tossicità provinciale di questo paese, cresciuta all’ombra delle stagioni politiche dei Mastella di turno.

Ciò che abbiamo vissuto in 20 mesi è stato a tratti devastante, a tratti esaltante. Nella sua drammaticità, possiamo dire di aver vissuto. Pienamente e con qualcosa da raccontare.

A volte mi sento come nel film Risvegli, quando De Niro esce dal coma vegetativo e, in preda a mille sofferenze, dice al medico: studiami, impara da me, almeno studiami. Il tutto prima di riaddormentarsi.

Tutto questo non sarebbe stato possibile e non sarebbe possibile senza una solidarietà incondizionata, gratuita, commovente di un gruppo di persone che abbiamo chiamato a volte solidali, a volte “competenze solidali”. E non sarebbe stato possibile senza consolidare un nucleo intimo di direzione della lotta, a partire dalla Rsu, inossidabile.

Non c’è omologazione, ma omogeneità. E non c’è comunanza di caratteri ma reciproca comprensione. Io so che Matteo, Roberto, Massimo e altri ancora scenderanno nel baratro con la chiarezza di ciò che ci unisce. Ben diverso sarebbe raccontare la meschinità che abbiamo toccato a volte in una certa politica organizzata. Ma in fondo anche questo fa parte di ciò che questo sistema ci ha rovesciato addosso.

Con i colleghi la vita in 20 mesi non è stata sempre facile. Io sono una testa di cazzo, con il mio carattere, e voi pure. E volersi bene è viscerale ma mai facile.

Per il resto mi guardo attorno stranito, forse provato e mi chiedo: saremo, sarete, ancora in grado di stupire? Di riempire una piazza e di farci volontà? Saremo in grado di ripartire, autogestirci e creare il più grosso esperimento sociale in questo paese nelle condizioni date? Perché alla fine la questione è semplice: decidiamo noi o decidono loro quando è veramente finita?

Ancora e sempre in difesa di Gkn e della mia comunità.

 

 

 

 

 

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