“Etere. Storie di radio, antenne, frequenze dal mondo”, il nuovo libro di Francesco Diasio pubblicato per Altreconomia [Gianluca Cicinelli]
Immagina di osservare il cielo, per una volta senza soffermarti sulle stelle, ma su quello che c’è tra una stella e l’altra. Apparentemente il vuoto, che vuoto non è, perché è attraversato da miliardi di segnali che non vedi. Onde radio, radiazioni elettromagnetiche che hanno frequenze variabili da 0 a 3000 GHz, onde vere e proprie, ciascuna con una sua lunghezza. Hanno in comune alcune frequenze con le onde sonore, oscillazioni che portano il suono. Immagina adesso di compiere a ritroso il percorso: segui un segnale radio fino al trasmettitore che lo emette e potrai arrivare dovunque nel pianeta, in qualsiasi continente, regione, città, paese o sperduto territorio in pieno deserto, persino a chilometri di profondità sotto gli oceani.
Francesco Diasio ha compiuto più e più volte questo viaggio, affascinato dal segreto tecnico che si nasconde dietro l’emissione radio e consapevole delle possibilità di comunicazione tra esseri umani che offre la radio, mezzo che attraversa anche i muri posti alla comunicazione da governi e regimi dispotici, che cercano di censurarla. Adesso ha raccolto la sua trentennale esperienza nel mondo delle radio in un libro che s’intitola “Etere. Storie di radio, antenne e frequenze dal mondo”, uscito da poco per Altreconomia.
Più che un operatore della comunicazione lo possiamo definire senza sbagliare un media-attivista che precede la diffusione di internet, perchè la radio, la sua possibilità di varcare i confini, nasce molto prima della rete digitale e lui ne ha colto esattamente l’utilità sociale e politica, che per essere sviluppata ne prevede un’estrema conoscenza tecnica. Se oggi lavora ai progetti di comunicazione della Fao, nel passato recente è stato il segretario di Amarc, l’organizzazione mondiale delle radio comunitarie, ovvero l’antitesi della comunicazione commerciale, la propagazione di informazioni utili.
Nel suo libro racconta un’esperienza preziosa, che inizia con la guerra nell’ex Yugoslavia e la censura subita dalla storica emittente B92 da parte del regime di Milosevic, censura aggirata grazie alla rete e alla solidarietà di altre emittenti nel mondo. Ma internet e la tecnologia sviluppata che offre l’informatica, come dicevamo, forniscono soltanto un supporto al viaggio di Diasio, che si svolge appunto nell’etere, tra trasmettitori costruiti professionalmente o con mezzi di fortuna, magari dismessi in paesi tecnologicamente avanzati ma ancora validi in paesi dove il segnale deve attraversare migliaia di chilometri disabitati, raggiungere una postazione costruita da Diasio e da altri in mezzo al nulla, dove una segreteria telefonica emette a sua volta un segnale che supera altre immensità territoriali per attivare la trasmissione di un bollettino meteorologico, che sarà utile per le sue coltivazioni a un contadino in Etiopia o in qualche altra parte del mondo di cui non sappiamo nulla, nemmeno che esiste. Perchè la conoscenza del mezzo tecnico diventa, nel viaggio di questo raffinato operatore della radiofonia, l’elemento centrale di un messaggio qualche volta direttamente e altre indirettamente politico.
Così ci racconta di impianti che ha installato in Giordania, a Hebron, nel sud della Palestina, in Tunisia, in Congo, ad Haiti subito dopo il terremoto del 2010, in Pakistan, in Libia, in Giappone per un altro terremoto, in Egitto, in Kirghizistan, in Mauritania, in Iraq e, avendo la fortuna di conoscere di persona Francesco Diasio, so per certo che molte altre sue esperienze sono rimaste fuori dal libro.
Il suo passaporto è quello di un cittadino del mondo, senza confini, che parla almeno sei lingue, tra cui, soprattutto, la più importante: quella universale della libertà. Nel suo cammino ha incrociato le esperienze dei social forum che contestano la globalizzazione tra fine anni ’90 e inizio del terzo millennio, racconterà le giornate di Genova 2001 tramite Radio Gap. Le sue esperienze di comunicazione si sviluppano mentre nel mondo si diffondono i dispacci “rubati” ai governi da Wikileaks e da Julian Assange, il viaggio di Diasio è una gimkana tra onde corte, medie e lunghe, in un mondo che in questi anni subisce sempre più restrizioni alla libertà di stampa e al dissenso politico, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Installare questi impianti significa affrontare innumerevoli difficoltà. Bisogna trovare i soldi e non sempre gli organismi internazionali sono aperti ai progetti innovativi. Ma bisogna anche affrontare i governi locali in paesi “diversamente” democratici, dove il potere è diviso tra comunità locali, talvolta tribali. Va messa in piedi la squadra locale, che poi terrà in vita l’emittente, e garantire la sicurezza personale degli operatori. Si affrontano difficoltà burocratiche e tecnologiche, che solo una grande conoscenza del funzionamento degli uffici, di quelli occidentali come di quelli in paesi remoti, e del mezzo tecnico permettono di superare. E poi riunioni in video di ore, lunghissime email a infiniti destinatari, elaborazioni di progetti con dettagliate ricognizioni tecniche, riallineamenti continui di budget, problemi improvvisi, anche di carattere personale di chi collabora ai progetti, finanziamenti insufficienti, pressioni per far prendere una direzione anziché un’altra alla comunicazione che uscirà dalla radio. Una tensione costante che termina soltanto quando il segnale verrà finalmente emesso dal trasmettitore.
“Etere” è la storia dell’amore di un media-attivista per gli incontri, per il dialogo che consente la pace tra le persone e tra i popoli. Nel viaggio che possiamo fare attraverso il libro di Diasio troviamo annotati i punti essenziali per lo sviluppo del mondo futuro, un mondo in cui i confini dovranno essere soltanto quelli culturali e linguistici, un mondo collegato da un segnale radio universale, che rende piccoli e ridicoli i confini militari.
E adesso riprendiamo a guardare il cielo ignorando le stelle: stavolta le onde radio, la loro bellezza e il loro significato di comunicazione profonda e irrinunciabile per gli esseri umani, riusciamo a vederle distintamente nel cielo.
*Gianluca Cicinelli, giornalista e scrittore, è stato direttore di Radio Città Futura di Roma