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Di nuovo a Firenze. L’ex GKN parla a tuttз

A fianco del Collettivo di Fabbrica nella manifestazione nazionale del 18 maggio: EX GKN: con tutta la dignità in corpo[Franco Turigliatto]

A 5 anni anni dalla vendita della vecchia Fiat di Firenze, poi GKN, a un fondo finanziario internazionale e a 3 anni dalla chiusura della fabbrica da parte del nuovo padrone, il Collettivo di fabbrica, che in questi tre anni ha rifiutato le logiche della delocalizzazione, costruendo una grande mobilitazione che ha coinvolto settori amplissimi di lavoratrici e lavoratori e di movimenti sociali per difendere il posto di lavoro e il futuro di una comunità propone una nuova manifestazione nazionale il 18 maggio: EX GKN: con tutta la dignità in corpo”.

E’ una mobilitazione che riguarda non solo le lavoratrici e i lavoratori coinvolte/i e il territorio fiorentino, ma l’insieme del movimento operaio e sociale del paese; per questo deve trovare una risposta di massa.

Che cosa hanno proposto e fatto le operaie e gli operai della ex GKN organizzate nel Collettivo di fabbrica.

1. Hanno rifiutato la logica capitalista  e della proprietà privata per cui i padroni possono fare quello che voglio: comprare, vendere, speculare, sfruttare a loro piacere, delocalizzare per il profitto, distruggendo le vite e il futuro delle persone che ci lavorano e la struttura sociale di un intero territorio. In assemblea permanente hanno presidiato e salvaguardato la fabbrica.

2. Hanno rifiutato la linea politica sindacale tradizionale e perdente dei gruppi dirigenti sindacali, che di fronte a situazioni di ristrutturazione e delocalizzazione hanno sempre solo saputo proporre lotte difensive ripiegate sulla richiesta alle istituzioni pubbliche di favorire l’arrivo di un nuovo capitalista, cioè di un nuovo padrone, consegnando a lui la loro sorte e il loro futuro. Sappiamo come sono finite queste vicende: attese senza fine, promesse non mantenute, il pietire di volta in volta la cassa integrazione fino allo sfinimento totale e la sconfitta, magari anche intervallate dall’arrivo di un compratore interessato a una breve speculazione sfruttando soldi pubblici.

Hanno rigettato questa strada fallimentare, presidiato la fabbrica costruendo una vastissima mobilitazione sociale di solidarietà nel paese, hanno denunciato quanto stava avvenendo chiedendo a tutti quelli che resistono agli attacchi di padroni e governo di insorgere anche loro per far convergere tutte le lotte sociali che oggi si oppongono ai vari aspetti dell’offensiva capitalista,  al degrado delle condizioni sociali ed ambientali.

3. Hanno infine, ed è questo un elemento decisivo, affermato che le lavoratrici e i lavoratori potevano prendere in mano la fabbrica, che non c’era bisogno del padrone, che era possibile intraprendere l’autogestione, costruendo un piano alternativo, utile per chi ci lavora e per il territorio e l’ambiente. Hanno costruito un progetto che si basa sull’intervento pubblico, un intervento collocato nelle mani delle lavoratrici e dei lavoratori, cioè attraverso la forma cooperativa e il controllo operaio. Una vera e propria blasfemia rispetto all’aria dei tempi.

E hanno saputo elaborare un piano produttivo del tutto concreto, credibile ed anche di rapida realizzazione coinvolgendo tanti altri soggetti attraverso una rete che ha visto all’opera associazioni, ricercatori, universitari e competenze professionali specifiche.

E’ un progetto alternativo non solo alle logiche di profitto dei padroni e ai loro desiderata, ma controcorrente rispetto alle posizioni di tutti i maggiori partiti, e anche a quelle delle direzioni burocratiche sindacali che non concepiscono di poter o voler uscire dalle logiche del sistema capitalista e dal moloch della proprietà privata.

E’ proprio per questo che non solo i padroni vecchi e nuovi della ex GKN, ma tutti i capitalisti e il governo e i partiti che li servono vogliono sconfiggere ad ogni costo questa lotta.

A dire il vero ci sono anche tanti altri, compresi i burocrati sindacali, che guardano con indifferenza se non con ostilità questa esperienza, così diversa ed alternativa al loro operato del tutto subalterno alle logiche capitaliste. Sono in molti a sperare che questa lotta si concluda con una sconfitta per poter dire alle lavoratrici e ai lavoratori che non si può seguire quella strada e che si può praticare solo l’attuale ipermoderatismo delle direzioni sindacali.

Per i padroni, quindi, e per molti altri, l’insorgenza e la convergenza, cioè l‘esperienza della ex GKN deve essere bloccata quanto prima  e deve essere cancellata la possibilità e la credibilità di un nuovo intervento pubblico gestito dal basso, in questo caso un intervento volto a creare un polo delle energie rinnovabili e della mobilità sostenibile.

Per sconfiggere il Collettivo e le operaie e gli operai i padroni stanno usando lo strumento capitalista per eccellenza, prenderli per fame; da 5 mesi niente stipendio per chi si batte per salvare la fabbrica.

La situazione è giunta a un punto critico, i tempi stringono e tutto questo avviene in una situazione italiana in cui l’Istat attesta che è stato raggiunto il record di povertà assoluta, 5 milioni e 752.000 persone che ne soffrono, con i salari fermi, il crollo del potere di acquisto, la dominanza della precarietà e del lavoro povero. E poi una tragica situazione internazionale in cui lo scontro tra le potenze imperialiste, cioè tra i diversi capitali concorrenti sta precipitando il mondo in guerre sempre più distruttive.

E su questo terreno emerge anche il profondo spirito internazionalista del Collettivo operaio, quando denunciando lo spaventoso massacro che sta avvenendo in Palestina scrive:

senza «nemmeno lontanamente» mettersi sullo stesso livello di drammaticità di quanto accade in Palestina,«possiamo solo ricordarci che tutto questo è pure, in fondo, interconnesso. Che questa nostra piccola lotta fa parte di un tentativo di resistenza e cambiamento più globale. Che si tratta in fondo della stessa economia, quella che qua attacca salari e diritti. E in altre parti del mondo, determina ormai il baratro dello sterminio del genere umano».

Il volantino che convoca la manifestazione propone un ragionamento che condividiamo completamente perché da tempo pensiamo che questa sia la posta in gioco.

Se vincono loro, si crea un precedente positivo per tutti, in termini di credibilità della lotta, e dei suoi contenuti alternativi, aprendo prospettive più positive per tutte le lotte e le resistenze.

Se invece perdono le lavoratrici e i lavoratori della ex GKN, saremo tutti a perdere e si accelererà ancora la corsa padronale per distruggere i diritti sindacali e sociali in nome delle delocalizzazione e dei profitti, cioè in nome dei diritti supremi del “Capitale.”

Scrivono: “L’intervento pubblico per l’ex GKN può dare a un intero paese un esempio di pianificazione pubblica, fermare la perdita dei posti di lavoro, il precariato, l’impoverimento, la spirale ai ribassi dei salari, le delocalizzazioni; per il futuro riconversione ecologica delle industrie inquinanti e di quelle della guerra”.

Le direzioni burocratiche del sindacato, dovrebbero utilizzare questa lotta, sostenendola fino in fondo, come un elemento di forza per rilanciare una mobilitazione generale delle classi per difenderne la condizione ai diversi livelli. Come è noto invece stanno a guardare e si subordinano chi più chi meno alle logiche dei padroni e del governo rinviando ancora il tempo della lotta necessaria sia sul piano sociale che su quello politico democratico.

La forza dell’esperienza della Ex GKN sta proprio nel fatto che ha posto in discussione i diritti e il dominio dei padroni, la proprietà privata, il sistema del capitale.

Per questo e per aiutarli a vincere sabato dobbiamo essere tutte e tutti a Firenze; è uno scontro che riguarda il lavoro e il futuro, ma anche il progetto di una società alternativa.

Sinistra Anticapitalista sarà presente attorno a uno striscione che indica questa alternativa: “Licenziare i padroni, Le fabbriche a chi lavora”.

Non è utopia, è una necessità perché ci sia un futuro per le classi lavoratrici e la stessa umanità.

 

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