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Beccaria: tortura, razzismo sistemico, sovraffollamento

Mai così tanti minori in carcere da decenni. Il punto di Antigone sugli IPM. Il nodo della giustizia riparativa

Il sovraffollamento delle carceri italiane e il suo impatto sui diritti umani dei detenuti; la sproporzionata carcerazione di africani e persone di origine africana, che evidenzia “la prevalenza di razzismo sistemico” e i casi di tortura e maltrattamenti, tra cui quello recente nel centro di detenzione minorile Cesare Beccaria di Milano.

Lo hanno evidenziato gli esperti delle Nazioni Unite a conclusione di una missione in Italia, tra Roma, Milano, Catania e Napoli, per valutare l’intersezione tra le pratiche razziali e l’applicazione della legge. «Il legittimo compito di promuovere la sicurezza e l’incolumità dei cittadini non dovrebbe essere interpretato come una licenza per impegnarsi nella profilazione razziale. Questa pratica erode la fiducia nelle forze dell’ordine e, di conseguenza, riduce l’efficacia delle forze dell’ordine», si legge nella relazione finale, oltre a creare «associazioni dannose tra l’essere neri  e la criminalita  e la delinquenza». Gli esperti hanno inoltre espresso preoccupazione per le sfide che i migranti e i richiedenti asilo devono affrontare nell’accesso alle tutele legali, «spesso esacerbate dall’abuso di autorità da parte delle forze dell’ordine e dai ritardi burocratici». I servizi per l’immigrazione dovrebbero avere una natura civile, secondo gli esperti, invece di far parte dei compiti di polizia.

Intanto, l’inchiesta sulle violenze al Beccaria sta andando avanti. Almeno quattro ragazzi, tra detenuti ed ex del carcere minorile di Milano, stanno raccontando in questi giorni a verbale, sentiti dai pm, di aver subito in passato pestaggi e torture da agenti della Polizia penitenziaria.  Un nuovo filone di indagine su altre vittime del presunto “sistema” di violenze che il 22 aprile scorso ha portato all’arresto di 13 poliziotti e alla sospensione di otto colleghi. Nell’ordinanza erano già  indicate otto presunte vittime, ma gli inquirenti sospettano possano essercene in totale quasi una quindicina in più.

Su alcuni di questi nuovi casi gli inquirenti hanno messo in fila già una serie di elementi, tra immagini delle telecamere, verbali di testimoni, denunce dei legali dei ragazzi che si sono fatti avanti dopo il blitz, referti medici. Alcune nuove vicende trasparivano pure dai racconti degli altri ragazzi, i cui pestaggi sono già documentati nell’ordinanza. Dai nuovi verbali di questi giorni, però, vengono a galla pure altre vicende, episodi da approfondire.  Questo fronte di accertamenti andrà  avanti ancora per giorni e poi le indagini, coordinate dall’aggiunto Letizia Mannella e dai pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena e condotte dalla Squadra mobile e dalla Polizia penitenziaria, si concentreranno sulla tranche delle presunte omissioni valutando le posizioni degli ex vertici del Beccaria, del personale educativo e sanitario.

La violenza sistematica scoperchiata dalla Procura ha anche un’altra forma, quella cioè della contenzione farmacologica come rivela una inchiesta della rivista  Altreconomia. Infatti tra il 2020 e il 2022 un aumento del 291% nell’acquisto di benzodiazepine, sedativi e antipsicotici. “Quella struttura va chiusa e ripensata dalle fondamenta”, dice Michele Miravalle di Antigone.

In generale, al 30 aprile 2024 erano 571 i ragazzi e le ragazze recluse negli Istituti Penali per Minorenni (IPM) italiani. Ad oggi sono 7 (Bologna, Firenze, Milano, Potenza, Pontremoli, Torino, Treviso) su 17 gli IPM che vedono un numero di presenze superiore ai posti disponibili. Nei primi quattro mesi del 2024 c’è stata una crescita di 76 unità per un tasso di oltre il 15%.

«Dal 1998 (primo dato storico registrato da Antigone) ad oggi non si erano mai registrati numeri così alti. E sarebbero potuti essere anche più alti senza la disposizione, fortemente negativa, che dà potere ai direttori di inviare i giovani adulti (ragazzi fino a 25 anni che hanno commesso un reato da minorenni) nelle carceri per adulti, interrompendo così relazioni educative importanti – spiega Susanna Marietti, coordinatrice nazionale e responsabile dell’osservatorio minori di Antigone – in linea con le aspettative più negative scaturite dall’approvazione del decreto Caivano e da un cambio di paradigma nella giustizia minorile, con un approccio maggiormente punitivo, il sovraffollamento sta iniziando ad arrivare anche negli IPM. Il modello della giustizia minorile in Italia, fin dal 1988, data in cui entrò in vigore un procedimento penale specifico per i minorenni, aveva sempre messo al centro il recupero dei ragazzi, in un’età cruciale per il loro sviluppo, nella quale educare è preferibile al punire, garantendo tassi di detenzione sempre molto bassi. Quello che registriamo e che avevamo denunciato, sia durante le audizioni parlamentari svolte nel merito del decreto Caivano, sia nel presentare il nostro 7° rapporto sulla giustizia minorile (“Prospettive minori”) lo scorso mese di febbraio, è invece come si sia intrapresa una strada che cancella questi 35 anni di lavoro con la prospettiva drammatica e attuale di perdere ragazzi e ragazze per strada».

Intanto, il Tribunale del Riesame di Milano ha confermato, respingendo le istanze delle difese, le misure cautelari (una del carcere, l’altra dei domiciliari) per due agenti arrestati, i primi due che avevano presentato ricorso, con le udienze che si sono discusse due giorni fa.

«Le violenze perpetrate corrispondono esattamente a una pratica reiterata e sistematica (…) che connota la condotta ordinaria degli agenti che vogliono stabilire le regole di civile convivenza (…) ed imporle picchiando, aggredendo e offendendo i minorenni detenuti». L’ordinanza della Gip di Milano, Stefania Donadeo, descrive a tinte fosche il clima del Beccaria, l’istituto penitenziario per minorenni (IPM) teatro della clamorosa inchiesta che ha portato all’arresto – il 22 aprile scorso – di 13 agenti di polizia penitenziaria e alla sospensione di altri 8. Più o meno la metà dell’organico in forza all’istituto. La giudice parla di un «sistema consolidato» di aggressioni, insulti e botte, basato sulla «ferocia» e la «paura» che ha determinato «un clima infernale» per i giovani detenuti. L’indagine è partita dalle segnalazioni arrivate al garante dei detenuti del Comune di Milano, Francesco Maisto, da parte di una psicologa del Centro giustizia minorile e di madri di minori detenuti.

La linea difensiva è la stessa per quasi tutti gli agenti coinvolti nell’inchiesta: si sarebbe trattato di «interventi contenitivi» nei confronti di detenuti «problematici». Tutti hanno voluto riferire di essersi sentiti abbandonati nel dover gestire, coi loro metodi e in autonomia, una situazione e un luogo in cui nessuno voleva stare, tra tensioni, turni massacranti e mancanza di personale. Una versione simile a quelle fornite dai loro colleghi implicati in storie del genere. Solo nel 2022, stando al Rapporto annuale di Antigone, sono arrivati negli uffici di sorveglianza italiani ben 7.643 reclami per condizioni disumane e degradanti.

Tornando al Beccaria, i reati immortalati nei video non sembrano avere alcuna parvenza di “interventi contenitivi”. Le accuse sono pesantissime: gli agenti devono rispondere, a vario titolo, di maltrattamenti in danno di minori, anche mediante omissione, aggravati dalla minorata difesa e dall’abuso di potere; concorso nel reato di tortura, anche mediante omissione, aggravato dall’abuso di potere del pubblico ufficiale nonché dalla circostanza di aver commesso il fatto in danno di minori; concorso nel reato di lesioni in danno di minori, anche mediante omissione, aggravate dai motivi abietti e futili, dalla minorata difesa e dall’abuso di potere; concorso nel reato di falso ideologico ed infine una tentata violenza sessuale ad opera di un agente nei confronti di un detenuto. I reati contestati, più nel dettaglio, sarebbero stati commessi dal 2022 a marzo ‘24.

Al di là dell’esito processuale, l’inchiesta sul Beccaria rimette all’ordine del giorno l’urgenza di un’attenzione particolare a proposito dei “delitti e delle pene”, tanto per richiamare la lezione del maggior esponente dell’Illuminismo italiano a cui è intitolata questa struttura costruita nel 1970 nel quartiere Milanese di Bisceglie.

Già lo scorso febbraio, l’associazione Antigone ha denunciato, nel suo VII Rapporto sulla giustizia minorile “Ragazzi dentro”, proprio le condizioni dell’istituto, un tempo “fiore all’occhiello” della giustizia minorile italiana. «I lavori di ristrutturazione che vanno avanti da oltre 16 anni – si legge del rapporto – condizionano in maniera totalizzante la vita all’interno dell’Istituto sia dei ragazzi che del personale». «Gli eventi critici avvenuti nell’ultimo biennio hanno evidenziato un disagio diffuso tra gli ospiti della struttura che ci fanno comprendere che qualcosa all’Ipm Beccaria (l’IPM più popoloso d’Italia, ndr) non sta funzionando», spiegava Antigone segnalando anche l’aumento dei minori stranieri non accompagnati (32 su 72) e con le problematiche connesse alla presa in carico e al reinserimento sul territorio a fine pena.

Il Beccaria, insomma, soffre le stesse patologie del sistema carcerario per adulti: carenza di personale e di formazione, strutture fatiscenti, sovraffollamento e quella cultura dell’impunità che – secondo Antigone – avrebbe sponde istituzionali: l’abolizione del reato di tortura, ne è esempio ed è uno dei cavalli di battaglia del governo in carica. Nelle intercettazioni, oltre al contegno violento e razzista degli arrestati, spiccano i dialoghi tra gli agenti coinvolti e i loro rappresentanti sindacali che distribuivano consigli su come giustificarsi e promettevano di adoperarsi per far rimuovere la direttrice dell’IPM.

Già il 22 novembre del 2022 una dottoressa, “medico per il Servizio dipendenze operativo” presso il carcere minorile Beccaria di Milano, aveva segnalato, dopo una visita medica del giorno prima su un minore detenuto, che quest’ultimo “presentava un vistoso ematoma sulla spalla destra” ed “ecchimosi sul lato destro del collo”. E che le aveva riferito di essere stato “aggredito da più agenti di Polizia penitenziaria qualche giorno prima”. Lo stesso ragazzo le aveva “mostrato la mano destra livida riferendo che gli era stata ripetutamente pestata”.  Anche la “segnalazione”, che il medico con lettera intestata aveva inoltrato alla Procura di Milano, alla Procura per i minorenni, alla “Direzione Medica di Presidio San Paolo” e al “SerD Area Penale e Penitenziaria”, è agli atti dell’inchiesta sulle presunte torture e maltrattamenti ma ha rischiato di essere archiviato: come emerge, infatti, dalle centinaia di pagine di atti depositati gli inquirenti titolari dell’inchiesta.

Il Rapporto di Antigone, come abbiamo detto, spiega che a febbraio erano 532 i giovani reclusi nei 17 IPM d’Italia. Solo due mesi prima erano 496. Alla fine del 2022 le carceri minorili ospitavano 381 ragazzi. L’aumento, in un anno, è stato superiore al 30%. Negli ultimi dieci anni non si era mai raggiunto il numero di ingressi registrato nel ‘23, pari a 1.143. Tutto ciò per via del DL Caivano che rende estremamente più semplice la carcerazione dei minori «in contesti in cui il personale era già insufficiente – ha spiegato Carla Garlatti, autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, all’agenzia Redattore sociale – questo rende difficile la realizzazione di quei percorsi educativi che dovrebbero essere l’aspetto principale di un istituto penale minorile. Un’altra certezza è che assistiamo a una narrazione sempre negativa dei ragazzi che indubbiamente favorisce lo stato di tensione nelle comunità detentive».

Un’alternativa ci sarebbe ed è la giustizia ripartiva, «la più indicata per recuperare i minori dopo un reato per questa capacità di creare empatia, fondamentale ai fini dell’abbattimento della recidiva», conclude Garlatti precisando che «non si sostituisce alla sanzione, ma si affianca a questa, con lo scopo di creare consapevolezza in chi ha commesso l’illecito, ma anche di riabilitare la vittima e non farla sentire “dimenticata”».

 

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