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Le parole sono importanti!

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Una lotta vittoriosa oltreoceano per combattere l’antiziganismo anche nell’arte

New York, il Metropolitan Museum of Art (Met) Tra il 24 settembre 2023 e il 7 gennaio 2024 ha ospitato la popolare e apprezzata mostra Manet/Degas.

Tuttavia, uno dei dipinti di Manet in mostra, proveniente dalla collezione del Princeton University Art Museum dove è entrato nel 1979 con il titolo originale “Zingara con sigaretta”, ha involontariamente perpetuato stereotipi negativi.

Il termine “zingaro” evoca immagini negative di mendicanti e borseggiatori, o immagini esotiche come cartomanti e ballerine. I derivati, come “gypped” o “gypsy cab” in lingua inglese, si riferiscono a furti e truffe.

I Rom, comunemente ma erroneamente conosciuti come zingari, sono una delle minoranze più stigmatizzate e disumanizzate a livello globale. Continuano a essere vittime di atteggiamenti antitetici e ugualmente pregiudiziali: una un lato -e per lo più- criminalizzati, dall’altro esotizzati, comunque liquidati come stereotipi.

Cristiana Grigore, in qualità di fondatrice del Roma Peoples Project presso la Columbia University – un programma che esamina il modo in cui i Rom sono rappresentati nel mondo accademico, nelle istituzioni culturali e nella società in generale – ha contattato il team curatoriale responsabile della mostra del Met. L’attivista si era già data da fare in passato: aveva partecipato a un gruppo di consulenza artistica che ha contribuito a far cambiare il titolo di diversi dipinti nella mostra Sargent and Spain del 2022-2023 che è  stata esposta lo scorso anno alla National Gallery of Art di Washington DC. Così nelle etichette esplicative dei quadri lì in mostra l’eteronimo peggiorativo “Gypsy” era stato sostituito con “Rom”, parola che vuol dire semplicemente “uomo” in lingua romanì, con la quale, dal 1971, si riconoscono e si autorappresentano tutte le comunità romanès del mondo.

Forte della prima vittoria a Washington, Grigore ha esortato il Met a rivedere l’etichetta del dipinto di Degas, sostenendo che “sebbene questa aggiunta possa sembrare una nota a piè di pagina di scarsa rilevanza, i nomi danno forma alle narrazioni e le narrazioni danno forma alla realtà”.

Il team curatoriale del Met ha risposto prontamente dicendosi disponibile a cambiare l’etichetta a muro. Allo stesso modo, il Museo d’Arte dell’Università di Princeton ha accolto il dialogo sul titolo di quest’opera della sua collezione e ha cambiato il nome del dipinto da “Zingara con sigaretta” a “Donna con sigaretta”.

Di conseguenza, per le ultime settimane della mostra, gli spettatori di Manet/Degas hanno potuto vedere il dipinto con un nuovo titolo e una nuova etichetta murale.

Cambiare il titolo e l’etichetta esplicativa di un dipinto durante una mostra in corso è raro. L’apertura mentale e la disponibilità dei curatori e dei rappresentanti del museo nell’affrontare questo problema in un breve periodo di tempo è stata molto apprezzata. A noi, in Italia, pare quasi fantascientifica.

Nei primi mesi del 2024, la corrispondenza tra il Roma Peoples Project e i rappresentanti del Met ha portato a un dialogo più approfondito su un linguaggio accurato e ricco di sfumature per descrivere non solo il dipinto appena rinominato, ma in generale quei titoli che possono risultare lesivi, nel contesto attuale, della dignità e sensibilità di certe persone e gruppi di persone,

Questi sforzi collaborativi di successo non si limitano a cambiare un titolo o alcune parole che descrivono un dipinto; eliminando un linguaggio dannoso che ha cementato stereotipi negativi per secoli, si inizia anche a cambiare il modo in cui i Rom sono rappresentati nelle arti.

Nomina sunt consequentia rerum, diceva Isidoro di Siviglia.

La “Donna con sigaretta” continuerà a essere esposta al Met, in bella mostra nelle Gallerie europee, fino all’estate del 2024.

Buona visita a tutti.

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