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Gaza, la polio irrompe nel genocidio

Un bambino di 10 mesi paralizzato è il primo caso, dopo 25 anni, nell’enclave devastata dalla guerra*

Bambini condannati ad un invalidante handicap fisico a vita, con paresi irreversibile -nella migliore delle ipotesi – o a morte. Questo è la poliomielite. Si può ancora ammalarsi e morire da bambini per questo, nel 2024, a quasi 100 anni da quando Sabin – era il 1939 – annunciò alla comunità scientifica la sua prima e importantissima scoperta sulla natura del virus poliomielitico, riuscendo, poco più di un decennio dopo, a mettere a punto il vaccino? In alcune parti del mondo, purtroppo, sì. E ora anche a Gaza.

Il 23 agosto, un bambino di 10 mesi (non vaccinato) paralizzato dalla poliomielite a Gaza è diventato il primo caso confermato, non accadeva da 25 anni, della malattia mortale ad essere individuato nell’enclave devastata dalla guerra. Il poliovirus di tipo 2 (cVDPV2) è stato rilevato per la prima volta in campioni di acque reflue a Gaza a luglio. Il 16 agosto è stato registrato il primo caso confermato ufficialmente la settimana successiva.

Il capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Tedros Adhanom Ghebreyesus ha espresso profonda preoccupazione per l’accaduto e ha dichiarato che il bambino, proveniente da Deir Al Balah, ha sviluppato una paralisi alla parte inferiore della gamba sinistra, ma ora è in condizioni stabili.

Queste le parole di Tedros Adhanom Ghebreyesus: «Sono molto preoccupato per il fatto che un bambino di 10 mesi non vaccinato di Deir al-Balah sia stato confermato affetto da poliomielite, il primo caso a Gaza in 25 anni».

I medici si sono adoperati con urgenza per raccogliere e trasferire i campioni di feci del bambino affinché venissero analizzati presso un laboratorio accreditato dall’OMS nella regione. Il sequenziamento genomico ha confermato che il virus è legato alla variante del poliovirus di tipo 2 rilevata in campioni ambientali raccolti a giugno dalle acque reflue di Gaza. Purtroppo non stupisce perché il mese scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riferito che il virus era stato trovato in campioni di liquami provenienti da siti di Khan Younis e Deir Al-Balah.

La poliomielite oggi a Gaza è il risultato diretto della distruzione delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie e delle restrizioni del governo israeliano su riparazioni e forniture. Insieme al sovraffollamento, allo sfollamento e a un sistema sanitario paralizzato, queste azioni hanno creato un ambiente favorevole alla diffusione del poliovirus nella Striscia.

La poliomielite, infatti, è una malattia altamente infettiva e molto pericolosa sotto i cinque anni, ancor di più a Gaza, dove i bambini sono particolarmente vulnerabili alle infezioni a causa della malnutrizione.

Save the children in un comunicato del 21 agosto ha dichiarato: «A Gaza la probabilità di infezione per centinaia di bambini è altissima, e rischiano di affrontare la paralisi a causa di una malattia che può essere prevenuta con un semplice vaccino».

Dato l’alto rischio di diffusione del poliovirus a Gaza e nella regione, le autorità sanitarie palestinesi, insieme all’OMS e al Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), «stanno lavorando per attuare due cicli di vaccinazione contro la poliomielite nelle prossime settimane per fermare la trasmissione».

L’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, che rimane un attore importante nel settore sanitario, fornendo servizi medici attraverso 10 centri sanitari primari e fino a 100 punti medici mobili, ha aggiunto che le sue squadre sosterranno la consegna dei vaccini alle sue cliniche e alle squadre sanitarie mobili, in collaborazione con l’OMS e l’UNICEF.

Il tentativo di sviluppo di un piano vaccinale arriva mentre il più alto funzionario delle Nazioni Unite per gli aiuti nei Territori Palestinesi Occupati ha avvertito che le evacuazioni di massa a Gaza, Philippe Lazzarini, dichiara che le evacuazioni di massa «soffocano la sopravvivenza (della gente)» e continuano a limitare pesantemente le operazioni di aiuto.

«Se gli ordini di evacuazione hanno lo scopo di proteggere i civili, il fatto è che stanno portando all’esatto contrario – ha insistito – stanno costringendo le famiglie a fuggire di nuovo, spesso sotto il fuoco e con i pochi effetti personali che possono portare con sé, in un’area sempre più ristretta che è sovraffollata, inquinata, con servizi limitati e – come il resto di Gaza – insicura».

A causa del ripetuto sradicamento, le persone non sono in grado di accedere a servizi «essenziali per la loro sopravvivenza, tra cui strutture mediche, rifugi, pozzi d’acqua e forniture umanitarie», ha affermato Muhannad Hadi, vice coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente,

L’OMS ha procurato più di 400mila dollari di forniture per la prevenzione e il controllo delle infezioni, tra cui pastiglie di cloro, prodotti per l’igiene e guanti. Questi articoli sono già stati consegnati a cinque ospedali e si prevede di raggiungerne altri due nelle prossime settimane, ha dichiarato venerdì a New York il portavoce delle Nazioni Unite, Stéphane Dujarric. «Tuttavia, continuiamo a lanciare l’allarme sul fatto che i ripetuti ordini di evacuazione continuano a disturbare gravemente le operazioni di aiuto a Gaza».

Nel frattempo, la quantità di assistenza alimentare che è entrata nel sud di Gaza a luglio è stata una delle più basse registrate negli ultimi 10 mesi, secondo i partner degli aiuti. Le ostilità in corso, le strade danneggiate, le limitazioni di accesso e la mancanza di ordine pubblico e sicurezza hanno portato a una carenza critica di cibo: la malnutrizione acuta in aumento.

Il numero di bambini nel nord della Striscia di Gaza a cui è stata diagnosticata una malnutrizione acuta è salito di oltre il 300% il mese scorso rispetto a maggio, e di oltre il 150% nel sud della Striscia di Gaza.

Il Programma Alimentare Mondiale ha dichiarato che una settimana fa, «l’agenzia aveva raggiunto circa 370mila persone con pacchi alimentari parziali e farina di grano questo mese – ha continuato Dujarric all’ONU – tuttavia, la distribuzione a Rafah è purtroppo rara a causa dei combattimenti tra militanti palestinesi e forze israeliane».

L’agenzia per gli affari umanitari (OCHA) ha inoltre riferito venerdì che a luglio la percentuale di movimenti umanitari negati dalle autorità israeliane è più che raddoppiata, passando dal 7 al 15%, ostacolando gravemente gli sforzi di assistenza: «questo nonostante il numero complessivo di missioni umanitarie coordinate dalle autorità israeliane sia aumentato da 414 a giugno a più di 540 a luglio». L’OCHA ha dichiarato anche che il 43% delle circa 150 missioni di assistenza umanitaria pianificate nel nord di Gaza sono state agevolate dalle autorità israeliane questo mese. Le altre sono state negate, ostacolate o cancellate.

In questo contesto, davvero alto è il rischio di diffusione del poliovirus a Gaza e nella regione.

Il Ministero della Salute palestinese sta lavorando per attuare due cicli di vaccinazione antipolio nelle prossime settimane per fermare la trasmissione.

Sono circa 640mila i bambini di età inferiore ai 10 anni che hanno l’urgente bisogno di ricevere questo vaccino contro la poliomielite, per scongiurare un’epidemia di massa senza un’azione urgente, che deve essere misurata in ore, non in settimane. Questi bambini non hanno il lusso del tempo. I vaccini antipolio sono nella regione, sono in Israele, pronti per essere distribuiti già da fine agosto e comunque entro settembre, ma questo richiede pieno accesso alle forniture umanitarie a Gaza da tutti i valichi di frontiera e sicura e libera circolazione all’interno della Striscia. Ma la situazione è invece sempre più critica: i camion refrigerati necessari per trasportare in sicurezza i vaccini sono stati ripetutamente respinti all’ingresso, denuncia Save the children, e le operazioni umanitarie in tutta Gaza sono gravemente ostacolate dai bombardamenti in corso e dall’ostruzione delle forniture di aiuti essenziali e del carburante ai valichi di frontiera controllati da Israele.

L’Organizzazione mondiale della sanità ha chiesto una pausa umanitaria di una settimana nei combattimenti tra Israele e Hamas per procedere il prima possibile alle vaccinazioni. Stanco al COGAT (l’ente militare israeliano che sovrintende alla distribuzione degli aiuti a Gaza) vaccini antipolio per 1.255.000 persone sono stati consegnati oggi a Gaza attraverso il valico di Kerem Shalom.

Resta però il problema di dove procedere alla vaccinazioni, poiché, secondo le Nazioni Unite, solo il 40 % delle strutture sanitarie a Gaza sono rimaste in piedi ed comunque anche quelle sono in gran parte danneggiate dagli attacchi israeliani.

640mila bambini sotto i 10 anni vivono a Gaza. Vogliamo continuare la “guerra ai bambini”?

  • questo articolo è dedicato a Gioi, morto oggi a Pisa 
    per le conseguenze della poliomielite contratta 
    quando aveva 5 anni e mezzo. Ciao Gioi, amore e lotta!

 

 

 

 

 

 

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