Nella legge di bilancio un record di spese militari e, in particolare, per i nuovi sistemi d’arma
Secondo l’Osservatorio Mil€x, che le monitora nell’ambito delle attività della Rete Italiana Pace e Disarmo, la spesa militare italiana diretta per il 2025 toccherà un record storico: +12,4%, 3,5 miliardi in più, rispetto al 2024 e + 60% sul decennio. Tra l’1,42 e l’1,46% del PIL. 13 dei circa 33 miliardi di euro previsti sono destinati a nuovi armamenti (per essere precisi 12.983 mln), anche qui record storico con un balzo del 77% nel quinquennio.
Nel Bilancio di previsione presentato dal ministro Giorgetti, gli unici riferimenti espliciti si trovano negli articoli 90 e 91: 240 milioni per i programmi “Strade Sicure” e “Stazioni sicure” che coinvolgono più o meno 7mila soldati e il rifinanziamento del NATO Innovation Fund (circa 7,7 milioni). Il punto di partenza di base per qualsiasi stima delle spese militari è il “bilancio proprio” del ministero di Crosetto: 31.295 miliardi per il 2025 (+7,31%). Nel 2016 – cioè dieci bilanci fa – il budget proprio della Difesa era pari a 19.423 milioni di euro (11,9 miliardi di differenza, +61%).
Per la stima reale Mil€x effettua alcuni ricalcoli: se da un lato sottrae la parte non militare dell’impiego operativo dei Carabinieri, dall’altro aggiunge le spese extra bilancio della Difesa relative ai fondi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex Mise), 2,9 mld per Interventi in materia di difesa nazionale e 330 mln per Interventi nei settori industriali ad alta tecnologia che vanno a formare la quota letteralmente esplosa per nuovi sistemi d’arma sommandosi ai 9,7 mld di fondi a disposizione diretta della Difesa. E poi vanno aggiunti 1,21 miliardi per le missioni militari all’estero e 4,5 miliardi di spesa pensionistica militare oltre a due voci di costi per basi militari e quote di compartecipazione per spese di natura militare in ambito UE giungendo quindi a superare quota 33 miliardi. Siamo così all’1,58% rispetto alla quota che conta per il raggiungimento del famoso 2% chiesto dalla Nato.
Nelle autorizzazioni italiane all’esportazione di armi primeggiano i Paesi UE facenti parte della NATO (44 mld, 41,6%), subito dopo spiccano i Paesi del Nord Africa e Medio Oriente (35,5 mld, 33,9%). La manovra, dunque, è un’arma puntata sui teatri del genocidio e, sul fronte interno, una bomba contro i diritti sociali e civili.
Non solo spese militari, miliardi buttati, ma anche la complicità di ENI per assistere Israele ad occupare i giacimenti di gas nel mare antistante le coste di Gaza. Il governo italiano, che è il principale azionista di ENI, si riconferma quindi ennesimamente complice del genocidio del quale fa finta di indignarsi. Falsi e finti comunicatori di propaganda a scapito dei diritti sociali e civili.
https://ilrovescio.info/2023/11/27/quando-pensiamo-alla-palestina-non-scordiamoci-di-eni/