5.8 C
Rome
giovedì, Novembre 21, 2024
5.8 C
Rome
giovedì, Novembre 21, 2024
Homequotidiano movimentoLuca Casarini: il "noi" al tempo di Trump. Un dibattito necessario

Luca Casarini: il “noi” al tempo di Trump. Un dibattito necessario

«Siamo la minoranza di una minoranza. E’ il tempo dell’ignoto e di una nuova prassi» [Luca Casarini]

Trump non solo ha vinto, ma stra-vinto. Questo ci dice come sia piccolo il nostro spazio, di quelli come noi intendo che non avrebbero “vinto” nemmeno con una affermazione dei “democratici” americani, figurarsi con la versione 2.0 dei tecnosuprematisti, che mettono insieme il misogino tycoon con l’inquietante campione del post-umano Elon Musk.
Siamo minoranza della minoranza, e non è un caso che Trump abbia polverizzato la Harris soprattutto sui migranti, promettendo la più grande deportazione di massa dagli USA mai vista.
Ma a ben guardare, quando mai le politiche “democratiche” hanno, nel mondo, rappresentato una alternativa vera, sui diritti umani, sulla guerra, sull’economia, sul bene comune? La “lezione americana” in questi primi vent’anni di terzo millennio, recita il de profundis nella “tragedia dell’uomo democratico”, per usare la definizione del grande teologo sapienziale Elmar Salmann. Un uomo così democratico, da aver divorato via via la sua democrazia.
Siamo dentro un cambio antropologico dell’umano, causa e conseguenza di un cambio epocale di struttura sociale e relazionale, e per questo “politica”, irreversibile. Per noi, minoranza che non vuole appartenere a nessuna minoranza (se ci pensate l’implosione democratica è dovuta anche a questo, all’idea che noi famiglia umana non si possa essere altro che conflitto tra infinite minoranze), è il tempo dell’ignoto e di una nuova prassi.
Dell’ignoto: come essere forti senza essere potenti? Come essere veritieri senza essere fanatici?
Come essere uno, ma non senza l’altro? Mai senza l’altro come diceva De Certeau.
E di nuova prassi: forse siamo beneficiati o forse condannati dalla nostra marginalità. Ma di certo non possiamo fare altro che trasformarla nella nostra forma di vita, rivendicando il nostro essere fragili e abbandonandoci alla gioia che produce l’andare controcorrente, mentre la corrente tira dall’altra parte. Facendoci attraversare senza resistere per resistere, e senza abbandono per l’abbandono. Trovare in questo mondo, il nostro modo di stare al mondo, senza appartenere a questo mondo. Viverlo da figli illegittimi.
Buona vita fratelli e sorelle, domani ancora sorgerà il sole. Come è stato ieri, e come è oggi.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ultimi articoli

Lo squadrismo dei tifosi israeliani e il pogrom immaginario

Violenza ad Amsterdam: i fatti dietro le mistificazioni e le manipolazioni politiche e mediatiche [Gwenaelle Lenoir]

Ferrarotti è morto e forse la sociologia non si sente troppo bene

Vita e opere dell'uomo, morto il 13 novembre a 98 anni, che ha portato la sociologia in Italia sfidando (e battendo) i pregiudizi crociani

Un Acropoli che attraversa una città, recitando

A Genova va in scena, per la quindicesima edizione, il Festival di Teatro Akropolis Testimonianze ricerca azioni

Maya Issa: «Nessun compromesso sulla pelle dei palestinesi»

L'intervento della presidente del Movimento Studenti Palestinesi in Italia all'assemblea nazionale del 9 novembre [Maya Issa]

Come possiamo difenderci nella nuova era Trump

Bill Fletcher, organizzatore sindacale, sostiene che ora “il movimento sindacale deve diventare un movimento antifascista”. [Dave Zirin]