Diego Giachetti recensisce Morte dell’anarchico Durruti di Paolo Bertetto (Derive Approdi)
L’intrigante libro di Paolo Bertetto, Morte dell’anarchico Durruti (Derive Approdi, Bologna 2024), nasce, per sua stessa ammissione, dalla combinazione tra una spy story e un romanzo storico. Vero e verosimile si uniscono in un lavoro di ricerca storica approfondita e circostanziata nella quale, accanto a personaggi inventati (ma possibili), si muovono quelli storici, riconoscibilissimi, ma rielaborati per sviscerare sentimenti, emozioni, paure e rovelli di coscienza, che l’arida analisi storica non sempre riesce a cogliere. La forma romanzo invece consente di scrutare l’animo profondo dei protagonisti, colti nel vivo di una drammatica guerra civile esterna tra franchisti e repubblicani e interna al fronte che si batte per fermare l’avanzata del fascismo in Spagna.
Nella guerra civile spagnola
Nel 1936 le formazioni di sinistra vincono le elezioni in Spagna. Una parte dell’esercito guidato dal generale Francisco Franco compie un colpo di stato e scatena la guerra civile. Il governo repubblicano è presieduto dal socialista Largo Caballero, il presidente della Repubblica, Azana, è un autorevole politico della sinistra. In quel contesto le organizzazioni sindacali svolgono un ruolo essenziale. Organizzano il lavoro e la vita quotidiana, diventano il perno dello sviluppo delle attività sociali. Ogni sindacato costituisce milizie per la difesa della repubblica. Egualmente importante il ruolo dei partiti e dell’organizzazione anarchica. Il partito socialista operaio (Psoe) è la maggiore formazione di sinistra. Il partito comunista (Pce), che in Catalogna si chiama Psuc, legato alla Terza Internazionale, gioca un ruolo sempre più importante grazie all’appoggio militare dell’Unione Sovietica alla Spagna repubblicana. Il Partito operaio di unificazione marxista (Poum), è una piccola formazione di sinistra, che auspica una rivoluzione comunista. La Federación Anarquista Iberica (Fai), è l’organizzazione che guida le masse anarchiche e ispira la Confederación Nacional del Trabajo (Cnt). Ci sono poi alcune piccole formazioni repubblicane moderate e antifasciste e anche qualche forza cattolica che non si è schierata con la destra.
Quella guerra segna anche il fallimento totale della Società delle Nazioni. Le democrazie europee, guidate dalla Gran Bretagna e compresa la Francia del Fronte Popolare, si schierano per il non intervento, mentre Mussolini e Hitler inviano armi, navi, aerei e corpi di spedizioni in appoggio ai militari golpisti. Solo l’Unione Sovietica interviene ad armare la Spagna repubblicana.
Le dinamiche interne alle forze politiche e sindacali del fronte antifranchista sono oggetto di analisi e di interpretazione, raccontati dall’autore a partire dall’operare quotidiano di uomini e donne, in un gioco delle parti che li pone spesso in concorrenza tra loro. Concorrenza che travalica la normale dialettica politica e si avvale dell’intrigo, della repressione, delle operazioni di “pulizia politica” messe in atto dai comunisti legati a Mosca verso gli avversari. Emerge una fotografia drammatica, come si legge in un passo finale del libro, quella dei “maledetti anni Trenta, gli anni della tragedia peggiore”. L’ascesa del nazismo in Germania e le purghe staliniane in Unione Sovietica, predispongono allo sprofondamento nella Seconda guerra mondiale. Ma sono anche anni nei quali in Spagna si manifesta una grande e sincera solidarietà internazionale. A difendere la repubblica, contro l’esercito franchista arrivano dalla Francia, dall’Italia, dalla Germania, dalla Russia, dalla Gran Bretagna, persino dall’America. Sono addetti militari, consiglieri, soldati, volontari, giornalisti e scrittori come John Dos Passos, Ernest Hemingway e altri ancora. Con loro giungono anche gli specialisti della repressione.
Come ricorda l’autore, in una riunione a Mosca della Nkvd, la polizia segreta sovietica, il 14 agosto 1936 alla Lubjanka, programma l’intervento in Spagna e l’estensione delle attività dei militari e dei servizi segreti sovietici a Madrid e a Barcellona. Alla fine dell’estate partono il generale Berzin, Eitingon, Stepanov, Vidali, Orlov. E poi Codovila ed Ercoli (cioè Palmiro Togliatti) per il Komintern. Con Carlos Carmento, c’è anche Maria Moras (Tina Modotti), la fotografa di talento, l’artista affascinante e spregiudicata, ora agente del Komintern. Uno di loro, protagonista tra i principali del racconto, il colonnello della polizia segreta sovietica del Nkvd giunge a Madrid il 16 settembre del 1936. Il suo primo incarico importante consiste nel trattare e realizzare il trasferimento delle riserve auree spagnole da Madrid a Mosca come pagamento anticipato per le forniture militari sovietiche. Ma il suo principale compito è la lotta contro i trotskisti e gli anarchici.
Il caso Durruti e non solo
Per bloccare l’avanzata dei franchisti verso la capitale, si costituisce un Comitato di difesa di Madrid di cui fanno parte rappresentanti del governo, dell’esercito, dei partiti, delle milizie e delle Brigate Internazionali. Di fronte all’attacco concertato dell’esercito franchista, nel novembre 1936 la Cnt-Fai invia a Madrid una colonna catalana consistente, guidata dall’anarchico, prestigioso e popolare, Buenaventura Durruti. Il 20 novembre Buenaventura Durruti viene colpito mortalmente da un colpo d’arma da fuoco appena sceso dall’auto che lo ha condotto sul luogo, dove sono in corso scontri coi franchisti. La versione ufficiale, avallata anche dalla CNT, attribuisce la responsabilità ad un cecchino della Guardia Civil. Tuttavia, considerato il diametro del foro provocato dal proiettile, sorge il dubbio che il colpo sia stato esploso da vicino. Ciò apre a sospetti inquietanti: per alcuni anarchici sono stati i comunisti ad essere, se non gli esecutori materiali, quantomeno i mandanti; per altri potrebbero essere stati addirittura dei compagni anarchici, che negli ultimi tempi lo hanno accusato di essere diventato eccessivamente autoritario e dispotico, propenso ad avvicinarsi agli ambienti comunisti. Infine emerge un’ultima versione: Durruti sarebbe morto a causa di un colpo partito incidentalmente dalla sua stessa arma.
Proprio da questo drammatico evento si dipana uno dei fili conduttori del racconto a partire dall’inchiesta condotta dalla giornalista Pilar Valdés Mortara, appartenente all’Unione generale dei lavoratori, sindacato di matrice socialista e comunista e iscritta al Poum, sulla misteriosa morte dell’anarchico: colpito da una pallottola franchista, oppure dal fuoco amico non necessariamente per errore?
Con lei e la sua inchiesta la storia, ambientata a Madrid attaccata dai franchisti e difesa dai repubblicani, sprofonda nella vita politica e sociale della città. Una vita vissuta pienamente giorno per giorno, per non dire ora dopo ora, fatta di incontri, amori, intrighi politici che non promettono nulla di buono, dove emerge anche una impulsiva e determinata libertà sessuale femminili in un paese decisamente “machista”. Ecco, la forma romanzo consente di catturare la vita che pulsa, l’intensità dei rapporti e della socialità in un frenetico susseguirsi di riunioni, letture e scritture che proseguono nei numerosi locali madrileni aperti fino a tarda notte, dove si consumano incontri fatali, magari solo per quella notte o amori politicamente scorretti, come quello contraddittorio, ma attraente per la protagonista, con un uomo sposato appartenete alla classe bene della città. La ricerca della verità sulla morte di Durruti la introduce e la espone al duro mondo della politica coi suoi intrighi e i suoi doppi o tripli sensi.
D’altronde, come si scoprirà, lei stessa non è una novella d’ingenuità. Nel suo passaggio parigino ha stabilito un contatto col figlio di Trotsky, Lev Sedov, a cui invia rapporti dettagliati sulla situazione spagnola. Verrà scoperta dagli uomini della polizia politica sovietica in quanto uno dei più vicini collaboratori di Lev Sedov, Mark Zborowski, risulterà essere un agente stalinista infiltrato, coinvolto, si sospetta con buone ragioni, con la morte dello stesso Lev Sedov, avvenuta nel febbraio del 1938, dopo un’operazione d’appendicite presso una clinica di cui il direttore intrattiene dei rapporti con la Nkvd.
La tragica fine del segretario del Poum, Andreu Nin, nel 1937 è la conseguenza della campagna condotta dalla Terza internazionale stalinizzata contro il movimento trotskista in Spagna. Il 16 giugno di quell’anno il nuovo governo presieduto Juan Negrin, in sostituzione di Francisco Largo Caballero, mette fuori legge quel partito. Tutti gli esponenti del Comitato esecutivo sono arrestati, compreso Nin. Da quel momento nessuno dei suoi compagni lo rivedrà, né vivo né morto. Sulla stampa comunista si accusa il Poum di spionaggio a favore dei franchisti e si sostiene che lo stesso Nin è passato con loro. Detenuto illegalmente, viene torturato fino alla morte per fargli confessare il suo tradimento. Cosa che non avviene.
Responsabile dell’orchestrazione dell’arresto e dell’esecuzione sommaria di membri del Poum, Nin compreso, è lo stesso Orlov il quale, nel 1938, si rende conto che rischia, dopo aver collaborato alle purghe staliniane, di essere purgato a sua volta. Fugge con la moglie e la figlia in Canada, poi si stabilisce negli Stati Uniti sotto falso nome, dopo aver lasciato due lettere all’ambasciatore sovietico, una per Stalin e una per il capo dell’Nkvd Yezhov, nelle quali minaccia di rivelare tutto ciò che sa sulle operazioni dell’Nkvd se si intraprendono azioni contro di lui o la sua famiglia. Scrive anche una lettera a Trotsky avvisandolo della presenza dell’agente Mark Zborowski nell’entourage di suo figlio. Dopo la morte di Stalin nel marzo 1953, pubblica le sue memorie, The secret history of Stalin’s crimes (1954) opportunamente riprese, assieme ad altre fonti documentarie, dall’autore nel suo libro. Anche la protagonista Pilar Valdés Mortara viene arrestata, torturata e poi liberata nel 1939, quando “non serviva a niente e la caccia ai trotskisti in Spagna era finita da un po’”.