Il leader di Syriza ha giurato e formato un governo con la destra nazionalista An.El. In comune solo l’opposizione all’austerity
di Marina Zenobio
Alexis Tsipras ha giurato ed è premier greco dopo aver sconfitto i partiti pro-establishment favorevoli al programma economico dell’Ue che ha portato la Grecia sul lastrico. Con una velocità incredibile ha formato il governo alleandosi con Anel (Anexartitoi Ellines, Greci indipendentisti), piccolo partito della destra nazionalista che si oppone fermamente alle scelte economiche della Troika (Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale europea e Commissione Europea) che ha supervisionato il “salvataggio” del paese.
La vittoria di Tsipras sta provocando notevoli mal di pancia nella Troika, che sperava in una coalizione di governo che diluisse le richieste di Syriza.
Ma la scelta sorprendente di Tsipras sta provocando altrettanti mal di pancia all’interno del suo partito e perplessità tra i gruppi di sinistra europei che lo guardano come a un miraggio. Una scelta che però, se guardata al di là delle ideologie, mostra che il neo premier greco si aspetta uno scontro prolungato e senza esclusioni di colpi con la UE e, per affrontarlo, ha bisogno di un allegato che abbia, prima di tutto, una linea dura riguardo la principale questione economica.
Il membro di Syriza al Parlamento Europeo, George Katrougkalos, intervistato da Patrick Cockburn su The Independent, ha dichiarato che un accordo con Anel, gruppo vicino alla chiesa ortodossa e propenso alla teorie del complotto, “non è l’ideale”, ma i due partiti sono uniti nell’opposizione all’UE. I temi sociali, come le posizioni dei Greci Indipendenti riguardo l’immigrazione, non rappresenta in questo momento una priorità.
Ci si aspettava che Syriza guardasse al partito di centro-sinistra To Potami e socialista Pasok per raggiungere la maggioranza in Parlamento, dopo aver ottenuto 149 seggi su 300. Si dice che siano stati i due partiti a rifiutare l’invito di Tsipras, ma Katrougkalos ha ammesso che i due partiti sono stati scartati “per il loro impegno con le politiche neoliberiste, favorevoli alle privatizzazioni e all’eliminazione delle norme a tutela del lavoro”. Aggiungendo anche che Syriza ha intenzione di porre un freno anche ai poteri degli oligarchi greci vicini a To Potami e Pasok perché “la loro tendenza a evadere le tasse deve finire”.
A breve termine, la rapidità con cui è stato formato il governo sembra ridurre la sensazione di incertezza ad Atene. Ma per il prossimo futuro ci si aspetta uno scontro con i leader dell’Eurozona e la Grecia potrebbe dover fare i conti con un assedio economico, dato che la Ue potrebbe sospendere i nuovi prestiti. Syriza non vuole negoziare con la Troika, ma parlare direttamente con i governi interessati. Allo stesso tempo ha ben chiarito che non intende abbandonare l’euro e non pagare i suoi debiti, opzione che sarebbe devastante per Atene e pregiudizievole per la credibilità dell’Ue, che da cinque anni dice di tentare, senza riuscirci, di trovare una uscita dalla crisi.
Secondo Patrick Cockburn non ci sarebbero dubbi sul fatto che “Syriza vede la sua vittoria come parte di una campagna europea contro le politiche neoliberiste che si scontrano con una crescente opposizione, soprattutto in Spagna, ma anche in Italia e Francia. Come c’è anche una crescente consapevolezza internazionale che la Grecia non potrà mai pagare il suo enorme debito, equivalente al 177% del Pil, e ha bisogno di denaro per sfuggire dalla recessione che ha ridotto la sua economia di un quarto”.
“Syriza potrebbe star preparandosi ad una battaglia con l’UE, ma fa attenzione che non sembri troppo aggressiva”, scrive Cockburn, mentre l’ormai certo ministro delle finanze Yanis Varoufakis ha dichiarato “Noi, che stiamo nell’Eurozona, dobbiamo prestare molta attenzione a non parlare con leggerezza di Grexit (come viene definita l’uscita dalla Grecia dall’euro) o frammentazione. Grexit non è sul tavolo; noi andremo a Bruxelles e Francoforte e Berlino con la posizione di un confronto”. Anche se Tsipras avrà bisogno di tutta la possibile simpatia internazionale perché si scontrerà in una lotta impari con Berlino e Bruxelles, con cui deve confrontarsi ma anche chiedere prestiti.
Il quotidiano ateniese Kathimerini avverte che, diventato primo ministro, Tsipras incontrerà “casse vuote, una leadership europea spietata e un partito (Syriza) così diversificato come la Torre di Babele”; ironizzando ammette che è “la stella del rock della sinistra internazionale”, ma si domanda cosa farà quando “sbatterà il muso contro la Banca Centrale Europea” e conclude domandandosi come il ceto medio, in Grecia, si adatterà alla nuova situazione.
Alla domanda su come Syriza preveda di trovare i miliardi necessari a mitigare l’effetto dell’austerità, tra cui l’energia elettrica gratuita per coloro che hanno subito stacchi, Katrougkalos ha dichiarato: “Troveremo i soldi dagli evasori fiscali”. Un’altra riforma include l’aumento del salario minimo a 750 euro mensili e il soccorso per i debiti privati. La crisi Grecia negli ultimi cinque anni ha portato a che 4 degli 11 milioni di greci vivano nella povertà e la disoccupazione giovanile è al 57,5%. Anche la disuguaglianza è cresciuta: prima della crisi, l0% della popolazione possedeva il 40% della ricchezza, ora ne possiede il 50%.
Un segno rivelatore della povertà è la nebbia che avvolge Atene quando fa freddo. Costas Zachariadis, biologo e candidato di Syriza ad Atene, ha dichiarato che l’inquinamento atmosferico è dovuto al fatto che la gente non ha denaro per pagare l’elettricità o il gas per riscaldarsi, “così brucia vecchie porte, immondizia, qualsiasi cosa che trova: l’inquinamento sta diventando sempre più pericoloso, perché l’atmosfera di Atene è ora come quella di Londra nel 1952, quando lo smog uccise circa 3000 persone”.
La vittoria di Syriza, secondo Katrougkalos, renderà più evidenti le divisioni sociali tra i poveri e i giovani elettori della sinistra e i ricchi e i più anziani che restano con i partiti conservatori “il voto per Syriza è stato in gran parte un volto di classe. E con noi sono una gran maggioranza di poveri”.