Parlano militanti, medici e volontari di Syriza il giorno dopo la vittoria di Tsipras. Ecco come si autorganizza la resistenza al tempo della Troika
da Atene, Ludovica Schiaroli
“Domenica notte abbiamo licenziato Samaras e lo abbiamo rispedito alla Merkel, da domani il nuovo governo si metterà a lavorare per liberare la Grecia dalla Troika”. Con queste parole mi saluta Argiris Panagopoulos, referente per gli esteri di Syriza, il giorno dopo il voto quando lo incontro in piazza Monastiraki, la piazza “più cazzuta”, come la definisce lui, di Atene. Insieme ci dirigiamo verso radio Kokkino, l’emittente che ha portato la voce di Syriza in tutta la Grecia, dimostrando che anche senza canali televisivi è possibile vincere una campagna elettorale. Siamo nel centro di Atene ma le strade che si attraversano ricordano una periferia qualunque del sud del mondo, case con intonaci scrostati, impalcature abbandonate, negozi chiusi e piccole botteghe che vendono roba di seconda mano. Questa è Atene dopo la “cura” imposta dalla troika. Un terzo della popolazione senza lavoro e senza assistenza sanitaria, con un salario medio che si aggira intorno a cinquecento euro.
Al governo con la destra. “Il primo obiettivo è quello di combattere l’austerity e rinegoziare il debito – spiega Argiris – per questo non rispetteremo gli accordi fatti da Samaras in Europa. Gli equilibri si possono cambiare, il liberismo non è inevitabile, è solo una decisione politica e quindi può essere cancellata. Per questo siamo disposti anche a compromessi”. Compromesso diventato necessario il giorno dopo il voto quando Syriza ha ottenuto (solo) 149 deputati invece dei 151 necessari per avere la maggioranza. Tsipras aveva già annunciato l’accordo con Anel, partito di destra che condivide con Syriza la lotta all’austerità. “Anel uscì da Nuova Democrazia, quando il partito di Samaras sottoscrisse gli accordi con la Troika, spiega Argiris, questa è l’emergenza a cui dobbiamo far fronte: combattere l’austerità e farlo subito, non c’è più tempo”. Nei mesi scorsi Syriza aveva anche tentato la strada di un’alleanza con il KKE, il partito comunista greco, fallito “per la loro intransigenza”…
La sfida di Syriza. Ma la crisi è anche un’opportunità, dichiara Argiris, con quel suo modo di parlare frettoloso. Un’opportunità per realizzare una politica sociale, per restituire dignità alle persone, per ritrovare il senso di fare politica dal basso. “La nostra forza è stata quella di ricostruire un rapporto con le persone, aggiunge, fino a cinque anni fa Syriza era al 4,7% se oggi abbiamo vinto è perché siamo andati in mezzo alle strade, nelle piazze, nei luoghi dove mancava tutto e ci siamo per prima cosa occupati dei bisogni della gente. E’ finita l’epoca dei partiti che stanno chiusi nelle stanze a fare discussioni tra funzionari, oggi è necessario andare nei luoghi dove nasce il conflitto”.
Gli ambulatori sociali di solidarietà (KIFA). Ce ne sono 40 in tutta la Grecia e da quando la Troika ha imposto la privatizzazione della sanità sono l’unico riferimento per chi non può permettersi di pagare per curarsi. Generalmente sono appartamenti del comune adibiti ad ambulatorio dove lavorano medici, infermieri, ex pazienti e semplici cittadini che danno il loro contributo volontario e gratuito alla collettività. L’ambulatorio di Neasmirni, ha aperto da poco più di sei mesi e ha già curato circa 400 pazienti, ci lavorano 60 persone in turni di 2/4 ore. Talia ci accoglie con dei meravigliosi cioccolatini fatti in casa a cui è difficile dire di no… e ci mostra con orgoglio lo spazio dell’accoglienza, la macchina per fare le ecografie, lo spazio per la medicina generale e la stanza del dentista che è ricavata in quella che prima era la cucina. Insieme a Talia ci sono altre due signore e prima di ogni altra cosa ci tengono a dire che questo è un luogo indipendente, e autogestito, “qui non c’è né lo stato, né la chiesa, nessun partito”. Syriza ha infatti promosso l’apertura di questi spazi senza creare un legame o un senso di appartenenza, esiste solo un coordinamento tra i diversi ambulatori sul territorio nazionale. “Speriamo di chiuderli presto tutti – dice un po’ a sorpresa Talia – perché vorrebbe dire che il sistema sanitario nazionale sarebbe di nuovo pubblico e accessibile a tutti”. Questa è anche la promessa che ha fatto Alexis Tsipras qualche ora dopo essere diventato il nuovo presidente della Grecia.