Operazione “Alba Libica”. L’aviazione egiziana colpisce l’Isis in Libia. Chiusa l’ambasciata italiana a Tripoli mentre la Francia firma contratto miliardario per la vendita di armi al Cairo
Mirna Cortese
L’aviazione egiziana del presidente Abdel Fattah el-Sisi è entrata in azione questa mattina bombardando campi dell’Isis al confine tra Libia e Egitto. Sono state colpite Derna, città dell’est libico a 1300 chilometri da Tripoli, dove lo Stato islamico ha creato un “califfato”, ma anche Bengasi e Sirte. Il pretesto per l’attacco egiziano, supportato dall’aviazione di Tripoli in una coalizione che ha preso il nome di “Alba libica”, è stato dato dall’orribile esecuzione di 21 egiziani di religione cristiana copta rapiti a Sirte lo scorso capodanno. Secondo le uniche fonti a disposizioni, quelle militari, i raid avrebbero provocato la morte di 64 miliziani dell’Isis. Secondo l’agenzia stampa spagnola EFE che riporta come fonte un membro della sicurezza di Bengasi, ci sarebbero diverse vittime tra i civili, tra cui tre bambini e due donne, tutti abitanti della città di Derna.
Nel frattempo, riferisce Libya Herald, almeno altri 35 cittadini egiziani in maggior parte lavoratori del settore agricolo, sono stati rapiti in Libia dopo l’inizio dei raid del Cairo, tutti in zone controllate dall’Isis e dal gruppo salafita locale Anbsar al Sharia.
L’ambasciata italiana a Tripoli è chiusa e tutto il personale, nonché tecnici, dirigenti e anche italo-libici che da tempo vivevano in Libia sono rientrati in Italia in quella che la Farnesina ha definito una “operazione di alleggerimento”, mentre giovedì il Governo riferirà in Parlamento sulla crisi in corso.
Inizialmente, dopo l’allarme elevato nella capitale conseguente ad una dichiarazione dell’Isis che aveva definito Gentiloni ministro dell’Italia “crociata”, si era scatenata da parte di molti politici la voglia di metter su l’elmetto per intervenire al di là del Mediterraneo nel quadro di una missione internazionale per “proteggere i propri confini”. In serata Renzi ha frenato dichiarando che sì “La situazione in Libia è fuori controllo ma non è tempo per un intervento militare”.
Intanto se per molti la guerra è morte, per altri è un affare da 5 miliardi di euro. E’ la cifra che il Cairo ha pagato alla Francia per l’acquisto di 24 jet da combattimento Rafale, una fregata navale e tutto il relativo equipaggiamento militare. Il contratto d’acquisto, avviato tre mesi fa, è stato concluso precipitosamente ieri e firmato oggi stesso nella capitale egizia.