La sinistra interna di Syriza raccoglie il 41,5% di consensi con una mozione che boccia l’accordo con l’Eurogruppo. Tsipras accusa Madrid e Lisbona
di Checchino Antonini
68 voti a favore, 92 contrari e 5 schede bianche. Respinto con questi numeri dal comitato centrale di Syriza l’emendamento critico con l’accordo tra i creditori dell’Eurogruppo e il governo greco. Il documento è stato presentato dalla ‘Piattaforma di Sinistra’ interna a SYRIZA durante il Cc che s’è svolto ad Atene tra sabato e domenica. L’emendamento è critico sia del contratto di estensione del prestito internazionale che dell’elenco delle riforme che la Grecia s’è impegnata ad attuare. “Esprimiamo il nostro disaccordo nei confronti dell’accordo e della lista delle riforme concordate con l’Eurogruppo. Entrambi i testi rappresentano un compromesso inaccettabile per il nostro Paese e si muovono in una direzione e sono basati su orientamenti che, nei loro punti essenziali, si allontanano o sono in contrasto con gli impegni programmatici di SYRIZA. Nel futuro immediato, SYRIZA, nonostante gli accordi con l’Eurogruppo, dovrebbe prendere l’iniziativa di attuare costantemente e in via prioritaria i suoi impegni e il contenuto della dichiarazione programmatica di governo. Per proseguire su questa strada, dobbiamo affidarci sulle lotte popolari e dei lavoratori, contribuire alla loro rivitalizzazione, perseguendo la continua espansione del sostegno popolare per resistere a qualsiasi forma di ricatto e per promuovere la prospettiva di un piano alternativo, per ottenere la piena realizzazione dei nostri obiettivi radicali. La principale conclusione degli ultimi sviluppi è la necessità, che è di importanza decisiva per il corso che seguiremo, che ogni decisione venga adottata in seguito a una discussione nelle istanze dirigenti del partito che devono, insieme a tutte le istanze di base, sviluppare a pieno le proprie funzioni e giocare un ruolo chiave nel nuovo corso progressista del nostro paese”.
L’opposizione della Piattaforma Sinistra per l’accordo non è una grande sorpresa. L’emendamento non è stato approvato ma ha ottenuto 68 voti favorevoli (pari al 41,2 %), quindi significa che oltre ai/alle componenti della Piattaforma di Sinistra è stato votato da altr* della Corrente di Sinistra interna alla maggioranza come i rappresentanti dell’Organizzazione Comunista di Grecia (KOE) e quelli del gruppo legato a Yannis Milios, capo del dipartimento economico del partito e finora molto vicino all’ex segretario. La Piattaforma di Sinistra (di cui fa anche parte il Red Network, di cui DEA (Sinistra internazionale dei lavoratori) è la maggiore organizzazione), dispone di 60 componenti su un numero complessivo di 200, pari al 30,5% dei voti congressuali.
Il leader della sinistra interna, e ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis, è stato critico sulla trattativa e ha fatto dichiarazioni pubbliche in contrasto con i pareri formulati da altri ministri, in particolare per quanto riguarda le privatizzazioni. Mentre il governo si è impegnato a continuarle, Lafazanis ha promesso di fermare tutte le privatizzazioni nel settore dell’energia.
Nell’emendamento si legge che il governo, “nonostante gli accordi all’Eurogruppo deve procedere sulla base di politiche che avranno quale priorità principale l’attuazione stabile delle promesse pre-elettorali e le dichiarazioni politiche del governo”.
La marcia indietro è stata già innestata da Lafazanis sulla privatizzazione del 66% dell’operatore della rete elettrica Admie, su cui avevano manifestato interesse l’italiana Terna e la cinese Sgcc. Una mossa che ha irritiato Berlino che chiede ad Atene di «non dare segnali contrari fra loro». A sovrintendere su tutte le privatizzazioni è comunque Varoufakis. Ma l’uscita di Lafazanis, già prima del comitato centrale, è la spia dei malesseri interni al partito.
Da parte sua, il primo ministro greco Tsipras ha accusato i governi di Spagna e Portogallo (che quest’anno terranno le elezioni politiche) di aver lavorato contro nel corso delle negoziazioni in Europa dello scorso 20 febbraio con la complicità dell’opposizione greca. Parlando al comitato centrale del partito Syriza, secondo quanto riportato dai media greci, Tsipras ha rilevato come ci fosse «un asse guidato da Spagna e Portogallo che per ovvie ragioni politiche ha cercato di portare l’intero negoziato alla rovina» e il governo di Atene «alla resa incondizionata prima che il nostro lavoro porti i suoi frutti e l’esempio della Grecia investa gli altri paesi».
I premier dei due paesi Rajoy e Passos Coehlo, entrambi del partito popolare europeo, hanno reagito immediatamente protestando con una nota alla Commissione europea. Iniziativa inusitata e piuttosto strana se si pensa che controversie di tale natura, in sostanza polemiche politiche, di solito sono regolate in via bilaterale o all’interno di formati istituzionali europei (trattandosi di primi ministri al Consiglio europeo). Il governo tedesco ha parlato di «errore» da parte di Tsipras: il portavoce del ministro delle finanze ha indicato che la dichiarazione di Tsipras «è stato un errore insolito secondo i criteri europei. L’episodio la dice lunga sulla situazione e sul grado di isolamento della Grecia.
Il governo Tsipras, però, piace sempre di più ai greci, che se fossero chiamati oggi alle urne voterebbero Syriza al 47,6%, contro il 36,3 delle elezioni del 25 gennaio. Lo afferma un sondaggio pubblicato dal quotidiano Parapolitika e svolto dalla società Metron Analysis, che sottolinea come oggi Tsipras non avrebbe bisogno di formare alcuna coalizione.
Strada in salita, tuttavia, per l’attuazione del piano Tsipras, l’elenco di riforme che ha permesso di sbloccare l’accordo con l’Eurogruppo per una proroga di quattro mesi del prestito internazionale. Secondo un articolo del ‘Guardian’, le incognite principali riguardano le misure di contrasto all’evasione fiscale con cui Atene prevede di recuperare 3 miliardi di euro alle dissestate casse statali, per poter coprire parte del cosiddetto programma di Salonicco, il manifesto anti-austerity da 12 mld della campagna elettorale dal leader di Syriza. Promesse pre-voto dunque che includono un graduale aumento del salario minimo per raggiungere i 750 euro, il versamento di una mensilità in più per i pensionati che ricevono meno di 700 euro mensili e varie prestazioni sociali per alleviare le sofferenze delle fasce più deboli della popolazione. In Grecia più di due terzi della popolazione, e cioè i dipendenti del settore pubblico e privato, pagano le tasse normalmente perché c’è la trattenuta alla fonte ma la nota dolente dell’Erario sono le altre categorie: imprenditori, liberi professionisti in primis. Dai 5 ai 20 mld di euro l’anno la stima dell’evasione. «Anche stando nella media bassa della stima e dunque 5 mld – rileva il sindacalista Tryfon Alexiadis, vicino al partito Syriza – si può vedere che se fossimo stati in grado di raccogliere 5 mld di euro in più nel corso degli ultimi 12 anni, nelle casse pubbliche sarebbero pervenuti 60 mld aggiuntivi». Il tutto a beneficio di un calo del debito. Secondo una fonte ben informata citata dal quotidiano britannico, pare che nel 2010 quando la troika ha iniziato la perlustrazione tra le carte dell’amministrazione fiscale ellenica si sia messa le mani ai capelli, scoprendo «una situazione in cui i vari uffici fiscali operavano in quasi totale autonomia dall’amministrazione centrale, oltre che gravi problemi di clientelismo e corruzione ». Questo ha spinto a tagliarne i dipendenti, da 10.500 a meno di 9.000 e a chiudere diverse filiali (da 290 a 120), ma i tagli non hanno reso le cose più facili. Anzi. Secondo l’Organizzazione intraeuropea delle amministrazioni fiscali (Iota), in Grecia oggi c’è un solo esattore ogni 1.127 cittadini, mentre in Germania il rapporto è uno ogni 730. Certo l’informatizzazione delle procedure di riscossione ha contribuito a migliorare la situazione, rileva il sindacalista, ma resta forte la piaga della corruzione.
Dall’Eurogruppo arrivano minacce continue: il governo greco non deve pensare che la cosiddetta «costruttiva ambiguità» dell’accordo per il prolungamento del programma di aiuti di cui si parla ad Atene significhi che nei prossimi quattro mesi non dovrà accadere nulla. Così batte l’agenzia del Sole24ore, Radiocor, legata a Confindustria. Occorre al contrario applicare il programma prima della conclusione del negoziato sul nuovo programma. La preoccupazione in molte capitali e alla Commissione europea è che la Grecia possa trovarsi nel giro di poche settimane senza soldi e non essere di conseguenza in grado di far fronte ai pagamenti di marzo per 4,3 miliardi di cui 1,4 miliardi al Fondo monetario internazionale. La tensione sul caso Grecia quindi non diminuisce né l’attenzione popolare internazionale per l’inedita esperienza di governo che potrebbe inceppare per sempre la macchina della paura e dell’austerity.
Infine va segnalato che c’è un nuovo segretario di Syriza: in sostituzione di Alexis Tsipras, è stato eletto con una maggioranza molto risicata. A favore di Tassos Koronakis hanno votato solo 102 membri del Comitato Centrale su un totale di 199. A favore di Alekos Kalyvis, candidato della Piattaforma di Sinistra, hanno votato 64 componenti dell’organo di direzione mentre altri 32 si sono astenuti. Nella votazione per eleggere gli 11 membri della segreteria politica la componente che fa capo a Tsipras ha ottenuto 110 voti (6 rappresentanti), la Piattaforma di Sinistra 63 (4 rappresentanti), l’area che fa riferimento al Koe 21 voti (1 rappresentante). La nuova segreteria politica di Syriza è così composta: Nasos Iliopoulos, Alekos Kalyvis, Panos Lamprou, Stathis Leoutsakos, Yannis Bournous, Antonis Davanelos, Sofie Papadogianni, Christoforos Papadopoulos, Panagiotis Rigas, Rudi Rinaldi e Rania Svigou.