Lo scandalo scoppia nel giorno della memoria, con la premiazione di un ufficiale nazi-fascista come vittima delle foibe, ma le foibe non c’entrano. E non si tratta di un caso isolato
di Marco Vulcano
Terminologia e fatti lascerebbero pensare a un cinegiornale dell’Istituto Luce o a una parodia della propaganda fascista in auge nel peggior ventennio della storia italiana, ma purtroppo non è così. Poche settimane fa, in occasione della giornata della memoria istituita nel 1994 per ricordare le vittime delle foibe (solo quelle italiane) e le vicende che seguirono l’immediato dopoguerra nelle terre di confine tra Italia e Jugoslavia, Paride Mori, ufficiale del battaglione bersaglieri volontari “Benito Mussolini”, è stato premiato con una medaglia in segno di riconoscimento per il “sacrificio offerto per la patria” alla presenza della Presidente della camera Boldrini, del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Del Rio e del Presidente della Repubblica Mattarella.
Non è ben chiaro per quale patria il Mori abbia compiuto il sacrificio meritevole di premio, visto che il reparto militare di cui era ufficiale fu prima aggregato alle Waffen SS, poi inserito tra le forze armate della repubblica di Salò, ovvero quelle che combatterono al fianco dei tedeschi contro il regolare esercito italiano. Tuttavia, lo scandalo è scoppiato grazie all’edizione bolognese di Repubblica, la quale ha subito denunciato come Paride Mori, morto in uno scontro a fuoco con i partigiani nel 1944, con le foibe non c’entri niente.
La Presidente Boldrini, inizialmente additata come correa del fattaccio, ha immediatamente preso le distanze dall’accaduto sottolineando come i premi vengano attribuiti da un’apposita commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio. Il sottosegretario Del Rio ha promesso che l’onorificenza verrà revocata qualora sarà possibile stabilire che la commissione abbia giudicato in modo errato.
Sono però molti i punti che rimangono ancora del tutto irrisolti. Non è infatti chiaro chi ha il compito di verificare il giudizio della commissione, da chi è composta, chi l’ha nominata e con quali criteri.
Domande alle quali sarebbe bello poter avere una risposta non tanto per esigenze di trasparenza, sempre e comunque legittime, ma anche e soprattutto per fare luce su onorificenze consegnate in occasione di ogni giornata del ricordo che sembrerebbero stranamente tese alla riabilitazione del fascismo.
A detta della storica del confine orientale Claudia Cernigoi, buona parte dei premiati in occasione della giornata del ricordo apparterebbe infatti alla categoria dei militari in servizio nell’Adriatisches Kustenland,in formazioni direttamente soggette al Reich e al Fuhrer. Un fatto inquietante, su cui nessuno ha detto nulla.
Tra le medaglie-riconoscimento assegnate quest’anno ai presunti morti infoibati, oltre a quella per l’ufficiale nazi-fascista Paride Mori, c’è anche quella conferita al goriziano Anacleto Bacchi, militare della Wehrmacht disperso a Zagabria nel 1944.
La legge sul giorno del ricordo dispone che il luogo della scomparsa debba essere l’Istria o la Dalmazia, escludendo dal riconoscimento “coloro che sono stati soppressi nei modi e nelle zone di cui ai commi mentre facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia”. Criteri che escluderebbero Paride Mori, così come Bacchi e chissà quanti altri fascisti spacciati per “vittime delle foibe titine”.
In attesa di altri simili errori, la sola certezza è che celebrare la memoria nella giornata del ricordo è probabilmente il modo migliore per non esercitarla.