Revocata l’autorizzazione alla centrale a biomasse di Fabro (TR). Esultano i cittadini, ma non l’assessore regionale all’ambiente, la cui figlia si occupa proprio di biomasse
Da Terni, Marco Vulcano
La centrale a biomasse di Fabro (TR), autorizzata dal Comune alla fine di Febbraio, non si farà. A darne notizia, «con grandissima gioia», è la presidente del locale Comitato No Centrale a Biomasse, Laura Margottini, che non manca di sottolineare come l’impianto sia stato autorizzato «con benestare di Sindaco, ufficio tecnico comunale, Arpa, Provincia di Terni e Asl, sebbene non fosse presente la verifica di assoggettabilità alla VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) come previsto dalla legge 116/2014, in vigore al momento del rilascio di tale autorizzazione». Un fatto che per la stessa Margottini configura «responsabilità gravissime».
Lo stop alla costruzione dell’impianto, per il comitato, è frutto della «massiccia mobilitazione di cittadini contrari alla centrale». Ora l’azienda ha 60 giorni di tempo per presentare un eventuale ricorso al Tar, inoltrare una nuova richiesta o recedere dai propri piani. Una situazione di incertezza che spinge gli oppositori della centrale a chiedere al Comune di fare propri alcuni regolamenti, già adottati da altre parti, che vietano la costruzione di simili centrali a meno di 5 km dalla prima casa del centro abitato, per ragioni di salute pubblica.
Una tale richiesta è tuttavia dovuta anche ad un altro fatto. In Umbria, la diffusione di impianti per la produzione energetica da fonti rinnovabili è infatti spropositata. Qualcuno potrebbe pensare che si tratti della vocazione ambientale del Cuore Verde d’Italia, ma a ben guardare, non è per niente così.
L’insieme dei provvedimenti operativi con cui l’UE (non) si impegna nella lotta ai cambiamenti climatici a partire dalla stipula del protocollo di Kyoto è denominato generalmente “pacchetto 20-20-20”, poiché prevede la produzione del 20% di energia da fonte rinnovabile, il 20% di risparmio energetico rispetto ai consumi attuali e il 20% di riduzione di gas serra. L’Umbria per la produzione di energia da fonte rinnovabile è già al 40%, ma per gli altri due punti è al punto zero. «Ciò nonostante – scrive in un comunicato il Comitato contro la centrale a Biomasse di Fabro – la Regione e l’assessore all’ambiente Rometti sembrano non accorgersi di questo sbilanciamento tra i vari punti del Pacchetto, insistendo testardamente nella direzione di implementare le centrali a biomasse sebbene l’obbiettivo sia già stato ampiamente raggiunto». Un’insistenza sospetta già nel 2011, quando la Giunta regionale ha approvato un regolamento per la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili che si è autoproclamato più importante degli strumenti urbanistici dei Comuni, nonostante il Decreto Legislativo nazionale n.28 del 2011 non permetta alle Regioni di sostituirsi ai piani regolatori comunali.
Strano interesse quello della Giunta umbra per le centrali a biomasse, così come è strano il tentativo di usurpare le comunità locali dei (pochi) strumenti decisionali di cui possono usufruire. Sarà mica dovuto tutto ciò al fatto che la figlia dell’assessore regionale all’ambiente, Rometti, è socio unico di una società – la S.U.N. S.r.l. – che si occupa di produrre energia da fonti rinnovabili e che ha sede legale nella residenza dell’assessore?