Popoff vi propone la trascrizione del discorso del premier greco alla nazione: “Vogliamo un accordo ma che sia sostenibile per questo vi chiedo di votare no”
Alexis Tsipras
E’ uno dei momenti più importanti della nostra storia. I popoli con i referendum hanno preso delle decisioni molto importanti, questo è successo in Francia, in tanti altri paesi, è successo in Irlanda, dove il referendum ha annullato il Trattato di Lisbona, e l’Irlanda ha così ottenuto delle condizioni migliori.
Sfortunatamente nel caso della Grecia abbiamo avuto altri problemi. Non mi aspetterei mai che l’Europa democratica non capisca, non dia il tempo al popolo greco di decidere il suo futuro. Purtroppo opinioni molto conservatrici hanno deciso di portare le banche all’asfissia, minacciando il governo e il popolo con misure molto peggiori. E il governo ha deciso di dare la parola al popolo.
In questo momento stiamo vedendo le immagini della vergogna. Chiudere le banche, tantissimi anziani in fila per ritirare parte della pensione. A queste persone dobbiamo delle spiegazioni: per proteggere le vostre pensioni stiamo combattendo da mesi, per proteggere il vostro diritto ad una pensione dignitosa combattiamo da mesi. Le loro proposte erano insostenibili, per questo motivo abbiamo detto di no. Al governo greco è stato dato un ultimatum, senza mai parlare del debito greco e della sua ristrutturazione. L’unica uscita era di proporre al popolo greco di esprimersi.
So molto bene che in questo momento le sirene della catastrofe si sentono ovunque e vi chiedono di votare sì a tutte le misure che chiedono i nostri creditori, di creare una coalizione per il sì.
Il no è un passaggio decisivo per un accordo migliore, al quale miriamo di lavora da già da lunedì, il giorno dopo il referendum.
No non significa dire no all’Europa ma un ritorno all’Europa dei valori, no significa una pressione vera per avere un accordo per un debito vivibile.
No significa pressione reale per un accordo socialmente sostenibile che non ricadrà sui pensionati e salariati. Un accordo che conterrà tutte queste misure che puniranno per sempre tutti coloro che hanno sfruttato e si sono arricchiti sulle spalle del popolo.
Un accordo che deve rappresentare una sicurezza per il popolo, per greci e greche.
So perfettamente della difficoltà che dobbiamo affrontare e farò tutto quello che dipende dal mio ruolo per assicurarvi che questa difficoltà sarà passeggera.
Alcuni dicono che il risultato del referendum è legato con il restare o l’uscire dall’Euro. Quelli che lo dicono sono gli stessi che lo dicevano anche in passato, quelli che lo dicono purtroppo creano tanti problemi al popolo e anche all’Europa.
Come sapete ero io, un anno fa, candidato per la presidenza dell’Ue, davanti a tutti, anche in quel momento avevo sostenuto che in Europa i memorandum devono finire; che l’Europa deve smettere di esser antidemocratica. Poco tempo dopo il nostro popolo mi ha votato.
Sfortunatamente alcuni in Europa non vogliono riconoscerlo. Tutti quelli che vogliono una Europa attaccata alle logiche dell’autarchia e di non rispetto della democrazia, tutti quelli che vogliono un Europa epidermica, con l’aiuto del Fmi, non sono veri europeisti. Sono dei politici che non riescono a pensare come veri europeisti.
Accanto a questi c’è il sistema politico che ha portato il paese al default e che ora vuole dare a noi tutte le responsabilità. Noi stiamo cercando di fermare questa discesa.
Greci e greche, voglio di cuore ringraziarvi per la calma e il sangue freddo che dimostrare in queste ore e vi voglio assicurare che questa situazione non continuerà più di tanto.
Non perderete i vostri salari e le vostre pensioni, assicuro a tutti coloro che hanno deciso di lasciare i propri risparmi in banca che non li perderanno.
Io personalmente me ne assumo la responsabilità. Contemporaneamente però vi chiedo di aiutarmi e di dire no alle ricette dei memorandum europei. Vi chiedo di dare il vostro assenso a una soluzione sostenibile e di aprire una nuova pagina di democrazia. La nostra responsabilità è verso i nostri genitori, verso i nostri figli, verso noi stessi e il nostro debito verso la storia.
(A cura di Marina Zenobio)