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Homein fondo a sinistraOXI! Grecia, quei No che aiutano a crescere

OXI! Grecia, quei No che aiutano a crescere

Milioni di no al referendum in Grecia raccontano di un’altra Europa possibile. Un popolo ha bocciato’austerity,  banchieri, Eurogruppo, xenofobia e liberismo

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syntagma, si festeggia [foto Chiara Proietti D’Ambra]
di Checchino Antonini

Ci credo che per Mattarella sia uno «scenario inedito». La democrazia non è mai stata il suo forte né quello dei partiti che hanno dato vita al suo Pd. Mattarella è l’indimendicato ministro della Difesa che aveva (e ha) una “relazione complicata” – si direbbe su fb – con la verità. Ma è in buona compagnia di chi controlla il discorso pubblico. Per esempio a proposito del referendum in Grecia: OKI! milioni di volte no alla Troika, la fontana rossa di Syntagma, la sera di luglio che si scioglie dolce nel sapore di una vittoria. Ad Atene e qui, ovunque ci sia qualcuno che resiste all’austerity, alla trappola del debito, alla violenza del neoliberismo, finalmente è festa.

Indigna parecchio l’incredibile sforzo retorico di chi, al soldo di padroni o partiti della miseria, si spertica a interpretare il voto evitando con cura di dire l’unica ragione per cui milioni di greci hanno detto che si può osare la speranza. Che la paura può essere vinta con la mobilitazione di lunga durata, con la nettezza delle parole d’ordine, con l’esercizio della democrazia, con un governo di sinistra radicale.

Sia chiaro a tutti che hanno vinto i lavoratori e le lavoratrici della Grecia che non ne possono più di sacrifici, tagli al welfare, disoccupazione, precarietà, privatizzazione. Il futuro è tutto da scrivere in Grecia e anche qui. Ecco quello che ci insegna il risultato del referendum greco ma bisogna stare attenti agli incantatori di serpenti che da stasera hanno preso ad ammiccare agli eventi greci per godere del cono di luce che ci arriva da Atene. Sulle televisioni all-news sembrava che avessero ucciso il gatto del conduttore e, mano mano che si profilava netta, inequivocabile, la vittoria del No, si moltiplicavano professori della Bocconi e giornalisti del Sole24Ore, Corriere e del sopravvalutatissimo Fatto a tifare Sì e a intrecciare spiegazioni fantasiose del risultato greco, a insinuare sulle strane alleanze con Alba dorata di Tsipras. Hanno costruito con violenza la trappola del debito, l’hanno imposta a un immaginario collettivo inaridito dalla crisi e con disinvoltura provano a mistificare e banalizzare le ragioni delle persone in carne e ossa alla deriva nella crisi più lunga del capitalismo.

La vittoria greca è nell’onda lunga della mobilitazione popolare che, a colpi di scioperi generali prolungati, ha sempre contrastato le violentissime politiche della Troika costruendo l’egemonia politica e culturale di Syriza. La vittoria appartiene a chi lotta e non a ex comici milionari e razzisti come Grillo, nemmeno ai renziani (patetica la Bonafè, eurodeputata pd che sosteneva in tv che il suo partito vorrebbe farla finita con l’austerity) o a qualche ex sottosegretario del governo Letta “pentito” (è Fassina), meno che mai a chi ha governato e governa l’austerity “da sinistra” assieme al Pd (Vendola e Sel) o agli estremisti ambigui e parolai come gli stalinisti del Kke e le loro imitazioni in giro per il mondo. Lo scenario inedito, il mare inesplorato, sarebbe una vera mobilitazione popolare che faccia a meno di tutti questi tromboni e costruisse un programma e una consapevolezza capaci di farla finita con l’austerità, la crisi, la corruzione.

(E, per una volta, possiamo dire che stavolta ha vinto un po’ anche Popoff, tra i pochissimi a non credere al testa a testa tra sì e no).

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