Podemos attacca l’accordo raggiunto all’Eurosummit, mentre Rajoy cerca di sfruttare la crisi greca per “addolcire” l’austerità
Di Carlo Perigli
Se l’accordo raggiunto oggi riguarda interamente la Grecia, è chiaro che i suoi effetti tocchino direttamente anche la Spagna per almeno due motivi. Il primo è dato dalla comunque delicata situazione economica di Madrid, non così tanto sicura di non essere la “prossima Atene”, mentre il secondo riguarda Podemos, il partito che più degli altri in Europa si avvicina a Syriza, sia in termini di filosofia che di gradimento elettorale. Alla notizia dell’accordo, il partito nato dal movimento degli indignados si è subito schierato dalla parte della Grecia, con il parlamentare europeo Pablo Echenique Robba che, nel corso di un’intervista rilasciata ad un’emittente spagnola, ha condannato il “golpe finanziario” in corso ad Atene. “In Grecia stanno provando a realizzare un colpo di Stato finanziario per trasformare il paese in un protettorato“, ha dichiarato, mentre di “crimine di terrorismo“, che “provoca uno stato di terrore nella popolazione greca” ha invece parlato Juan Carlos Monedero, co-fondatore del partito.
Ancora nessuna dichiarazione è invece arrivata dal leader di Podemos Pablo Iglesias, che comunque nella tarda serata di ieri aveva esplicitamente manifestato la sua solidarietà nei confronti di Atene. “Tutto il nostro appoggio al popolo greco e al suo governo contro questi mafiosi“, aveva scritto Iglesias tramite il suo profilo Twitter. Nella tarda mattina di oggi poi, dal profilo del leader di Podemos è apparso il link ad un articolo pubblicato da Carlos Fernandez Liria, professore dell’Università Complutense di Madrid, nel quale il “colpo di Stato finanziario in Grecia” viene denunciato come strumento indispensabile per impedire a Podemos di vincere le prossime elezioni politiche, previste per il prossimo novembre.
Todo nuestro apoyo al pueblo griego y a su gobierno frente a los mafiosos #ThisIsACoup
— Pablo Iglesias (@Pablo_Iglesias_) 12 Luglio 2015
Una tesi che tutto sommato non sembra poi così distante dalla realtà, considerando che, nonostante manchino ancora quattro mesi, il clima elettorale sembra aver già pervaso il premier spagnolo Mariano Rajoy, che ha iniziato ad agitare le drammatiche immagini della crisi greca con l’obiettivo di legittimare le riforme presentate dal suo governo. Semplici misure di austerità, sulla cui nocività si sono già espressi economisti di fama mondiale – qualora non fossero bastati i fatti – ma che tanto sono piaciute e piacciono all’Unione Europea, e che hanno permesso alla Spagna, secondo lo “spot” di Rajoy, di non ritrovarsi nelle stesse condizioni della Grecia, la cui politica è stata definita dal premier iberico “poco seria”. Spot elettorali, particolarmente simili a quella che nel marketing viene meglio definita come “pubblicità ingannevole“, e che da noi prendono nomi ancora più fuorvianti come “Jobs Act” o “Buona Scuola”.
Se Podemos non si sbriga a capire che Euro e austerità sono connaturati, ammesso che arrivi al governo, farà la stessa fine di Syriza.