In commissione Fico si astiene su Maggioni: «Curriculum di tutto rispetto». Ma un altro membro del direttorio, Sibilia, lo scomunica. Poi tuona il blog di Grillo: puzza di Bilderberg e di Trilateral
di Checchino Antonini
Volano stracci in casa M5s dopo la nomina a presidente Rai di Monica Maggioni, giornalista embedded da manuale, capace di vedere le guerre con gli stessi occhi delle truppe Usa, membro della Trilaterale e ospite del Bilderberg. Gli stracci volano per la scheda bianca (astensione in buona compagnia di Sel) del presidente grillino della Vigilanza Rai. Fico – solo di nome, così pare – dice a Repubblica che «Il patto del Nazareno non è mai morto», ma la Maggioni «ha un curriculum di tutto rispetto». Però la aspettiamo alla prova dei fatti. Dovrà dimostrare di essere un presidente di garanzia. Non dei partiti, ma dei cittadini. Il M5S ha indicato Freccero ma senza passare per il web: «non avevamo tempo. Era un fine settimana di agosto. Non potevamo telefonare, consultare i curriculum, valutare, indire una votazione. Non sarebbe stata una cosa fatta bene. Meglio assumerci la responsabilità di una scelta», conclude Fico, membro del direttorio grillino, ma c’è chi osserva, come Imarisio sul Corsera, che già dal 7 giugno il padrone del partito di Fico, aveva pronunciato l’addio all’“uno vale uno”, il metodo di scelta casuale dei candidati che ha riempito il parlamento di varia umanità urlante ma ambigua e, soprattutto, incapace di tradurre in un reale movimento di massa, dotato di efficacia, il gigantesco consenso ottenuto alle politiche del 2013. Quell’editoriale di Grillo è parso il preludio al benservito ai meet-up, le cellule di base del grillismo, firmato da una lettera dello stesso Fico con Di Battista.
Non riuscendo a essere parte della soluzione, si direbbe, si diventa parte del problema.
In rete c’è chi ricorda che Fico aveva scritto alla presidente Rai Anna Maria Tarantola chiedendo di fare chiarezza sulla partecipazione dell’allora direttora di Rai News 24, Maggioni, a una riunione del club Bilderberg, 150 tra politici, banchieri, vertici di multinazionali, imprenditori. Riunioni blindate al pubblico e alla stampa dopo le quali, però, i massmedia iniziano la loro incessante operazione di costruzione del consenso sui temi scaturiti da quel cenacolo. Ad esempio l‘ossessione per il debito, la foga per il pareggio di bilancio, l’attacco alle costituzioni nate dalle resistenze al fascismo. Lo stesso copione vale per la Trilaterale di cui Maggioni è membro del del gruppo non governativo della Commissione, come rivela Wikipedia.
Ma a Fico tutto ciò non fa più impressione e l’aspetta alla prova dei fatti facendo incazzare un altro pezzo del direttorio, Sibilia («Non può garantire indipendenza e lontananza da conflitti d’interesse») e poi perfino il blog del suo capo posta un post che boccia la scelta di una personalità espressione di “poteri occulti”. Come andrà a finire? La Maggioni l’ha già spuntata e per il M5s s’è tenuta la prima prova di “normalità” se è vero che, in cambio del nome di Freccero nel Cda Rai, il gruppo pentastelluto del Senato avrebbe assicurato il numero legale nell’ultima sessione prima della pausa estiva alla “riforma” della pubblica amministrazione. Se non l’avesse fatto, alla ripresa dei lavori il decreto legge sarebbe arrivato decaduto e Renzi e Madia avrebbero dovuto riscriverlo come da indicazioni tassative della Corte costituzionali.