Intervistato dal Guardian, Yanis Varoufakis torna sulle accuse di tradimento e attacca Syriza. Resta improbabile la sua adesione a Unità Popolare, attualmente data intorno all’8%
di Carlo Perigli
Varoufakis accusato di tradimento? Un’ipotesi a dire la verità sempre meno probabile , nata e cavalcata più che altro per alimentare la propaganda del centro-destra greco, forse desideroso di tornare alla ribalta in cerca di nuova verginità. Tuttavia, quando si attacca l’ex ministro delle Finanze greco si deve essere consapevoli che difficilmente dall’altra parte si troverà un uomo intimorito e pronto a capitolare. Così, in un’intervista rilasciata al Guardian, Varoufakis torna senza problemi sull’argomenti, auspicando lui per primo l’apertura di un procedimento penale a suo carico.
“Penso che [la polemica] si spegnerà. Comunque, se venissi processato e condannato per alto tradimento, sarebbe interessante. Per cosa poi? Per aver detto no ad un accordo che la troika stessa considera indifendibile? O veramente per aver provato a strutturare un piano difensivo contro le minacce che stavano portando avanti? In un certo senso – ha aggiunto – mi piacerebbe molto che accadesse, perchè sarei in grado di mostrarli per quello che sono“.
Il riferimento è al piano d’emergenza strutturato di Varoufakis per fare fronte ad un eventuale esclusione della Grecia dall’Eurozona, con conseguente ritorno alla dracma. Una strategia preparata per tutelare il Paese di fronte agli attacchi dei creditori e ai costanti rifiuti posti dall’Eurogruppo alle proposte – la cui esistenza è stata costantemente negata dagli altri Paesi, almeno fino alla pubblicazione dei documenti da parte di Varoufakis – avanzate da Atene durante le trattative. “Non erano preparati a riconoscere che il programma che avevano imposto alla Grecia era un fallimento“, ha dichiarato Varoufakis, aggiungendo che il programma economico da lui avanzato venne mandato all’aria dai creditori con l’obiettivo di portare ad un “regime change” in Grecia.
Non è la prima volta che l’ex ministro delle finanze greco si esprime sulle possibili accuse di tradimento. A fine luglio, quando il caso scoppiò per la prima volta, Varoufakis bollò il tutto come “uno sforzo determinato per delegittimare i nostri cinque mesi di negoziati con una troika furiosa, durante i quali abbiamo avuto l’audacia di contestare la saggezza e l’efficacia del suo fallimentare programma per la Grecia”
Nessun crimine di hacking o di diffusione di dati personali, Varoufakis si disse convinto che le reali “accuse” riguardassero “l’aver affrontato i leader dell’eurogruppo come un eguale che ha il diritto di dire ‘No’, ed aver presentato forti ragioni analitiche per respingere l’illogicità catastrofica di un enorme prestito ad un paese insolvente in condizioni di controproducente austerità“. Già all’epoca, mentre i vertici di Neo Demokratia, esponenti della stessa classe dirigente che ha contribuito in prima persona alla crisi greca, si stracciavano le vesti, al fianco di Varoufakis si poneva l’economista Paul Krugman. “La gente a quanto pare è sconvolta nell’apprendere che la Grecia aveva un piano per introdurre una moneta parallela qualora fosse stato necessario – scrisse l’economista sul suo blog – Sarebbe stato sconvolgente se non ci fosse stato nessun piano alternativo. Prepararsi per qualcosa che sai potrebbe accadere non dimostra la tua volontà affinchè questo accada“.
In vista delle prossime elezioni invece, nella giornata di ieri Varoufakis ha definitivamente escluso la sua presenza nelle liste di Syriza, cogliendo l’occasione per attaccare le scelte compiute da alcuni membri del partito, Tsipras compreso, accusati di aver tradito la volontà espressa sia alle ultime elezioni che nel referendum di luglio dalla maggioranza dei greci. Tuttavia, al momento risulta altrettanto improbabile una sua prossima adesione a “Unità Popolare“, il partito fondato dalla sinistra di Syriza e guidato dall’ex ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis. Secondo i sondaggi pubblicati oggi da GreekReporter, se si votasse oggi la nuova formazione politica conquisterebbe l’8% dei consensi. In vantaggio su tutti rimane Syriza, che dal 36% passa al 28, seguita da Neo Demokratia al 25% e To Potami al 10%.