Fotogallery. 12 milioni di cristiani vivono in Medio Oriente. Diventa un libro il viaggio fra le comunità cristiane dal Cairo fino all’Iraq di Andrea Milluzzi e Linda Dorigo
Quali sono le condizioni di vita delle minoranze cristiane in Medio Oriente? Cosa c’è oltre la “guerra di civiltà” e il “terrorismo fondamentalista”? Esistono esempi di convivenza? “Rifugio” non vuole essere una risposta a queste domande, ma una testimonianza lunga e approfondita, dall’interno di società e su tematiche di cui molto si parla ma non molto si conosce.
Alla presentazione saranno presenti i due autori che racconteranno il loro viaggio fra le comunità cristiane del Medio Oriente e firmeranno le copie. L’appuntamento è per venerdì 11 settembre alle ore 18:30 presso Libreria Alegre, Circonvallazione Casilina 72/74, Pigneto, Roma.
“Non ci rassegneremo a un Medio Oriente senza più cristiani” va ripetendo da mesi Papa Francesco. L’accorato appello del Pontefice rischia però di cadere nel vuoto dei luoghi di culto distrutti dalla furia iconoclasta dell’Isis in Siria e Iraq, delle immagini della decapitazione dei 21 copti egiziani, sempre per mano dei seguaci dell’autoproclamato Califfo Abu Bakr al Baghdadi, dei villaggi abbandonati da decenni in cerca di una vita migliore in Occidente.
Si stima che siano 12 milioni i cristiani che ancora vivono in Egitto, Israele, Territori Palestinesi, Siria, Libano, Giordania, Iran, Iraq e Turchia. Un numero approssimativo e tendente a diminuire, vista l’instabilità di questi Paesi e la veloce diffusione del fondamentalismo religioso. L’ennesima crisi del Medio Oriente coinvolge un numero enorme di persone, come testimoniano i flussi di profughi verso l’Europa. Le repressioni di governi in bilico o troppo deboli, come quello di Bachar al-Assad in Siria o quelli che si contendono il potere in Libia, si sommano alla minaccia del fondamentalismo e all’endemica mancanza di prospettive di un futuro migliore. I cristiani sono una minoranza che nel cosiddetto Stato Islamico non ha pari diritti di cittadinanza. Se il dramma della guerra accomuna tutti, i cristiani devono affrontare anche la sensazione di sentirsi vittime sacrificali e di non avere alcun motivo di restare a vivere laddove la loro religione è nata più di duemila anni fa.