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No Triv, l’Adriatico sbarca a Roma

No triv in piazza a Roma da tutta Italia contro la realizzazione della piattaforma petrolifera “Ombrina Mare” che minaccia le coste adriatiche e la salute pubblica.

di Giampaolo Martinotti

 

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“Noi Ombrina non la vogliamo”! Questo è l’inequivocabile messaggio recapitato direttamente al governo Renzi dai tantissimi cittadini che si sono ritrovati questa mattina davanti al Ministero dello Sviluppo Economico, rispondendo all’appello lanciato dal Coordinamento No Ombrina, per dire no alle trivelle e salvare uno dei tratti più belli dell’Adriatico.

Arrivati da diverse regioni d’Italia e supportati dai vari movimenti che si battono per la difesa del territorio, da No Ombrina a Greenpeace a Legambiente, da Trivelle Zero al WWF, dal comitato No Petrolio al movimento per l’Acqua bene comune, gli attivisti, i sindaci e gli amministratori presenti hanno dato vita a un significativo sit-in di protesta proprio durante lo svolgimento della Conferenza di Servizi che, come nella migliore delle ipotesi, è stata rinviata: “La conferenza di oggi è stata rinviata per le pressioni degli abruzzesi sotto il Ministero – ha detto Fabiano Di Berardino, dei comitati No Ombrina – la battaglia contro le trivelle si sta allargando e anche in Abruzzo abbiamo capito che dobbiamo unire le lotte territoriali. Avanti così”.

«In prima battuta siamo riusciti a ottenere un rinvio di minimo 3 settimane, questo è un risultato positivo. La documentazione relativa al progetto non è stata consegnata per tempo dalla società Roc­khop­per a tutti i Comuni, e dunque sono state ravvisate delle irregolarità. Inoltre la Regione ha chiesto di sospendere le procedure in vigore della legge regionale abruzzese che vieta ogni attività petrolifera entro le 12 miglia marine dalla linea di costa», afferma Gianluca Bellomo, assessore all’Ambiente del comune di Francavilla al Mare, all’uscita dal ministero. Infatti una delle molteplici criticità del progetto, che prevede sei pozzi di petro­lio, con­dotte sot­to­ma­rine, inceneritori e una nave desol­fo­rante di tipo FPSO, è rappresentata dal fatto che l’impianto della multinazionale inglese dovrebbe sorgere a soli 6 chi­lo­me­tri dalle spiagge di San Vito in provincia di Chieti. «Questo tipo di progetto va internamente nella direzione opposta delle politiche di sviluppo che abbiamo scelto in Abruzzo e per le quali le amministrazioni lavorano ogni giorno. Tutti noi puntiamo sul “turismo verde”, sul nostro patrimonio naturale e culturale, sulle eccellenze enogastronomiche locali. In questo caso lo scollamento che c’è tra la politica centrale e quella periferica è davvero evidente», aggiunge Bellomo.

Pare che il governo, seguendo alla lettera le dinamiche oppressive dello Sblocca Italia, sia più incline alla promozione degli interessi delle lobby petrolifere che allo sviluppo delle economie locali. E non curante degli effetti devastanti che questo controverso progetto potrà avere sull’ambiente e sulla salute pubblica continua la sua crociata in funzione antidemocratica mettendo i profitti privati davanti ai diritti delle persone.

La politica energetica italiana, che dovrebbe e potrebbe puntare sul risanamento ambientale e sulle energie rinnovabili, risponde essenzialmente alla logica delle grandi opere i cui risultati sono ormai noti nella storia del nostro paese: consumo del territorio, inquinamento, deterioramento del tessuto socio-economico.

Difendere l’Adriatico dal progetto Ombrina Mare non è solo un atto di solidarietà con la lotta del fronte anti-trivelle, è una responsabilità nei confronti del nostro futuro. “Acqua, vino e olio: non petrolio!”, ecco cosa si è cantato oggi a Roma.

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