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Ecco perché la guerra all’ISIS non fermerà i kamikaze

Gli attentati sono la risposta a una guerra che già c’è. Quandos’è smorzato lo choc delle teste tagliate, l’ISIS ha bruciato vivo il pilota giordano. Poi è venuta la strage di Ankara e poi Parigi

di Bruce Cockburn

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Lo Stato Islamico (ISIS) ha sempre massacrato civili in gran numero per mostrare la propria forza e instillare terrore nei suoi oppositori. In occidente, la gente nota queste atrocità solo quando sono perpetrate nelle proprie strade, anche se gli attentatori suicidi delI’ISIS hanno ucciso 43 persone a Beirut il 12 novembre e altre 26 a Bagdad il 13 novembre. È quasi impossibile fermare questi attacchi poiché sono diretti contro civili che non possono essere tutti difesi, e gli attentatori suicidi sono disposti a morire per distruggere i loro obiettivi.

L’ISIS ha rivendicato gli attacchi di Parigi, dicendo che la Francia è stata colpita per i suoi bombardamenti in Siria. L’uso di otto attentatori suicidi e di armati in una capitale nazionale, che garantisce la massima copertura mediatica, ha tutti i marchi di un’operazione dell’ISIS. Un’infausta differenza rispetto agli assassini della rivista Charlie Hebdo e del supermercato ebraico, all’inizio dell’anno, è che gli attacchi, presumibilmente a causa del coinvolgimento dell’ISIS, stanno diventando più sofisticati e meglio progettati. Reclutare, armare, coordinare e tenere nascosti fino all’ultimo momento gli assassini di Parigi, implica una buona organizzazione. Lo stesso vale per introdurre di nascosto una bomba nell’aereo russo prima del decollo a Sharm-el-Sheik il 30 ottobre.

Qual è la spiegazione per questa recente intensificazione degli attentati suicidi dell’ISIS fuori della Siria e dell’Iraq? L’uccisione di civili in quanto complici degli atti dei loro governi è sempre stata parte dell’ideologia di al-Qaida, un’impostazione dimostrata nel modo più celebre l’11/9 a New York. Il più debole degli obiettivi è distrutto da attentatori con bombe o fucili, kamikaze decisi a uccidersi assieme ai loro nemici come dimostrazione di fede religiosa.

Ma c’è un’ulteriore ragione del perché l’ISIS vuole dimostrare di poter colpire dovunque nel mondo: per la prima volta in due anni, un periodo durante il quale ha creato il proprio Stato nell’Iraq occidentale e nella Siria orientale, l’ISIS viene respinto indietro dalla pressione militare su più fronti.

In passato aveva a che fare con nemici numerosi ma disuniti, uno dopo l’altro, ma ora deve far fronte ad attacchi su vari fronti nello stesso tempo. L’esercito siriano, appoggiato dagli attacchi aerei russi, la scorsa settimana ha posto fine all’assedio da parte dell’ISIS della base aerea di Kweiris a ovest di Aleppo. È stata la più grande vittoria del governo siriano in due anni. I kurdi siriani, in collaborazione con le forze aeree USA stanno avanzando a sud attorno ad Hasaka, mentre i kurdi iracheni, sempre con supporto aereo americano, hanno catturato la città di Sinjar, a ovest di Mosul. Per l’ISIS sarà difficile viaggiare tra Raqqa e Mosul e quindi può perdere il controllo dei giacimenti di petrolio del nord-ovest della Siria, dai quali trae un reddito.

Questi sviluppi sui campi di battaglia dell’Iraq e della Siria possono sembrare distanti dal massacro nel centro di Parigi. Ma è importante capire che l’ISIS è un’efficiente macchina da combattimento perché le sue capacità militari, sviluppate in anni di combattimenti, sono una potente miscela di terrorismo urbano, tattiche di guerriglia e guerra convenzionale. Le sue avanzate fulminee in Iraq, nell’estate 2014, sono state precedute da un’ondata di attentati suicidi con l’uso di veicoli imbottiti di esplosivo nei quartieri sciiti di Bagdad e dell’Iraq centrale. Lo scopo era di tenere i nemici terrorizzati e sconvolti, e mostrare ai potenziali sostenitori che l’ISIS era una potenza nel paese.

Nel mondo esterno, nessuno prestò molta attenzione alle migliaia di sciiti iracheni uccisi allora e che hanno continuato a essere uccisi a causa degli attentati terroristici dell’ISIS in Iraq.

Il numero di civili uccisi in Iraq è balzato da 4.623 nel 2012 a 9.473 nel 2013, e a 17.045 nel 2014, secondo l’Iraqi Body Count, un sito web indipendente; un’elevata percentuale degli uccisi erano vittime sciite degli attentatori e uccisori dell’ISIS. Questa ferocia viene ora ripetuta nelle vie di Parigi ed Ankara, dove 102 manifestanti per la pace sono stati uccisi da due attentatori suicidi il 10 ottobre.

Fa parte del manuale tattico dell’ISIS rispondere con ogni mezzo contro qualsiasi oppositore, allo scopo di mostrare tracotanza in modo spettacolare che sicuramente dominerà le notizie internazionali. In questo senso ha reagito agli attacchi aerei USA, che non poteva impedire militarmente, con i video dei giornalisti e cooperanti americani che venivano decapitati in modo deliberato e orripilante.. Quando tagliare teste ha cessato di avere l’effetto shoccante che aveva prima , l’ISIS ha bruciato vivo un pilota giordano in una gabbia.

L’ISIS sostiene che l’uccisione di civili non è un assassinio insensato ma una vendetta: un gruppo collegato all’ISIS, che afferma di essere dietro la distruzione dell’aereo russo e dei suoi 224 passeggeri ha mostrato immagini dei rottami dell’aereo alternate a immagini di edifici in Siria ridotti in macerie dalle bombe russe. L’ISIS sta dicendo chiaramente che se un paese li bombarda dall’aria, risponderà in modo analogo per terra, usando i metodi del terrorismo urbano appoggiati da uno Stato ben organizzato. È difficile pensare a un esempio di qualche cosa del genere accaduto in precedenza.

Questi atti di terrore richiedono un po’ di risorse, ma non un grado elevato di addestramento, poiché i bersagli scelti sono indifesi, come i turisti inglesi sdraiati su una spiaggia in Tunisia o le persone uccise a Parigi mentre assistevano a un concerto rock. Non c’è bisogno di un grande numero di musulmani fanatici per compiere queste mostruosità, il cui impatto riecheggia per tutto il mondo. L’ISIS ha un grande numero di combattenti stranieri che sono passati nei suoi ranghi e normalmente può trovare sostenitori impegnati nei paesi che intende colpire.

C’è un’ulteriore ragione del perché per l’ISIS può essere più facile trovare e usare potenziali attentatori suicidi al di fuori del califfato. Una delle sconfitte che ha subito quest’anno è la perdita del suo principale passaggio di frontiera tra la Siria e la Turchia a Tal Abyad, che è stato preso dalle Unità di Protezione del Popolo kurdo siriane (YPG) a giugno. Metà del confine di 550 miglia tra il Tigri e l’Eufrate è ora tenuta dell’YPG, quindi l’accesso dell’ISIS al mondo esterno è molto più limitato di prima. Gli USA hanno posto una intensa pressione sulla Turchia affinché non permetta all’ISIS e ad altri gruppi salafiti-jihadisti di passare il confine verso la Siria ad ovest dell’Eufrate. Volontari che in precedenza potevano essersi uniti all’ISIS in Siria attraverso la Turchia, ora rimangono a casa e forniscono una riserva di manodopera impegnata da usare in operazioni suicide.

L’ISIS è sotto una pressione militare senza precedenti in Iraq e in Siria, ma ciò non significa che imploderà. Può combattere sia in difensiva sia all’offensiva. Sembra che non combatterà fino alla morte in battaglie nelle quali truppe nemiche di terra sono appoggiate da forze aeree USA o russe. È stato riferito che i comandanti dell’ISIS valutano di aver fatto un errore nel combattere così a lungo a Kobane, dove possono aver perso più di 2.000 combattenti per gli attacchi aerei USA. Al contrario, ricorreranno più a tattiche di guerriglia in Siria e in Iraq e allargheranno la zona del conflitto, conducendo attacchi terroristici all’estero, come quelli che abbiamo appena visto a Parigi.

 

“Bombing ISIS Into the Heart of Europe: the New Face War”. November 13, 2015. Da Europe Solidaire Sans Frontières n° 36373. Traduzione di Gigi Viglino *Patrick Cockburn è l’autore di The Rise of Islamic State: ISIS and the New Sunni Revolution.

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