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Cartolina da Parigi: “Saluti dalla dittatura”

«Saluti dalla dittatura!». Una testimonianza da un’attivista italiana della Campagna Stop-Ttip presente a Parigi in Place de la République durante le cariche della polizia francese. La denuncia dello Stato d’emergenza

 a cura di Giampaolo Martinotti

crs a Place de la République

 

Pubblichiamo una testimonianza ricevuta da G. R., attivista italiana della campagna Stop-TTIP, presente ieri a Parigi in Place de la République durante le cariche violente della CRS. Lo “stato di emergenza” fortemente voluto dal presidente Hollande si sta già rivelando uno strumento di repressione molto valido, mentre la soppressione dei diritti democratici in nome della democrazia, la non perseguibilità dei possibili abusi della polizia e il vergognoso sostegno della sinistra parlamentare francese desta profonde perplessità.

 «Ore 11, Place de la République: l’appuntamento per il corteo è fissato alle 12, ma la piazza già si sta riempiendo e colorando quando io arrivo. Compagni inglesi stanno allestendo una tavolata per servire del cibo a sottoscrizione libera, altri invece arrivano portando delle mega marionette autoprodotte, altri ancora degli striscioni e così via. Alle 12 la piazza è ormai gremita di gente di ogni tipo e di ogni età, ciò che li accomuna è solo la voglia di gridare forte che non siamo più disposti a distruggere il nostro pianeta in nome del profitto.

Nel frattempo, ad una fermata di metro nei paraggi, gli attivisti delle tante associazioni formano una catena umana, e alcuni di loro poi raggiungeranno la piazza. Dopo un’oretta trascorsa allegramente la folla radunatasi in Place de la République vuole tentare di percorrere quello che sarebbe dovuto essere il tragitto del corteo. Ma il primo tentativo fallisce perché i “CRS” (Compagnies Républicaines de Sécurité o reparto di polizia celere) fanno scudo. Allora si decide di fare un giro della grande piazza e si tenta di passare da un’altra parte, niente da fare! Non ci si perde d’animo e si ritenta ancora ma a questo punto la polizia decide di caricarci, così ha luogo un breve ma intenso scontro nel quale le persone, molto sorprese e impreparate, per disperazione e per difendersi dalle manganellate iniziano a lanciare le scarpe, fiori e le candele presenti nella piazza in memoria delle vittime degli attentati.

È bastato solo questo per far scattare una strategia poliziesca agghiacciante! Spero davvero che la polizia italiana non venga mai autorizzata a utilizzare la brutale tattica che sto per descrivervi, perché sono stati momenti davvero pesanti, anzitutto da un punto di vista psicologico. Le cariche sono state eseguite in “modo tradizionale”, con il solito lancio di lacrimogeni e l’uso di manganelli, ma il fatto ancor più inquietante è che la polizia ha spezzato il “corteo” in almeno tre gruppi. Ogni gruppo veniva dunque caricato da tre file di “robocop”, seguiti a vista dai furgoni della CRS. Lentamente, carica dopo carica, i vari gruppi di poliziotti hanno spinto i diversi raggruppamenti di manifestanti verso dei muri per non dargli via d’uscita. Si è arrivati così a contenere in spazi angusti centinaia di persone, costrette a stare letteralmente compresse come sardine!

Dalle 14 alle 19 i “poliziotti-robocop” hanno mantenuto questa vera e propria gabbia a cielo aperto, mentre a intervalli di circa 5 minuti si avvicinavano o caricavano in gruppo prendendo così una o due persone a caso per arrestarla. Tra queste, i CRS hanno preso un ragazzo che era venuto alla manifestazione con sua madre, che era proprio accanto a lui in quel momento. La madre, di fronte al figlio che veniva trascinato via, ha cercato di farsi arrestare ma i celerini senza degnarla di una risposta hanno continuato a ignorarla, mentre lei li implorava di essere arrestata e portata nello stesso commissariato del figlio.

Provate a immaginare che cosa possa aver significato stare in piedi tutte quelle ore, bloccati dalla polizia in assetto antisommossa, schiacciati come in un vagone della metro alle 8 del mattino, mentre guardi le persone che davanti a te vengono caricate, e prese a manganellate, prima di essere arrestate. È stato surreale! Anche perché la gente intanto cercava di passare il tempo per sdrammatizzare, e così sono stati intonati dei cori-sfottò, qualcuno ha messo su della tecno, altri sono saliti su di un albero piuttosto alto con una bandiera della pace e dei clown hanno improvvisato qualche sketch.

Nel mio “cerchio” eravamo circa 300 persone e alla fine siamo rimasti in 50…gli altri sono stati tutti arrestati! Io alla fine sono riuscita a dileguarmi grazie a una compagna della radio che grazie al suo (finto) pass da giornalista mi ha fatto passare per la sua assistente. Sono stata decisamente fortunata!

Ma il bilancio è stato molto pesante. Circa 300 persone sono state arrestate con l’accusa di manifestazione illegale e agli stranieri è stato dato direttamente il foglio di via immediato con il divieto di rientro sul territorio francese per un anno (anche i ragazzi inglesi che hanno organizzato il pranzo sono stati tutti arrestati ed espulsi dalla Francia…). Dovete tenere presente che la pena per questo “reato” nei confronti dei cittadini francesi arriva fino a sei mesi di carcere e 7500 euro di multa!

Mentre scrivo le condizioni degli arrestati non sono ancora note, speriamo solo che stiano tutti bene. Peraltro, ho visto diversi poliziotti fare riprese e quindi direi proprio che nei prossimi giorni è molto probabile che arresteranno anche altre persone che sono riuscite a defilarsi, come è successo alcuni giorni fa dopo il corteo di solidarietà ai migranti (non autorizzato dallo “stato di emergenza” post 13 novembre) di domenica 22 novembre, per il quale 58 persone sono state convocate in questura per manifestazione illegale e altre 6 sono agli arresti domiciliari.

Nonostante il clima pesantamente repressivo, nonostante le minacce e le decine di persone in carcere, l’assemblea Anticop21 e Climate Justice Action, hanno deciso di mantenere le loro iniziative di denuncia delle sciagurate decisioni dei governanti che, invece di trovare soluzioni reali al problema del cambiamento climatico, continuano a mantenere tutti noi sulla traiettoria che conduce verso la distruzione del pianeta. Saluti dalla dittatura!».

scarpe e crs

Certo, queste righe suoneranno molto familiari agli orecchi di quelle lettrici e dei lettori che, per esperienza di vita o militanza politica, conoscono il “modo di fare” della Compagnies Républicaines de Sécurité francese: intimorire i manifestanti come pratica consueta (e deleteria) utilizzata per “prevenire” i possibili incidenti.

Ma innanzitutto, quello che sconvolge profondamente è il comportamento della politica francese, che pare essere ipnotizzata dalle sconclusionate dichiarazioni di turno del presidente FrançoisHollande, un uomo in evidente stato confusionale che sta trascinando la République verso il punto più nero della sua imperfetta storia democratica. In secondo luogo, risulta difficile non rimanere perlomeno infastiditi dalle classiche mistificazioni della maggioranza dei media “mainstream” europei (e di casa nostra, naturalmente), sempre pronti a generalizzazioni farraginose; come se migliaia di persone consapevoli, pronte a manifestare per la salvaguardia del pianeta e contro le decisioni fortemente antidemocratiche assunte dal governo francese, possano essere ritenute la causa delle violenze avvenute ieri a Place de la République.

Con l’entrata in vigore dello stato di emergenza, dopo gli attentati del 13 novembre, ci sono stati almeno 150 arresti e più di 1200 perquisizioni in tutta la Francia, con il sequestro di circa 200 armi. Anche questo dato però non riesce minimamente a giustificare le tante notizie che riguardano gli arresti sommari e le perquisizioni arbitrarie, senza considerare le aggressioni xenofobe e gli episodi di puro razzismo.

La situazione che sta vivendo il popolo francese è di una gravità enorme. La sospensione dei diritti umani, la proroga fino al prossimo febbraio dello “stato d’eccezione” e le tante altre misure liberticide non colpiscono il complesso fenomeno del terrorismo ma bensì vanno a censurare quei cittadini che criticano il governo e si oppongono al fallimentare modello di produzione, consumo e sfruttamento neoliberista.

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