Mas, artefice dell’austerità, si ritira. Gli indipendentisti anticapitalisti disposti a un accordo per evitare le urne. Domani il voto del Parlamento. Potrebbe essere l’inizio un difficile processo per staccare Barcellona da Madrid
di Enrico Baldin
Manca solo l’ufficialità ma tutto sembra fatto per il governo di coalizione indipendentista in Catalogna. Un braccio di ferro tra le due componenti del panorama indipendentista che durava da tre mesi e che pare essersi sbloccato oggi, penultimo giorno utile prima che venisse sciolto il Parlamento ed indette nuove elezioni per marzo.
La CUP (Candidatura di Unità Popolare) ha avuto la meglio: dopo le recenti elezioni catalane che l’hanno vista aumentare considerevolmente i suoi voti, coi seggi che sono passati da 3 a 10, ha mantenuto fede a quanto sostenuto in campagna elettorale: disponibilità ad un accordo per un fronte indipendentista ma indisponibilità a sostenere il presidente uscente Artur Mas. Dal canto suo invece Junts pel Si (coalizione larga costituita dai liberali di Convergencia e dai socialdemocratici di Esquerra Republicana) volevano riconfermare Mas, la stella dell’indipendentismo catalano. Ma anche il principale responsabile delle misure di austerità imposte in Catalogna e esponente di spicco di una classe politica compromessa: questo almeno il giudizio della sinistra anticapitalista della CUP.
L’accordo, la cui notizia è iniziata a circolare oggi pomeriggio, quando oramai sembravano svanite le speranze, dovrebbe portare a presiedere la Generalitat il sindaco di Girona, il 54enne Carles Puigdemont. Puigdemont, giornalista, è esponente del partito di Artur Mas e siede al Parlamento catalano dal 2006 ininterrottamente. E’presidente dell’associazione dei “Municipi per l’indipendenza”. La CUP dovrebbe garantire il suo sostegno alla presidenza di Puigdemont fornendo “a prestito” a Junts pel Si i due deputati necessari per avere la maggioranza. Questi due deputati, a quanto si legge da un comunicato della CUP, faranno parte in maniera permanente del gruppo parlamentare di Junts pel Si. Artur Mas ha commentato a caldo in queste ore che il suo passo indietro «Permette di salvare il processo di indipendenza», mentre Albert Rivera di Ciudadanos, catalano filomadridista, ha definito l’accordo come “patetico”.
Se domani alla convocazione straordinaria del Parlamento tutto filasse liscio, potrebbe essere la prima pietra per un difficile e tortuoso processo che avrebbe l’ambizione di staccare Barcellona da Madrid. Difficile e tortuoso appunto, perché dalla capitale spagnola su questo tema fino ad oggi la chiusura è stata totale e netta. Fino ad oggi, visto che nel frattempo non vi è ancora chiarezza su quale possa essere il governo che andrà a formarsi a Madrid dopo il termine della legislatura Rajoy. La maggioranza relativa dei Popolari scaturita alle elezioni del 20 dicembre sta obbligando il partito dell’uscente Rajoy a cercare un accordo con i Socialisti che al momento stanno declinando, nonostante alcune perplessità dentro al partito di Sanchez. E’chiaro che se a Madrid si costituisse un governo di compromesso con dentro il PP la battaglia che partirebbe da Barcellona per un processo di secessione dalla Corona spagnola sarebbe ancora più difficile. D’altra parte maggioranze alternative potrebbero vedere scenari diversi, come farebbe ipotizzare la ribadita disponibilità di Podemos e Izquierda Unida ad aprire ad un processo democratico referendario di autodeterminazione.