Il governo boccia la legge elettorale della Calabria, confezionata per essere incostituzionale. Ma dimentica di cancellare la nomina di Commissario straordinario a Scopelliti, condannato.
di Massimo Lauria, inviato in Calabria
La bocciatura della legge elettorale della Regione Calabria era inevitabile. Il Consiglio dei ministri ha impugnato presso la Corte Costituzionale la norma approvata dal Consiglio regionale calabrese il 3 giugno scorso. Un provvedimento palesemente incostituzionale, la cui impalcatura «contiene disposizioni in contrasto con gli articoli 3, 48, 51 e 117, terzo comma, della Costituzione», dice la nota di Palazzo Chigi.
L’impugnazione è stata automatica, dal momento che il consiglio regionale non ha mai apportato alcuna modifica alla legge, come richiesto dal dipartimento degli Affari regionali con una lettera, inviata al presidente del consiglio regionale, Franco Talarico, per segnalare le palesi criticità inserite nella norma.
In molti sono convinti che quel provvedimento, voluto dalla maggioranza dell’assemblea parlamentare calabrese, sia stato pensato per essere incostituzionale. Una trovata per rallentare il percorso delle elezioni anticipate, facendo slittare la data della chiamata alle urne alla prossima primavera, quando scadrà il mandato inaugurato nel 2010.
L’ex governatore Giuseppe Scopelliti (Ncd), si è dimesso il 29 aprile scorso in seguito alla condanna a sei anni per «abuso d’ufficio, falso in atto pubblico (il caso Fallara, ndr.) e interdizione perpetua dai pubblici uffici», facendo decadere di fatto il governo della Regione. Scopelliti, però, resta in sella come Commissario alla Sanità calabrese, anche perché il Consiglio dei ministri ha rinviato ancora la cancellazione della sua nomina.
La faccenda è al limite del paradossale. Renzi vuole evitare a tutti i costi lo scontro con l’Ncd di Alfano, venendo meno nei fatti alle ragioni di trasparenza e rinnovamento del suo mandato. Non si tratta solo di una questione giudiziaria – basterebbe per mettere alla porta Scopelliti -, ma il livello è politico. Pd ed Ncd in Calabria siedono su banchi opposti, al governo nazionale stanno insieme. Come conciliare visioni politiche apparentemente divergenti?
Proteste e richiami, fin dal primo momento, sono arrivati dalla segreteria regionale di Sel Calabria, che ha evidenziato la palese contraddizione con la necessità di tornare a votare al più presto, oltre che un’anomalia più che evidente. Più morbida e conciliante la posizione di alcuni settori del Pd, che ancora oggi nicchiano di fronte alla situazione, giocando a fare gli acrobati della politica.
L’ex coordinatore regionale di Sel Calabria, il sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza – in corsa per la presidenza del consiglio regionale -, attacca la legge truffa, chiedendo ai consiglieri regionali di far presto e indire nuove elezioni. «In Calabria da mesi viene calpestata la democrazia e messo in discussione lo stato di diritto: in altre regioni come il Piemonte o L’Abruzzo si è già tornati a votare», dichiara Speranza. Entro il 18 luglio, in ogni caso, la Regione dovrà indicare una data per l’apertura delle urne. E a campagna elettorale – di fatto iniziata – la situazione è al limite del grottesco. Adesso tutti attendono di capire che cosa succederà nelle prossime ore.