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Lgbt in piazza: una brutta legge non basta

Lgbt, migliaia di persone a piazza del Popolo, a Roma. Vogliono l’uguaglianza piena perchè la stessa stepchild adoption non garantisce la parità: figli senza nonni che non sono fratelli tra loro

Fotoreportage di Andrea Zennaro

Sono tanti, più di quello che qualcuno temeva ma certamente meno di quello che molti sognavano. Quarantamila secondo gli organizzatori, diecimila secondo alcuni, sicuramente alcune migliaia di persone c’erano, oggi pomeriggio, a riempire una buona parte di Piazza del Popolo a Roma, arrivate da tutt’Italia per manifestare sulle unioni civili. Sfumature di tono a parte, tutti, associazioni lgbt e persone in piazza, d’accordo sul fatto che se è vero che dopo 30 anni c’è finalmente una legge, il compromesso trovato al Senato non basta e che l’obiettivo da raggiungere al più presto è la piena uguaglianza. Cioè matrimonio egualitario e riconoscimento di tutti i diritti, figli compresi. Tra le tante bandiere arcobaleno e gli striscioni contro i politici ‘omofobi’, molti bambini con due papà o due mamme. Come una coppia romana di uomini, uno tiene per mano una bellissima bimba bionda di 4 anni con l’arcobaleno dipinto sulle guance e l’altro una doppia carrozzina con due gemelli di due anni: sono tutti nati in Canada grazie alla gestazione per altri (o maternità surrogata). «Abbiamo pagato solo le spese mediche e legali – precisano – e nient’altro». «Bisogna puntare all’uguaglianza piena – dicono – perchè la stessa stepchild adoption non garantisce la parità: i figli comunque non hanno rapporti di parentela con i nonni e non sono fratelli tra loro, anche se portano, come i nostri, lo stesso cognome». Dal palco, condotto da Giulia Innocenzi, la presidente di Famiglie Arcobaleno, Marilena Grassadonia, invita la gente a «continuare a lottare con forza, finchè l’onda della nostra indignazione non travolgerà questa politica». «È impensabile che nel 2016, in Italia, si faccia una legge che non tutela i bambini – dice – chiediamo solo doveri verso i figli partoriti con la pancia o col cuore. Nessuno ci potrà impedire di portare avanti la nostra battaglia». Quella passata al Senato «è una legge al ribasso, ma deve comunque andare avanti. Da domani tante famiglie arcobaleno potranno unirsi civilmente, ma per noi non sarà una festa». «La legge approvata in Senato e’ per noi un punto di partenza, non un punto di arrivo – ha detto subito dopo Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay – percorreremo con determinazione la strada verso la piena uguaglianza dei diritti». La comunità lgbt è compatta sul fatto che la legge è solo un primo passo, ma non è sufficiente. Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, avverte: «il risultato raggiunto con la legge approvata al Senato non è ancora al sicuro. Bisogna evitare che dalla Camera vengano fuori altri scherzi come quelli che abbiamo visto al Senato». In piazza ha fatto capolino qualche esponente politico. «L’approvazione del ddl sulle unioni civili è un fatto significativo e importante» ma «solo la facoltà di adozione può rendere quel disegno di legge una vera riforma normativa e del costume» ha detto il senatore del Pd Luigi Manconi. Di «strada ancora da fare» ha parlato anche la leader della Cgil, Susanna Camusso. Tra la folla anche le cantanti Emma Marrone e Paola Turci.

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