Milano, l’accusa chiede la condanna per omicidio preterintenzionale per due dei quattro agenti protagonisti del violento arresto di Michele Ferrulli. Per gli altri c’è l’omicidio colposo. In primo grado tutti furono assolti
di Checchino Antonini
Il sostituto pg di Milano Tiziano Masini ha chiesto la condanna per omicidio preterintenzionale e falso per due poliziotti a 7 anni e 8 mesi di carcere per la morte di Michele Ferrulli, il manovale di 51 anni che il 30 giugno 2011 morì a Milano per un arresto cardiaco mentre quattro poliziotti lo stavano ammanettando. Per gli altri due agenti ha chiesto condanne a 18 e 16 mesi con la derubricazione in omicidio colposo per eccesso colposo. In primo grado, i quattro erano stati tutti assolti. La requisitoria, secondo l’avvocato Fabio Ambrosetti, è stata puntuale e coraggiosa: «Ha restituito la dignità a Michele Ferrulli», ha detto a Popoff il legale della famiglia.
In particolare, il sostituto pg ha chiesto 7 anni e 8 mesi per Francesco Ercoli e Michele Lucchetti per omicidio preterintenzionale, andando oltre anche ai 7 anni chiesti in primo grado dal pm Gaetano Ruta nel processo poi conclusosi con il colpo di spugna nel luglio 2014. Per il pg, infatti, non si deve applicare la continuazione dei reati tra l’omicidio e l’accusa di falso ideologico contestata ai 4 agenti per quanto riportato nelle loro relazioni di servizio su quella sera. Per Ercoli e Lucchetti, tra l’altro, il pg ha anche chiesto ai giudici che in subordine, se non verrà riconosciuto l’omicidio preterintenzionale, vengano condannati per omicidio colposo con eccesso colposo nell’uso dei mezzi di coazione fisica a 1 anno e 10 mesi (Ercoli) e a 1 anno e 8 mesi (Lucchetti). Gli altri due poliziotti, Roberto Stefano Piva e Sebastiano Cannizzo, vanno condannati, invece, secondo il pg, per omicidio colposo con eccesso colposo rispettivamente a 16 e 18 mesi con la sospensione della pena. Il pg ha anche chiesto di riconoscere a tutti gli imputati le attenuanti generiche perché incensurati. Più tardi parleranno i legali dei familiari di Ferrulli, parti civili, gli avvocati Ambrosetti, Carlo Federico Grosso e Valentina Finamore, e i giudici della Corte d’Assise d’appello (presieduta da Sergio Silocchi) fisseranno un’altra data per l’intervento dei difensori.
Michele Ferrulli, 51 anni, originario di Bari ma viveva a Milano dove lavorava come operaio edile. Michele con la sua famiglia occupava un alloggio in via del Turchino. Una persona mite e generosa, secondo chi lo conosceva bene, impegnato a combattere a favore degli occupanti di case nel suo quartiere. La sua vita si spezza la sera del 30 giugno in via Varsavia. Un residente segnala alla polizia la presenza di diverse persone che, per strada, ascoltano musica ad alto volume, orinano sulla saracinesca di un bar e si abbandonano a urla e schiamazzi. Il gruppetto è composto da Michele e da due suoi amici. Intervengono due volanti.Al loro arrivo gli agenti dichiarano di aver chiesto i documenti ma di essere stati subito insultati da Michele che li minaccia e tanta di aggredirli. I poliziotti rispondono con la forza e lo immobilizzano a terra per ammanettarlo, operazione che è durata diversi minuti, forse troppi per il cuore di Michele Ferrulli. La questura dichiara la morte per infarto.Le testimonianze dei due amici e di altre persone presenti parlano, però, di un pestaggio da parte dei quattro agenti. Alcuni dicono che Michele veniva selvaggiamente picchiato mentre gridava ripetutamente aiuto. Una circostanza confermata da video in cui si sentono le urla e le invocazioni di aiuto di Ferrulli, i commenti in sottofondo, di chi in quel momento stava girando le immagini e si possono nitidamente vedere i colpi di manganello e i pugni.