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Soldati cyborg a stelle e striscie?

Armi e dispositivi elettronici da guerra collegati direttamente al cervello umano

di Sergio Braga

Con il progetto Talos l'esercito americano va verso soldati cyborg
Con il progetto Talos l’esercito americano va verso soldati cyborg

Difficile dire se in futuro combatteranno robot, ma certo che l’utilizzo di droni ed di altri dispositivi ad alta tecnologia è in crescita. Ci sono però altre innovazioni, altrettanto inquietanti, che si potrebbero affacciare si campi di battaglia. Infatti il Pentagono sta investendo milioni di dollari per creare degli impianti cerebrali che permetteranno agli uomini di comunicare direttamente con le macchine, trasformandoli così in cyborg: esseri metà uomo e metà macchina.

Le leggi della robotica secondo Isaac Asimov

  1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.
La difesa americana studia impianti cerebrali

Un progetto destinato alla disabilità, ma con dei rischi

Il  Darpa (Defense Advanced Research Projects Agency), il centro di ricerca avanzata della Difesa americana, a gennaio 2016 ha infatti messo a bilancio 62 milioni di dollari per realizzare impianti che consentano all’uomo di comunicare direttamente con i computer nell’ambito del suo programma Neural Engineering System Design.(Nesd). Vogliamo “aprire il canale di comunicazione tra il cervello umano e l’elettronica moderna,” ha affermato Philip Alveida, program manager di Darpa. Nelle intenzione dei ricercatori con le stellette la ricerca avrebbe finalità civili, ovvero utilizzare queste tecnologie per le persone con disabilità, soprattutto alla vista e all’udito, a partire dai veterani feriti in combattimento. Il sospetto è però che, utilizzare i civili come apripista serva a far cadere nell’opinione pubblica le barriere etiche sulle loro possibili applicazioni belliche con un impianto cerebrale in un essere umano che diventerebbe praticamente un tutt’uno con le armi e gli apparati da guerra di cui dispone sul campo di battaglia.

In un video Cnn, esoscheletri ed armamenti di nuova generazione e ad alta tecnologia per i soldati Usa

Nuove tecnologie per collegare la mente alle macchine

Nei piani dei ricercatori militari Usa, le interfacce con il cervello avranno il volume al massimo massimo di un centimetro cubico, un paio di monete da un centesimo di dollaro, e saranno capaci di convertire i segnali i tra i neuroni del cervello in segnali digitali a banda larga. Ad oggi infatti, il problema è sempre stato che  interfacce cervello-computer sono troppo lente, come un modem inizio anni ottanta. I 300 baud di oggi, infatti, con segnali provenienti da 100 differenti fonti, ciascuna collegata a decine di migliaia di neuroni, compressi in solo in un solo segnale, con il risultato impreciso e sono impresisi e controppo bias, rumore di fondo, per essere utilizzabili con apparecchiature ad alta tecnologia per la disabilità visiva o auditiva che hanno bisogno per funzionare con efficacia di milioni dati dati e paramentri in tempo reale e contemporaneamente. Darpa vuole creare impianti in grado di captare con precisione i singoli segnali di un milione di neuroni di una zona del cervello precisa e circoscritta.

Darpa, la mission

Applicazione civile o militare?

Scopi civili di un progetto rivolto ai veterani colpiti in combattimento e la possibilità che ne beneficino tutte le persone con disabilità, che destano perplessità, soprattutto per la natura esplicitamente militare di Darpa con i possibili collegamenti di questo progetto con altri dello stesso centro di ricerca rivolti alla realizzazione di armi e sensori ad alta tecnologia e a esoscheletri, o robot indossabili come vengono spesso definiti, per aumentare la forza e la resistenza dei soldati sul campo di battaglia. Secondo Conor Walsh, professore di ingegneria meccanica e biomedica alla Stanford University, il progetto cambierebbe “i giochi, in futuro la robotica indossabile sarà controllata dagli impianti” e  ammette che le potenzialità per le persone con disabilità non ne escludono un’applicazione in combattimento. A partire da Talos, una sigla che sta per Tactical Assault Light Operator Suit, un esoscheletro d’assalto autoalimentato Us Army sviluppa per migliorare la protezione dei soldati, o dai nuovi elmetti ad I-Tech per migliorare le capacità visive e di comunicazione. Dispositivi come questi avrebbero performance amplificate se collegati direttamente con un impianto neurale.


 Dimostrazione dell’esoscheletro Talos in un video di U.S. Army Special Operation Command

Uno spreco di soldi dei contribuenti

Steven Pinker, professore di psicologia dell’università di Harvard, pensa invece che il progetto sia una sciocchezza ed evidenzia  come “non abbiamo ancora la minima idea di come il nostro cervello codifichi le informazioni complesse”, quindi avremmo segnali ma non sapremmo cosa significano – ed ogni individuo è differente – e che i rischi a livello medico – infezioni, infiammazioni e rigetto – siano ancora troppo alti per persone fisicamente integre, mentre potrebbe essere preso in considerazione per specifiche malattie particolarmente invalidanti, come la Sla. Anche se il progetto è ai primi passi, per lo psicologo di Harvard il progetto di impianti neurali di Darpa spreca i soldi dei contribuenti americani.

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