L’esercito di Tel Aviv intima ai palestinesi di Beit Lahia di abbandonare le proprie case. Escalation della guerra sionista.
di Marina Zenobio
L’esercito israeliano è pronto a lanciare l’offensiva di terra su Gaza e, attraverso il lancio di volantini, ha intimato ai palestinesi del nord della striscia, la zona di Beit Lahia, di abbandonare prima di mezzogiorno di oggi le case se non vogliono mettere a rischio la vita. E l’esodo è iniziato. Con ogni mezzo la popolazione di Beit Lahia sta lasciando le proprie case: macchine, carri carichi delle vettovaglie che si ritengono più importanti da salvare, pastori che si allontanano con il proprio gregge. Molti stanno cercando rifugio in una scuola dell’agenzia Onu per i rifugiati Palestinesi a Gaza City.
Secondo le Nazioni Unite, sarebbero oltre 4mila i palestinesi in fuga dalla zona Nord della Striscia dopo l’avvertimento israeliano di un prossimo bombardamento contro Beit Lahiya, mentre le autorità egiziane hanno riaperto oggi il valico di Rafah tra Gaza e Egitto in una sola direzione per permettere l’evacuazione dei feriti gravi. A Gaza City mancano i medicinali e il più grande ospedale della Striscia, al-Shifa, è ormai quasi privo di medicine e equipaggiamento sanitario. “Abbiamo usato tutte le medicine e avevamo pensato di acquistarne altre da fuori – ha detto Basman al-Ashi, direttore dell’ospedale Al Wafa, obiettivo ieri di alcuni missili – Ma poi la guerra è esplosa e abbiamo cominciato a usare le riserve. Se la guerra continua per un’altra settimana o due, non avremo più nulla per curare i nostri pazienti”. Negli ospedali mancano la metà dei farmaci essenziali, previsti dall’Organizzazione Mondiale della Salute e 470 tipi di materiali sterili e monouso, tra cui aghi, siringhe, cotone, disinfettanti, guanti e molto altro.
In realtà ieri notte si sono registrati già i primi scontri diretti tra soldati israeliani e miliziani di Hamas. Durante un raid della marina lungo la costa della Striscia, il cui obiettivo era un lanciarazzi di Hamas, c’è stato uno scontro a fuoco tra le parti. Secondo il movimento islamista, questo avrebbe impedito ai soldati di entrare in territorio gazawi, ferendone quattro. Si tratterebbe del primo tentativo di ingresso israeliano nella Striscia. L’esercito israeliano non ha rilasciato commenti, si è limitato a riportare il ferimento dei quattro soldati. Le Brigate Al Qassam hanno confermato lo scontro a fuoco.
Inutile l’appello del Consiglio di sicurezza dell’Onu che ha chiesto un immediato cessate il fuoco Israele e Hamas, “il rispetto del diritto umanitario internazionale, comprese le norme sulla protezione dei civili” e ribadisce il sostegno ”per la ripresa di negoziati diretti tra israeliani e palestinesi”. Solo un appello non una risoluzione che si sarebbe dovuta scontrare con l’opposizione degli Stati uniti.
Intanto, la notte appena trascorsa, sesto giorno dell’offensiva israeliana “Barrira protettiva” è salito a 162 il numero delle vittime gazawi, 18 le vittime della famigia Al Batch solo nel quartier di Al Tuffah a Gaza city, quando un bombardamento ha colpito una moschea. Innumerevoli i feriti. Il violento attacco notturno è giunto dopo l’annuncio di Hamas di colpire Tel Aviv in serata, seguito al lancio di alcuni missili. Batch, capo di polizia. Il violento attacco notturno è giunto dopo l’annuncio di Hamas di colpire Tel Aviv alle 9 di ieri sera, seguito al lancio di alcuni missili.